Paola Jacobbi, Vanity Fair 10/12/2014, 10 dicembre 2014
SINGLE NON VUOL DIRE SOLA
[Intervista a Monica Bellucci] –
Entrambe infreddolite, entrambe puntuali, ci incontriamo al Café de Flore di Parigi. È sabato mattina, e il locale è pieno sia di parigini sia di turisti. Molti riconoscono Monica, del resto sarebbe impossibile il contrario. Gli anni (ne ha compiuti 50 a settembre) non l’hanno cambiata.
O meglio, l’hanno cambiata in modo gentile, senza appannare lo spudorato splendore della giovinezza ma trasformandolo in un fascino da donna adulta al naturale. Sì, al naturale.
Senza interventi e senza smanie di perfezione.
Il bello è che non se ne accorgono solo i passanti, se n’è accorto anche un grande regista, alle prese con un film di quelli che definiscono i tempi in cui viviamo.
Come già saprete, Sam Mendes, regista di Spectre, il 24esimo film della saga di 007, il quarto con Daniel Craig nei panni dell’agente segreto, ha arruolato Monica Bellucci come Bond Girl. O, come preferisce dire lei, Bond Lady.
È la più anziana delle partner di Bond, un record finora detenuto da Honor Blackman, Pussy Galore in Goldfinger. Era il 1964, lei aveva 39 anni e Sean Connery 34. Pareva una enorme eresia, tanto che la cosa non venne affatto pubblicizzata. Oggi, invece, parlare pubblicamente dell’età di una signora non è più un tabù. I giornali inglesi hanno sottolineato nei titoli gli anni di Monica Bellucci. Un vanto, un primato rivoluzionario. Un piccolo passo per il maschilista Bond, forse un grande passo per l’umanità.
Ne abbiamo parlato con la diretta interessata, davanti a un cappuccino e a un croissant diviso in due, per sentirci entrambe meno in colpa.
Che mi dice di Spectre?
«Non posso dire molto, anzi, quasi niente! C’è massima segretezza intorno a Bond. Il mio è il personaggio di Lucia, un’italiana nel film, gireremo anche molte scene in Italia. Io inizio a lavorare a gennaio. Il ruolo me lo ha proposto qualche mese fa lo stesso Sam Mendes, invitandomi a pranzo a Londra. Fine delle informazioni ammesse».
Ok. Bond preferito di tutti i tempi?
«Sean Connery. Ma amo molto anche la modernità di Craig».
E la Bond Girl?
«Ce ne sono state molte, anche di recente, fantastiche, da Sophie Marceau a Eva Green. Belle e di talento. Però ci sono immagini tipo Ursula Andress che esce dall’acqua che sono diventate iconiche tanto quanto il bagno nella fontana di Trevi di Anita Ekberg nella Dolce vita».
Ci pensava a fare un Bond, prima o poi?
«Un’attrice ci pensa sempre. Una volta, anni fa, c’ero anche andata vicino. Ma, certo, sono rimasta stupita e piacevolmente sorpresa di avere avuto questa offerta ora, a questa età».
Come se lo spiega?
«Mah. Io faccio tutto molto lentamente. Prima figlia a 40, seconda figlia a 45. Si vede che era destino un Bond a 50».
È cambiato lo spirito dei produttori di Bond o sono cambiate le donne?
«Certamente questo di Bond è un segnale, non l’unico, di un modo diverso di guardare alle donne, nel mondo del cinema. Catherine Deneuve, Isabelle Huppert, Charlotte Rampling interpretano ancora personaggi sensuali, anche in campagne pubblicitarie. Inoltre, le cinquantenni di oggi geneticamente sono diverse dalle cinquantenni di una o due generazioni fa. Restiamo in forma più a lungo e meglio. Insomma, ormai si è capito che una donna matura non perde il suo charme, non smette di essere femmina solo perché ha raggiunto una certa età. Anzi, è femmina e sensuale proprio in quanto adulta».
Che effetto le ha fatto il suo compleanno?
«Ho dato una cena a casa, con pochi amici. Non sono mai stata un tipo da feste piene di gente e, del resto, molti compleanni li ho passati su qualche set, da sola in una camera d’albergo».
Com’era l’umore?
«Ho pensato che sono viva e in salute, che ho due figlie meravigliose e che c’è un sacco di energia positiva in circolo. Accettare gli anni che passano non è facile per nessuno, ma se si impara a vivere bene, a godere delle piccole cose giorno per giorno, ce la possiamo fare, e anche con ottimi risultati. Come diceva Kant: “Il cielo stellato sopra di me, la legge morale dentro di me”. Non c’è bisogno d’altro».
Molto saggia. Ma quando la fotografano accanto a una giovane attrice, per esempio Léa Seydoux che è nel cast di Spectre, lei che cosa pensa?
«Penso che è bella e brava, e che mi fa piacere lavorarci. Non ci si può mettere in competizione con le ventenni o le trentenni. Chi lo fa vive malissimo. Del resto, io sono madre e ormai quando vedo una ventenne mi viene istintivo provare a immaginare come saranno Deva e Léonie, le mie figlie, a quell’età».
Da un anno e mezzo lei e il padre delle bambine, Vincent Cassel, siete separati. Come l’hanno presa?
«Bene. Vincent è un padre molto presente e la nostra idea di famiglia non è mai venuta a mancare».
E per lei, ci sono novità? Corteggiatori?
«Ah, quelli ci sono».
Ma è single.
«Diciamo di sì. Anche se single non significa sola. Sono uscita da una relazione durata diciotto anni, in questi mesi ho ritrovato me stessa e adesso mi confronto con una nuova libertà di cui disporre ma di cui non intendo parlare in pubblico».
Allora torniamo al cinema. L’anno scorso lei ha girato il film di Emir Kusturica, di cui non si è più saputo niente.
«Non è finito! Causa mesi di condizioni meteorologiche avverse, la lavorazione è stata fermata. Riprenderà a primavera, penso che sarà pronto nel 2016. Intanto ho girato un altro film, con un giovane regista canadese, Guy Édoin. Interpreto un’attrice madre di un ragazzo ventenne molto problematico. Ruolo intenso, forse uno dei più completi che mi siano mai capitati. Un tipo di esperienza che poteva arrivare solo a quest’età».
Ma il tempo che scorre via non le fa mai paura?
«Guardi, questa del tempo che passa, in fondo, è un’avventura. Noi ci portiamo dietro un bagaglio da una tappa all’altra, facciamo i conti e tiriamo le somme, per poi andare avanti. Se guardo indietro, alla giovinezza, penso che è un capitolo che già conosco, una pagina che ho già attraversato mentre davanti ci sono cose nuove da scoprire».
È ottimista.
«Molto. L’altro giorno discutevo con una ragazza che diceva di non voler mettere al mondo figli su questo pianeta disastrato. Io non credo che l’uomo vada verso l’autodistruzione. In fondo, nei secoli, tante cose sono migliorate. Mica viviamo come nel Medioevo».
È ottimista anche nei confronti dell’Italia che lei, vivendo spesso all’estero, vede un po’ da lontano? Che ne pensa di Renzi?
«Voglio sperare che un uomo giovane porti un po’ di rinnovamento».
Ma si sente sempre vicina all’Italia?
«Non posso farne a meno. Ho regolarmente bisogno di tornare, di vedere i miei genitori e le mie amiche. E sono orgogliosa del fatto che entrambe le mie figlie parlino italiano perfettamente e senza accento».
Quando non ha niente da fare, nessun impegno, bambine a nanna, che cosa fa?
«Faccio un lungo bagno e poi mi metto la crema senza fretta. Penso. Leggo».
Che cosa legge?
«Adesso Transurfing di Vadim Zeland, interessantissime teorie sull’energia».
Con l’età il corpo cambia, il metabolismo diventa più lento. Ha cambiato abitudini di vita per difendersi?
«Uh, qui si apre tutto un capitolo di dovrei, potrei, vorrei... Vorrei essere più attiva e mangiare in modo sano perché so che starei meglio. Purtroppo resto pigra e anche abbastanza golosa. Mi lascio trascinare dalle cose buone, dal piacere per il cibo. Mi salva il fatto che, con un impegno di lavoro alle porte, sono costretta a rimettermi in carreggiata».
Vorrebbe essere disciplinata come certe sue colleghe?
«Forse. O forse no. Non lo ero a vent’anni, non credo proprio che potrei diventarlo ora. Non mi piacciono i diktat definitivi. Non berrò mai più, non fumerò mai più. Trasgredire, a volte, è persino salutare».
E attività fisica, ginnastica, ne fa?
«Ogni tanto scopro qualcosa. Per un po’ ho provato lo yoga ma mi sono annoiata e ho lasciato perdere. Adesso ho iniziato Pilates e mi piace molto».
Dica la verità: quante lezioni ha fatto?
«Tre».
Eh, ma allora...
«Giuro che mi piace. Il Pilates va lentissimo, come me».