Marcello Bussi, MilanoFinanza 11/12/2014, 11 dicembre 2014
PER I MERCATI ATENE È IN DEFAULT
Dopo il crollo del 12,8% accusato due giorni fa, ieri la borsa di Atene non è riuscita a rimbalzare e ha chiuso in ribasso dell’1,1%. Ma sempre ieri si è verificato un fenomeno molto preoccupante: l’inversione della curva dei rendimenti del debito ellenico. I tassi sui titoli di Stato a breve termine hanno infatti superato quelli dei buoni a lungo termine (nei dettagli, i triennali hanno toccato un record del 9,42% contro l’8,90% segnato dai decennali), un avvenimento che segnala un altissimo rischio di default. L’Italia ha visto l’inversione della curva dei rendimenti nel settembre del 2011. E così, dopo quattro anni di cure della Troika, prestiti per 240 miliardi di euro, un’economia rasa al suolo e una disoccupazione al 26%, ci si ritrova al punto di partenza. Di certo lo spettro greco continuerà a incombere sui mercati ancora a lungo. Se il 29 dicembre il parlamento eleggesse il nuovo capo dello Stato, non verrebbero indette le tanto temute elezioni anticipate, dove è data per certa la vittoria di Syriza, il partito di opposizione di sinistra guidato da Alexis Tsipras, che non vuole l’uscita della Grecia dall’euro bensì la convocazione di una Conferenza sul debito europeo con l’obiettivo di cancellare un terzo di quello ellenico. Il guaio è che per riuscire a eleggere presidente della repubblica l’ex commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, la maggioranza di governo dovrebbe portare dalla sua parte 25 parlamentari dell’opposizione. Cosa davvero molto difficile. In caso contrario verrebbero indette le elezioni anticipate, che si terrebbero a fine febbraio o a inizio marzo. Nel frattempo ci sarà l’attesissimo Consiglio direttivo della Bce del 22 gennaio. Ieri è uscito allo scoperto Ardo Hansson, governatore della Banca centrale dell’Estonia, che in un’intervista rilasciata al Wall Street Journal ha detto di sentirsi «più a suo agio con l’idea di analizzare l’universo di obbligazioni societarie» per gli acquisti di asset della Bce rispetto ai titoli di Stato. Opzione, quest’ultima, che lo lascia «ancora piuttosto scettico». Hansson ha quindi osservato che i rendimenti dei titoli di Stato in Eurolandia sono già abbastanza bassi e «in molti casi estremamente bassi». Insomma, anche il banchiere centrale estone sta con il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Il rischio che anche il 22 gennaio la Bce non lanci il QE è quindi ancora elevato. Facile immaginarsi la volatilità dei mercati se a questo si aggiungesse l’incognita delle elezioni anticipate in Grecia. La successiva riunione del Consiglio direttivo, in programma il 5 marzo a Cipro, si svolgerebbe in un clima da tregenda, immediatamente dopo o a ridosso del voto in Grecia. Cosa destinata a esasperare ancora di più lo scontro all’interno del Consiglio. Quindi c’è il rischio di ballare fino al 29 dicembre. Se poi quel giorno dovessero essere indette le elezioni anticipate, si aprirebbe una nuova fase ancora più densa di rischi. Con tanti saluti alla Troika.
Marcello Bussi, MilanoFinanza 11/12/2014