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 2014  dicembre 13 Sabato calendario

PERISCOPIO

Banca Mondiale: l’Italia è in recessione, mentre l’Albania crescerà del 2,1%. A Durazzo già respinti alcuni gommoni provenienti da Bari. MF.

Napolitano mette in guardia dall’antipolitica. E invita a mettersi una sciarpa prima di uscire. Spinoza. Il Fatto.

Promemoria - Oggi non scordarsi di scioperare. Jena. Stampa.it.

Per quante cazzate facciano, i 5Stelle sono fuori dagli scandali. I soldi pubblici non li rubano: anzi, restituiscono anche quelli che spettano loro per legge. Nelle fogne Expo, Mose e Mafia Capitale, i grillini non ci sono mai, il Pd c’è sempre. E quando qualcuno viene pizzicato, come nel caso dei rimborsi regionali, viene espulso: non promosso sottosegretario o governatore, o consigliere regionale. Finché il Pd non riuscirà a far politica senza inquisiti e senza soldi pubblici, qualche milione di italiani onesti continueranno a votare 5Stelle. Schifati da tutti gli altri. Marco Travaglio. Il Fatto.

Laura Boldrini più che rappresentare la Camera simboleggia le smodate ambizioni della nuova sinistra, nel suo caso Sinistra ecologia libertà, o Sel che dir si voglia. I compagnucci della parrocchietta amano il popolo solo a distanza. A loro fa schifo viaggiare in metropolitana perché sopra ci trovano la gente. Semmai preferiscono - è il caso della signora - far salire i loro fidanzati sugli aerei di stato per aviotrasportarli in giro per il mondo. Erano partiti predicando i diritti civili, la rivoluzione sessuale, il libero amore, la coppia aperta e ora inorridiscono per un’immagine osé che nemmeno li riguarda, come ha potuto sperimentare sulla propria pelle Antonio Mattia, un giornalista di Fondi (Latina) iscritto nel registro degli indagati per aver postato su Facebook la foto goliardica di una nudista spagnola spacciata per la Boldrini. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.

Casini vorrebbe Letta con sé in una nuova forza di centro. Vedremo. Di sicuro Renzi è l’unico politico di sinistra paragonabile a Berlusconi; è anche l’unico che quando viene a «Porta a porta», dove esordì nel 2009, prima ancora di diventare sindaco di Firenze, non esce senza aver salutato tutti, dal pubblico alle truccatrici. Bruno Vespa. Sette.

Quand’ero sindaco di Roma arrivavano periodicamente segnalazioni di manomissioni, di frodi pubbliche, di inghippi vari. Il mio capo della segreteria, Roberto Giachetti, prendeva tutte le missive, attraversava Piazza Venezia e le consegnava alla stazione dei Carabinieri, quella che fa angolo con via del Corso. Roma è irredimibile. Se vuoi fare da solo, ti scortica vivo. Nessun uomo al comando ce la può fare. Marino deve dare vita a una giunta straordinaria. Francesco Rutelli, sindaco di Roma dal 1993 al 2001. Il Fatto.

Enrico Letta mi disse: «La scelta di Gianfranco Fini è cieca sul piano politico. Ma la sua scelta è ancora più preoccupante sul piano morale. Potremmo mai fidarci di chi, nel momento di massima debolezza, come è oggi, uccide chi ha messo il proprio petto a fargli da scudo e si è dimesso dal governo come te, Urso, e Ronchi? Ma cosa sarebbe capace di fare un uomo così, se dovesse ritornare potente, magari in un ruolo ancor più importante?». Adolfo Urso, Vent’anni e una notte.

Quando la Pivetti era presidente della Camera le coniai il termine di gobeta sopressada. Infatti, se ci pensi, la Pivetti ha una gentile faccia di gobbetta, ma non ha la gobba. Massimo Del Papa, Il rompicoglioni. L’eredità perduta di Sergio Saviane. Alberto Liberali editore.

E poi le facce, quelle facce dei partecipanti ai talk show. Vivono tranquilli con la loro pensione, i loro vitalizi, e parlano sempre di quelli che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Tizio dice che Caio sbaglia, Caio dice che Tizio non sa quello che dice, pettegolezzi, il garbuglio degli imbrogli che continuamente si sbroglia, e sono già le otto e mezzo della Gruber. Raffaele La Capria. Corsera.

Papa Bergoglio vuol dimostrare a che punto egli intenda operare non solo una rottura, ma una trasformazione dell’immagine che ha lasciato nello storia il papato del quale si ricordano più gli aspetti caricaturali che inventivi. È, questa, un’allusione all’epoca del Rinascimento e a quella che ad essa è succeduta, quando Roma era una corte, dove regnava il nepotismo, l’acquisto delle cariche, la prevaricazione e persino una libertà di costumi poco conformi alle esigenze del Vangelo. Si pensa ai Borgia o, anche nel diciannovesimo secolo, quando il cardinal Antonelli, segretario di Stato di Pio IX venne ritenuto avere dei figli naturali. Philippe Levillain, Dictionnaire historique de la papautè. Fayard.

Per scrivere al meglio non ho una sedia speciale, una penna o una tastiera preferita. In questo, resto un giornalista: scrivo dove sono, se c’è silenzio, se c’è rumore, a casa o in aeroporto. Però ho un metodo: pianificare bene. Ho un idea, la scrivo, ne nascono tre paragrafi, poi mi chiedo cosa è successo prima, cosa dopo, chi sono le persone che intervengono. In genere sono una settantina di pagine che costituiscono il canovaccio del mio libro, da cui poi costruisco tutto il resto. Ken Follett, romanziere. la Stampa.

I milanesi davanti alle innovazioni urbanistiche indietreggiano perché le temono. Quando sono state fatte invece vengono quasi sempre accettate con simpatia. Come la Torre Velasca, ad esempio, che all’inizio non piaceva a nessuno ma poi venne trasformata in un simbolo di Milano. Philippe Daverio, storico dell’arte. Corsera.

A casa mia conservo un elefante d’argento che fu donato ai miei genitori il giorno del loro matrimonio e che conservo nel mio studio. E’ un elefante di argento costruito senza l’argento. Era il tipico regalo di nozze durante il fascismo. Ricordava le colonie africane. Siccome tutto l’argento era stato donato alla patria per costruire i cannoni, gli elefanti erano modellati in gesso e poi immersi in un bagno che li rendeva argentati. Per me è il simbolo della casa, della continuità, spero che anche i miei figli lo conservino con cura. Pupi Avati, regista. Corsera.

Sono nati servi, hanno l’eredità genetica degli schiavi, la loro fantasia non arriva nemmeno a immaginare come sia la libertà, e se gliela prospetti ti odiano, perché è da millenni che hanno imparato a temerla. Piera Graffer, La Maliarda. LoGisma.

Per me il pranzo più buono al mondo è un bell’uovo al tegamino, e via! Paolo Poli, attore. Corsera.

Non mi sono mai fidato di chi parla troppo o di chi parla troppo poco. Roberto Gervaso. il Messaggero.

Paolo Siepi, ItaliaOggi 13/12/2014