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 2014  dicembre 13 Sabato calendario

15 IDEE PER IL 2015

Dopo un anno che ha fatto scendere i rendimenti dei bond verso i minimi, si va a caccia di nuovi temi d’investimento per il 2015. Un portafoglio fatto di soli titoli di Stato, che finora è riuscito a dare soddisfazioni, rischia di non rendere più nulla. L’anno nuovo infatti si aprirà sotto il segno degli estremi. Tassi bassi in Europa, petrolio sceso ai livelli del 2009, oro crollato ai prezzi del 2010. Il tutto mentre prosegue la marcia di Wall Street, che nel 2014 ha aggiornato i record. Anche il mercato azionario del Giappone e la borsa cinese hanno dato soddisfazioni, grazie a manovre espansive delle banche centrali mai viste prima. Proprio gli istituti centrali continueranno a essere il deus ex machina dei mercati nel 2015, con la Bce che potrebbe varare piani di allentamento monetario più aggressivi, mentre la Fed ha già completato la politica espansiva e si appresta a rialzare i tassi nel corso dell’anno prossimo. Su queste basi Milano Finanza ha elaborato, analizzando le previsioni di analisti e gestori per i prossimi 12 mesi, 15 idee di investimento per il 2015. Senza trascurare l’impatto dell’aumento delle tasse sul risparmio, che ha un peso sempre maggiore nelle decisioni di allocazione del portafoglio. Dal dollaro ai fondi multi-asset, dai conti di deposito vincolati alle scommesse in valuta, ecco le ricette di investimento per il 2015. Con un occhio al contenimento dei rischi.
1. Conti di deposito. I conti di deposito vincolati si mettono in evidenza per un rendimento che spicca rispetto ai mini-tassi di Btp e Bot (si veda altro articolo a pagina 15) e rispetto a un’inflazione rasoterra. I migliori prodotti con scadenza a 12 mesi arrivano a offrire il 2,4% lordo, ovvero l’1,78% al netto del prelievo fiscale del 26%. L’asticella del Btp decennale si ferma invece al 2% lordo (1,75% netto), mentre il Bot a 1 anno nell’ultima asta è stato assegnato allo 0,41% lordo (0,36% netto).
2. Bond periferici. Per chi ama i bond il 2015 non sarà un anno facile. Ma potrebbero avere un trend in controtendenza i titoli di Stato della periferia di Eurolandia a scadenza quinquennale. Lo rivela Jp Morgan nel report sull’asset allocation per il nuovo anno. «Crediamo che il mercato sottostimi l’espansione monetaria che farà la Bce», si legge nel documento. «Nell’area euro ci sarà un ulteriore restringimento degli spread perché, se ci saranno ancora dati deludenti dal punto di vista della crescita o dell’inflazione, è probabile che Draghi avvii un Quantitative easing esteso ai titoli di Stato».
3. Banche dell’Eurozona. Secondo Morgan Stanley i tre trend dominanti per il settore bancario europeo saranno le misure non convenzionali della Bce, la ristrutturazione delle banche e la nuova regolamentazione. La politica dei dividendi e la capacità di riorganizzare il business potranno fare la differenza. Da tenere d’occhio le possibili multe alle banche e l’effetto dell’economia debole. Sulla base di questi temi i titoli preferiti da Morgan Stanley sono Bankia, Ing, Intesa, Lloyds, Natixis, Ubs e Unicredit. Mentre tra le azioni meno appetibili figurano Aberdeen, Banco Sabadell, Bankinter, Hsbc e Standard Chartered.
4. Azioni cinesi. A novembre c’è stata l’apertura della borsa cinese di Shanghai agli investitori esteri che ha riacceso i riflettori sul mercato azionario più grande del mondo dopo Wall Street, ma anche il meno presente nei portafogli degli investitori. Con l’avvio della connessione tra le borse di Shanghai e Hong Kong il processo d’internazionalizzazione del mercato di capitali cinese ha fatto un passo da gigante. «Le azioni cinesi hanno il potenziale di registrare forti performance nel lungo termine perché stanno emergendo da una fase di mercato Orso e sono pronte per il prossimo ciclo», spiega Société Générale. Oggi per esporsi al mercato azionario cinese gli strumenti a disposizione dei risparmiatori sono i fondi e gli etf.
5. Fondi multi-asset. La componente obbligazionaria in portafoglio sta diventando sempre più rischiosa e lo sarà ancora di più nei primi mesi del 2015. Perciò Morgan Stanley si aspetta un aumento di raccolta per i fondi e per le sicav multi-asset che permetta di contenere i rischi di perdita e abbassare la volatilità con un’estrema diversificazione.
6. Dollaro. Secondo Candriam Investors Group la forza del dollaro sarà un fattore-chiave di aggiustamento delle dinamiche economiche mondiali nel corso del 2015, rivestendo un’importanza cruciale non solo per le prospettive della stagnante Eurozona ma anche per molte economie emergenti che lottano per raggiungere una crescita più sostenuta. Secondo Ubp si può scommettere sul dollaro anche investendo sulle società europee particolarmente esposte all’economia statunitense. «Nomi come Nestlé, AB InBev, Deutsche Post, Diageo e Wolseley si avvantaggiano di questa tematica poiché un ammontare significativo dei loro ricavi proviene dal mercato nordamericano», dicono da Ubp. «Deutsche Post è un esempio interessante essendo una delle società che beneficia di più del boom dell’e-commerce».
7. Bond convertibili. Secondo Renaud Martin, responsabile delle obbligazioni convertibili di Mirabaud, è il momento giusto per puntare su questi titoli. «È opportuno cogliere le opportunità offerte da un mercato ai minimi per aumentare l’esposizione sulle convertibili, il cui quadro azionario sottostante resta positivo».
8. Valute dei Paesi emergenti. Le divise di alcuni Paesi emergenti si sono svalutate anche del 20% a causa della caduta del prezzo di alcune materie prime. È il caso della lira turca e del real brasiliano. Per investire su questi prodotti sul mercato sono disponibili strumenti gestiti di breve termine che prendono scommesse sulle singole valute.
9. Titoli del risparmio gestito. Protagonisti nel 2013 di un rally, nel 2014 questi titoli hanno realizzato performance più sottotono. Da inizio anno, per esempio, Azimut registra un -8%, Banca Generali un +2,5%, Mediolanum un -16%. Ma la raccolta quest’anno ha segnato ritmi di crescita ben superiori a quelli del 2013 e, in vista anche dei flussi legati alla voluntary disclosure (l’operazione di rimpatrio di capitali), questi titoli potrebbero tornare a dare soddisfazioni anche agli azionisti. Gli analisti sono particolarmente positivi su Banca Generali, anche per via di un dividend yield che ai prezzi attuali è attorno al 4,5%. Banca Generali tra l’altro è in prima linea per entrare nel Ftse Mib essendo uno dei quattro titoli di riserva che potrebbero essere inseriti in occasione delle revisioni dell’indice nel 2015.
10. Fondi pensione. Una strada da non trascurare è quella dei fondi pensione, che rappresentano un investimento di lungo termine in grado di beneficiare ancora di importanti vantaggi fiscali in un momento in cui l’Erario italiano ha preso di mira il risparmio. E, nonostante i rendimenti dei fondi pensione vedranno aumentare il prelievo dall’attuale 11,5 al 17-20%, questi prodotti restano ancora esenti dall’imposta di bollo, una vera e propria mini-patrimoniale che grava sugli investimenti finanziari con un’aliquota dello 0,2%. Senza trascurare il fatto che è possibile iniziare a versare al fondo anche a favore dei famigliari a carico potendo dedurre dal reddito i contributi versati. Si tratta insomma di un’idea da mettere sotto l’albero di Natale per iniziare a costruire un piano di risparmio per i figli o i nipoti.
11. Occasioni di frontiera. I mercati di frontiera, listini (come Kuwait, Nigeria, Marocco e Argentina) che hanno capitalizzazioni più basse e meno liquidità dei mercati emergenti, hanno registrato nel 2014 una performance in euro del +12,9% (indice Msci). Secondo gli esperti di East Capital, anche il 2015 è promettente, visto che i flussi d’investimento sono in crescita, a fronte di valutazioni a premio rispetto agli emerging market. L’indice Msci Fm tratta infatti 9,4 volte gli utili attesi, contro alle 11 volte degli emergenti e le 15,2 volte dei mercati sviluppati. Bisogna poi considerare i fattori di lungo periodo che giocano a favore di tali mercati, come la componente demografica e i bassi livelli di indebitamento, che porteranno a una crescita media del pil del 6% l’anno nel prossimo decennio, rispetto al 5% delle economie emergenti e a meno del 2% dei Paesi più sviluppati.
12. Azioni con alti dividendi. «Le valutazioni delle azioni europee sono basse e potrebbero rimanere tali ancora per un po’ di tempo, ma non mancano i titoli che offrono alti rendimenti delle cedole», spiegano gli analisti di State Street Global Advisors. Privilegiati i titoli industriali, dei beni di consumo, i finanziari e quelli ciclici. In Europa molte azioni hanno inoltre dividend yield superiori ai rendimenti dei corrispondenti corporate bond.
13. Titoli high tech. Il settore europeo dei titoli tecnologici ha realizzato una performance del +5% da inizio anno, inferiore a quella globale (+15,5%), ma potrebbe recuperare terreno nei prossimi mesi. Fra le società che, secondo gli analisti di Barclays, hanno buone chance ci sono Alcatel (con prezzo obiettivo 4,25 euro), Arm (perché rappresenta una storia di successo di lungo periodo), Capgemini (che merita un target di 75 euro), il gruppo Asml (fatturato e utile per azione sono previsti in crescita a doppia cifra nel 2015 e oltre, supportando anche l’aumento delle cedole) e Optimal Payments (prezzo obiettivo a 6 sterline; dovrebbe evidenziare un’espansione dell’utile per azione del 30%).
14. I titoli anti-petrolio. Fra i settori che risentono più positivamente del crollo del prezzo del petrolio ci sono i trasporti e il tempo libero. In questi comparti gli analisti del Credit Suisse hanno individuato fra i titoli più promettenti International Airlines Group (target price a 618 pence, che implica un potenziale apprezzamento superiore al 30%), easyJet (prezzo obiettivo a 1.837 pence per un potenziale apprezzamento del 7%), Elior (target 17 euro grazie alla solida quota di mercato in Francia, Spagna e Italia), Whitbread (obiettivo 4.900 pence; appare come una resta una delle scelte più azzeccate nel settore alberghiero.
15. Il nickel. L’embargo all’Indonesia, che è il maggiore produttore mondiale, alle esportazioni di nickel dovrebbe portare nel tempo a una largo deficit di offerta, il primo dal 2010, che sosterrà il prezzo. Secondo gli specialisti di Société Générale, il disequilibrio domanda-offerta si verificherà verso la metà del prossimo anno e le quotazioni sono di conseguenza viste in crescita fino a 21 mila dollari per tonnellata rispetto agli attuali 16.600 dollari circa.
Roberta Castellarin, Ester Corvi e Paola Valentini, MilanoFinanza 13/12/2014