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 2014  dicembre 13 Sabato calendario

MAFIA CAPITALE, BOTTE AL FINANZIERE

Non sono solo gli imprenditori a subire le vessazioni della presunta Mafia Capitale. Nell’inchiesta su “Mondo di Mezzo” è finita anche la storia del luogotenente della Guardia di finanza di un paese dell’Agro Pontino, che in pieno giorno è stato aggredito da due albanesi e picchiato ferocemente con un tubo di ferro. Una storia che parte da fuori Roma per entrare nel cuore della Mafia Capitale perché, stando al racconto del sottufficiale Gaetano Reina, l’aggressione “è riconducibile all’attività” da lui svolta. “Dal 2005 – ha messo a verbale – ho svolto attività di ispezione presso alcune cooperative a Cisterna di Latina, riconducibili a Angelo Fanfarillo”. Ed è questo nome ad accendere una luce nella mente dei magistrati romani: le coop riconducibili a Fanfarillo sono tra quelle che “hanno riscosso cambiali senza effettuare alcuna operazione commerciale con la Uno srl, ma che si presume abbiamo riconsegnato i soldi in forma anonima a Marco Clemenzi”. Quest’ultimo, al quale è riconducibile la Uno srl, è indagato perché “attraverso società a lui riconducibili, emetteva fatture relative a operazioni inesistenti verso cooperative gestite da Salvatore Buzzi”, il braccio “sinistro” di Massimo Carminati.
La vittima dell’agguato è appunto Reina, vice comandante della Gdf di Cisterna. L’aggressione avviene il 15 aprile scorso quando Reina, come ogni mattina , esce di casa e percorre il solito tragitto per andare al lavoro. “Ho sentito un rumore di passi e l’ombra di una persona che si muoveva velocemente alle mie spalle. Ho notato un uomo alto circa 185 cm, corporatura snella e carnagione tipo mulatto che, brandendo un tubo di ferro, tentava di colpirmi alla testa”.
Le botte non sono finite perché, prosegue la denuncia, l’uomo “tentava nuovamente di colpirmi, sempre alla testa”. Il luogotenente però riesce a disarmare il suo aggressore che scappa e sale su una Mercedes. Poi scoprirà che a fare da “palo” all’aggressore – identificato anche questo – è tale “Arbis Vjaerdha, un albanese, che era stato nel 2009 denunciato da me quale amministratore di due coop riconducibili a Fanfarillo”. Circostanza questa sulla quale i pm romani faranno chiarezza, perché quel Fanfarillo rappresenta il link tra l’aggressione del finanziere e l’inchiesta sul ‘Mondo di mezzo’, proprio per i rapporti tra le coop a lui riconducibili e Marco Clemenzi, indagato nell’ambito di Mafia Capitale. Infatti, i pm romani il 5 dicembre scorso interrogano il vice comandante Reina, il quale spiega che dal 2005 stava effettuando una serie di verifiche sulle cooperative riconducibili a Fanfarillo e aggiunge: “Meno di un mese prima dell’aggressione, durante un’udienza al Tribunale di Latina,Fanfarillomiavvicinò,confare arrogante, mi disse che avrebbe fatto decadere tutto quello che noi avevamo accertato. Ho percepito ciò come una minaccia”. Inoltre “un prestanome di Fanfarillo mi ha detto che quest’ultimo aveva intenzione di reclutare due calabresi per farmi del male”. Venti giorni di prognosi per il sottufficiale.
Le coop riconducibili a Fanfarillo sono tra quelle che “hanno riscosso cambiali senza effettuare alcuna operazione commerciale con la Uno srl riconducibile a Marco Clemenzi”, che risulta essere in contatto con Buzzi. I due al telefono parlano di tutto. In una conversazione del 7 agosto 2014 discutono della gara d’appalto per l’accoglienza agli immigrati.
Clemenzi: “Quale gara hai vinto?” Buzzi: “Immigrati” C: “Fratello ti voglio bene a tua disposizione” B: “Ancora devi trovare una struttura te (...) pure a casa tua ci possiamo mettere se fai un po di negri” C:“Ma quanti ne vuoi Salvatore i capannoni miei” B: “Anzi un po’ di negre tutte negre belle invitanti” C: “Dove stai?” B: “Ho mia moglie che mi sta a mena’, ajo! (...) B: “Ma la Lambo (la lamborghini, ndr)?” C: “La Lambo tutto apposto, ho fatto fare l’offerta”. Ma Buzzi e Clemenzi parlano di tanti argomenti. L’11 agosto “Buzzi riferisce al Clementi di essere con il ‘re dei rifiuti’ Cerroni per discutere di affari illeciti”. Buzzi fa il gradasso: “Indovina con chi sto (...) con Cerroni, poi ti dico stiamo a tentare di fare delle cose... che ci arrestano a tutti”. E Buzzi alla fine lo hanno arrestati davvero, ma per altro.
Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 13/12/2014