Marco Bresolin, La Stampa 13/12/2014, 13 dicembre 2014
IL DETENUTO BUZZI LAUREATO CON LODE
«È la prima volta che una seduta di laurea si svolge tra le mura del carcere romano». Così scriveva La Stampa il 21 luglio 1983. Raccontava di quel detenuto diventato dottore a Rebibbia. Lui, un certo Salvatore Buzzi da Roma, era finito dietro le sbarre tre anni prima per aver ucciso con 34 coltellate il complice Giovanni Gargano (da impiegato di banca, Buzzi organizzava truffe con gli assegni: il suo compare lo aveva ricattato, minacciando di raccontare tutto ai suoi superiori). Ma con quella laurea a pieni voti in Lettere, con tesi sull’economista Pareto, la via del riscatto sembrava ormai in discesa. Oggi Buzzi - considerato ai vertici di Mafia Capitale - è tornato dove tutto ebbe inizio, dietro le sbarre. Non più a Rebibbia, ma a Regina Coeli prima e ora a Nuoro, in regime di 416 bis. Senza lode. Solo infamia.