Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/12/2014, 13 dicembre 2014
ASSO POPOLARE PER SIENA
Il primo via libera della Bce al capital plan è stato una notizia positiva per Banca Mps, che oggi può pianificare con maggiore sicurezza il proprio futuro. La luce verde del supervisory board è arrivata venerdì 12 e, anche se adesso la palla passerà formalmente joint supervisory team e al governing council, difficilmente ci saranno altri intoppi.
Da mere ipotesi di lavoro le linee guida contenute nel piano approvato lo scorso 5 novembre sono insomma diventate strategie operative per Siena, a partire dall’aumento di capitale da 2,5 miliardi. Ciò non toglie che sulle prossime tappe del Monte pendano molte incognite. Se infatti l’accordo di pre-garanzia sottoscritto con Ubs e con le altre banche del consorzio tutela la Rocca dal rischio di execution, non c’è dubbio che per gli attuali azionisti la nuova ricapitalizzazione rappresenti un impegno davvero gravoso. Anche perché chi come Fintech e Btg Pactual ha già investito centinaia di milioni nella banca, non si è certamente rallegrato del crollo del titolo che, da luglio a oggi, ha polverizzato oltre il 60% del proprio valore. Per il momento l’unica adesione ufficiale all’aumento è arrivata da Axa (azionista al 3,17%), mentre la Fondazione Mps ha preferito prendere tempo e studiare il dossier con la consulenza del Credito Fondiario.
Il quadro è complicato anche dal fatto che, tra i fronti battuti dalla banca in queste settimane, c’è anche la ricerca di un partner. La notizia è stata confermata dall’amministratore delegato Fabrizio Viola e, secondo quanto risulta, gli advisor Ubs e Citi starebbero sondando diverse piste, sia italiane che estere. Per la verità, ragionando in termini industriali, l’ingresso di un grande gruppo internazionale sul mercato italiano appare oggi poco probabile. Ecco perché in prospettiva lo scenario più plausibile appare una soluzione tutta italiana che coinvolga non tanto big come Intesa Sanpaolo o Unicredit (oggi poco interessati a un’espansione sul mercato nazionale), ma banche di medie dimensioni come Ubi. L’intervento della popolare lombarda guidata da Victor Massiah è stato evocato una volta di più venerdì 12 da un report di Exane Bnp Paribas dal suggestivo titolo: «Al bivio».
Senza rinunciare a una punta di sensazionalismo, gli analisti della società d’investimento ritengono una fusione con Mps «un’occasione unica nella vita» per Ubi, visto che andrebbe a creare un gruppo in grado di competere con Intesa e Unicredit, con una quota di mercato pro-forma del 9% sui depositi e del 12% sugli impieghi. Ai livelli attuali, l’operazione determinerebbe un incremento dell’utile per azione, anche al netto delle sinergie e dopo il pagamento di un premio per l’acquisizione del 50%. Di conseguenza, ci sarebbero almeno 600 milioni di sinergie a livello di costi e funding che permetterebbero al gruppo di raggiungere un rote del 9% nel 2017.
La fusione sarebbe favorita anche dal basso livello di sovrapposizioni tra Mps e Ubi. Gli analisti prevedono infatti la dismissione di soltanto 90 filiali in Lombardia e Calabria, su quasi 4 mila complessive. Il modello federale adottato dal gruppo lombardo permetterebbe inoltre di mantenere a Siena un adeguato numero di competenze, anche se le redini della nuova realtà sarebbero di fatto nelle mani di Ubi Banca.
La formula migliore per condurre in porto un’integrazione di questo tipo, secondo Exane, sarebbe una fusione, anche perché un’opa non darebbe a Ubi la certezza di salire al 100% del Monte. Quanto alla tempistica, qualsiasi potenziale pretendente dovrà farsi avanti prima del lancio dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi, atteso nel maggio 2015.
Questo non è ovviamente l’unico scenario possibile. Non si può escludere ad esempio che Ubi metta nel mirino solo alcuni asset specifici del Monte, come la rete ex Antonveneta che permetterebbe alla popolare lombarda di espandersi nel Nordest. Senza considerare che il gruppo potrebbe anche passare la mano sul dossier senese per concentrarsi su altre partite come quella di Carige, altra banca oggi in cerca di un cavaliere bianco che ne agevoli il rilancio.
Di certo il via libera della Bce al capital plan permetterà ora al management di Mps di pianificare con maggiore certezza gli appunti del prossimo semestre. E le nozze potrebbero essere il piatto forte di questa scaletta.
Luca Gualtieri, MilanoFinanza 13/12/2014