Mattia Feltri, La Stampa 13/12/2014, 13 dicembre 2014
«Italiani, nessuna paura, a Natale spendete», diceva sei anni fa un Silvio Berlusconi ancora rubizzo dentro
«Italiani, nessuna paura, a Natale spendete», diceva sei anni fa un Silvio Berlusconi ancora rubizzo dentro. Che il denaro giri, la miserabile prudenza si dissolva. Lui stesso sentiva i tempi sempre propizi per un ottimistico sfarzo: aveva organizzato la cena natalizia all’Acquario romano di modo che i faretti tricolori rilucessero sui marmi bianchi, e di nero c’era solamente il caviale prima che lo sberluccichìo riprendesse la ribalta: orologi Locman per i parlamentari, collane Re Carlo con diamante, smeraldo e rubino per le signore. Da lì in poi, questa è diventata la stagione in cui misurare la nuova oculatezza berlusconiana: l’anno scorso ci si rese conto che villa Macherio era rimasta chiusa perché non si era vista quella specie di sequoia che il capo faceva innalzare e addobbare per il trionfo della Buona Novella. Sapete la novella di adesso? A questo giro nella sede romana di Forza Italia, in piazza di San Lorenzo in Lucina, non ci sarà né un alberello né un bonsai con due pallette (notizia data venerdì dall’AdnKronos); sarebbe stato indelicato coi problemi di fitto (con la minuscola: pigione) e gli ottantuno dipendenti a rischio di licenziamento per irreversibile dissesto finanziario. Già nel 2013, Berlusconi si era limitato a un raduno frettoloso, ricordato più per le presentazioni ufficiali di Dudù alla truppa parlamentare che non per la letizia e la cuccagna. Berlusconi era l’uomo con l’oro in mano, in tutti i sensi: ne distribuiva sotto forma di gioielli a collaboratori vicini e lontani, e poi televisori al plasma, iPad, gli orologi sempre, nel 2004 furono Omega grandi come tombini. Ma era proprio la cerimonia che mandava il friccico nel cuore di Silvio, che nel 2000 consegnò personalmente pacchi infiocchettati ai figli dei dipendenti di Forza Italia, chiamandoli per nome uno dopo l’altro, come il megadirettore galattico nei film di Fantozzi. «Ho dato troppi soldi a De Benedetti, ora basta regali», spiegò nel 2011, a riflusso avviato. Ora siamo proprio alla tavola di Scrooge: col Natale del 2014 il passo ulteriore è stata l’abolizione dei biglietti di auguri. In effetti, carta e tempo risparmiati.