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 2014  dicembre 11 Giovedì calendario

PICCININI: «IO, CUORE SOLITARIO»

Modena non era in testa su tutti e due i fronti, quello maschile e quello femminile, da diciassette anni. Dal 1996/97. Da allora hanno abolito il cambio palla, messo un giocatore in più e permesso di toccare il pallone coi piedi. Cioè, è cambiato tanto. Ma non una cosa, anzi una persona, anzi una campionessa. Che nel 1996/97 c’era, poi se ne è andata, ha vinto praticamente tutto con Bergamo e l’anno scorso è tornata: Francesca Piccinini. Quindi ecco quel che se ne deduce: che Modena va in testa solo se c’è lei….«Ma no. Niente dipende mai da una sola giocatrice. Diciamo che io sono più esperta delle altre e che magari sono abbastanza abituata a stare in alto. Mi piace starci e cerco di rimanerci. Non voglio nemmeno dire che porto fortuna, perché non ci credo. Credo solo nel lavoro. Non avevo fatto il collegamento col campionato 96/97, me l’hanno dovuto ricordare. Eravamo uno squadrone, con campionesse grandissime: la Weersing, la Perez Del Solar, la Kirillova, super-giocatrici».
Allora era la 18enne Piccinini che doveva imparare dalle compagne, ora è il contrario…
«Beh, sono cambiate tante cose. E meno male, se no sarebbe un bel problema. Non tutto è cambiato, però. Sono più serena, più matura. Ma ho ancora la stessa voglia di vincere, e la stessa voglia di imparare».
Sorpresa di essere in testa? Nei pronostici di tanti tra le favorite Modena veniva sempre dopo Piacenza, Busto, Conegliano, Novara…
«L’avevo detto all’inizio e lo ribadisco: quest’anno ci saranno un sacco di sorprese. Se una di quelle saremo noi, nessuno si deve meravigliare più di tanto. Il lavoro paga, siamo nella direzione giusta. Senza montarci troppo la testa però, che c’è ancora tanto da fare».
Com’è questo campionato?
«Rispetto a sei-sette anni fa è di livello un po’ inferiore, ma dico anche che nelle ultime due stagioni abbiamo cominciato a rialzarci. Sono rientrate straniere brave: la metà alta della classifica è di tutto rispetto».
Questa è la stagione numero 22 per lei, le fa effetto?
«Per niente. Ventidue, già: ho debuttato in A-1 a 14 anni a Carrara, ho fatto un anno in A-2 e uno in Brasile. Ora sono con ragazze che quando ho debuttato non erano ancora nate. Mi fa ridere, perché a dire il vero sto bene, mi diverto: sono io che mi sento una ragazzina».
Avrà avuto altre offerte dall’estero, perché non è mai più andata?
«Perché sono bastian contraria. Sono stata la prima ad andar via, nel 1998/99, al Rexona (all’epoca a Paranà, ora il club è a Rio, ndr ) e adesso che se ne vanno tutte io sto qui. Vorrà dire che tornerò fuori quando rientreranno le altre. Ho ancora molto da giocare, faccio in tempo. Fin qui ho sempre pensato che i soldi non mi avrebbero fatta felice, restare più vicina alla famiglia sì».
Com’è stato il Mondiale in Italia?
«Un momento molto bello. Un bel trampolino per il nostro sport e il nostro movimento. Certo mi sarebbe piaciuto di più finirlo con una medaglia. Ci eravamo andate vicine anche quattro anni fa (L’Italia fu 5°, ndr ) e stavolta ce la saremmo meritata. Il rammarico non è ancora passato».
Un Mondiale vissuto da sostituta, dalla panchina, cosa per lei molto insolita..
«E infatti è stata dura. E’stata una scelta del c.t. e mi è andata bene così. Anche se mi sarebbe piaciuto molto giocare un po’ di più, soprattutto nelle ultime due partite (semifinale e finale per il bronzo, ndr) , quelle con più sapore».
Com’è stato fare l’esperta in un gruppo con tante ragazzine?
«Ho ripensato a quando la piccolina ero io, ai primi tempi, con Marco Aurelio Motta. Era il 1995. Rivedo nelle mie compagne di adesso certi miei atteggiamenti di allora, e mi viene da sorridere. Ho dato consigli: Valentina Diouf, per esempio, mi ha chiesto come attaccare un certo tipo di palla. Ma continuo anche ad accettarli volentieri, come ho sempre fatto, perché credo di avere ancora da imparare. Sono sempre stata umile, e la sono ancora».
Come mai il quarto posto del 2014 ha fatto parlare di pallavolo più ancora del Mondiale vinto nel 2002? Solo perché si è giocato in Italia?
«Perché siamo andate in prima serata in chiaro sulla Rai. Perché i TG parlavano di noi. Per merito nostro e di chi ha creduto in noi. Adesso bisogna lavorare perché accada ancora, nelle prossime manifestazioni con la nazionale e in campionato. Abbiamo la prova che la pallavolo piace molto, facciamola vedere. In televisione c’è troppo calcio, tanta gente vuole altro».
Il Mondiale ha lanciato altri personaggi, dopo che per tanti anni l’unico volto della pallavolo è stata la Piccinini. Gelosa?
«Assolutamente no. Anzi, è giusto e mi fa piacere: c’è bisogno di nuovi visi per fare vedere che il nostro sport è bello e pulito».
Ha progetti extra-pallavolo?
«Si, come sempre. Adesso sono molto coinvolta nella moda, con la linea by Francesca Piccinini di Liu-Jo, il nostro sponsor di Modena».
E’ fidanzata?
«Interessa a qualcuno?».
A occhio a tanti…
«No, non sono fidanzata. Adesso sto bene con me stessa. Cosa si può chiedere di più?».
Si è capito che il dopo è lontano, ma ha pensato a cosa farà quando non schiaccerà più?
«La mia testa viaggia molto. Di certo non starò con le mani in mano. C’è il negozio di mia sorella, a Massa. E poi ho una idea che mi piace molto, ma che non dico perché poi me la copiano».
Cosa manca alla sua carriera?
«La medaglia olimpica, solo quella».
Ed è la ragione per cui è intenzionata ad andare ancora in nazionale?
«Non dipende da me, ma sì. Alla nazionale non dirò certo di no».
E Questa Liu-Jo Modena dove arriva?
«Qui c’è una passione incredibile. Ci sono 2 squadre di calcio (Sassuolo e Modena, ndr ), eppure il palazzetto è sempre pieno sia per noi che per gli uomini. Abbiamo parlato del 1997, ma non abbiamo detto che con quello squadrone poi non avevamo vinto niente, né scudetto né Coppa Italia. Ecco, mi piacerebbe ripagare l’affetto di questa gente portando almeno un trofeo».