e. men., Corriere della Sera 11/12/2014, 11 dicembre 2014
PD ROMANO, MILLE TRIBU’ E NESSUN CAPO
La situazione del Pd romano è quella di un partito «balcanizzato», diviso in correnti. O tribù, come le chiama Matteo Orfini. Un partito nel quale – finita l’era Veltroni e tramontata l’egemonia che ha sempre esercitato Goffredo Bettini (guru e stratega del centrosinistra anni 90 e 2000) – non c’è un vero e proprio «capo» riconosciuto. Anzi, dal 2008 in poi, c’è stata una crisi generale. Tanto che lo stesso Renzi – che su Roma ha sempre avuto i suoi problemi – ha difficoltà a governare la federazione locale. Attualmente, nel Pd della Capitale, ci sono tre o quattro gruppi che si fronteggiano. L’alleanza, molto recente, stabilita per le Europee, dei «Noi Dem»: dalemiani/bersaniani, popolari, turbo-renziani. Tradotta in nomi: Umberto Marroni, Enrico Gasbarra, Lorenza Bonaccorsi. Storicamente, quest’area si contrappone agli ex Ds di Bettini: Nicola Zingaretti, Michele Meta, Roberto Morassut. Terza componente, Area Dem di Dario Franceschini: intorno a lui, l’eurodeputato David Sassoli, la consigliera comunale (e moglie del ministro) Michela Di Biase. Poi i «Giovani turchi» di Orfini. Uno che contava era Marco Di Stefano: dopo i recenti scandali, non più.