Rocco Cotroneo, Corriere della Sera 11/12/2014, 11 dicembre 2014
BRASILE
Niente processi e condanne, ma fatti e nomi dei responsabili. Il Brasile decide di fare i conti con la dittatura militare (1964-1985) con una commissione della verità, il cui lavoro è stato presentato ieri alla presidente Dilma Rousseff. La leader brasiliana ha letto le conclusioni tra le lacrime, ricordando le vittime della repressione: lei stessa ha passato quasi tre anni in prigione, subendo torture, tra il 1970 e il 1972. Secondo la commissione, 377 persone sono responsabili degli atti di violenza, delle quali 196 sono ancora vive. Respinta la tesi dei militari, secondo cui gli abusi furono opera di pochi gruppi radicali, nella lista ci sono i capi di Stato del regime e i vertici delle Forze armate. In totale le vittime della dittatura furono 473, tra morti e desaparecidos. Per questi ultimi il risultato del lavoro è deludente: appena i resti di una vittima sono stati ritrovati. Nessuno dei responsabili degli abusi verrà punito (a differenza di quanto sta avvenendo in Argentina e Cile), perché la Corte suprema ha respinto la richiesta di annullare le leggi di amnistia che vennero promulgate nella fase di ritorno alla democrazia.