Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/12/2014, 11 dicembre 2014
PERISCOPIO
La tragedia della politica è che chi ha il potere non vede l’ora di farsi corrompere. Jena. la Stampa.
Salvini: «A Roma ci vorrebbe un sindaco della Lega». Così, tanto per infierire. Spinoza. Il Fatto.
Qualcuno, per favore, avverta Renzi che non è il capo dell’opposizione, ma del governo e della maggioranza. E che il Pd, beccato con le mani nel sacco di Roma, lo dirige lui da un anno. Quindi, quando dice «schifo», parla di se stesso e del suo partito, non dei gufi che stanno fuori. La responsabilità politica e morale è sua e dovrebbe scusarsi con gli italiani per non aver saputo bonificare per tempo il Pd, imbarcando tutto il vecchio establishment in barba alla rottamazione. Marco Travaglio. Il Fatto.
La sete di potere di Berlusconi e le sue disavventure giudiziarie (le seconde spiegano la prima), la sua leggerezza, il suo debole per le ragazze disponibili, la sua ricchezza, il conflitto di interesse permanente nel quale si rotola, che sia al potere oppure no, la saga dei suoi impianti capillari sono una fonte permanente di lavoro. Philippe Ridet, corrispondente da Roma di Le Monde, in L’Italie, Rome et moi.
Berlusconi ha grandi difetti; ma ha dato voce a un’Italia, tutt’altro che minoritaria, che, la voce, non l’aveva mai avuta. Alla fine anche lui ha ceduto al delirio di onnipotenza che, prima o poi, colpisce tutti i politici, compreso Mario Monti: il Cavaliere è caduto sulle donne, il Professore sulla sua «salita in politica»; se fosse rimasto fermo, oggi sarebbe al Quirinale. Bruno Vespa. Sette.
Non rispondo su Fitto e ora mi si vorrebbe far rispondere su Alfano. Non è antipatia. Però davvero questi sono tutta robetta... Fratelli di Alfano, Fratelli di Fitto, Fratelli di Salvini... partitucci, veri o potenziali, che non arrivano al 6%. Giuliano Ferrara. Corsera.
Io sono di sinistra come idee ma assolutamente conservatore in materia di educazione. Per me, l’insegnamento, se vuol essere efficace, deve essere risolutamente conservatore. André Compte-Sponville, Dictionnaire philosophique. PUF.
I tapini comandati dal Viminale avevano colpevolmente sottovalutato l’importanza che la domatrice di deputati assegna al Web. Gli sarebbe bastato dare un’occhiata, come ho fatto io, alla sezione video del sito ufficiale della Camera, pomposamente ribattezzata Web tv, dove con frequenza settimanale Laura Boldrini registra un fervorino che comincia con un ottocentesco «bentrovati», come se i cittadini fossero botoli abbandonati per strada, e poi fa il punto sullo scibile umano, dalla crisi di governo ai roghi nella Terra dei fuochi, dalla morte di Nelson Mandela al gasdotto transadriatico che collegherà il Mar Caspio con la dilettissima Puglia del suo santo patrono Nichi Vendola. E bisogna vederla come sgrana gli occhioni, sbatte le ciglia e gesticola con le mani in modo da apparire più persuasiva. Dev’essere andata a scuola di recitazione dal figlio di Piero Angela. Vittorio Feltri e Stefano Lorenzetto, Buoni e cattivi. Marsilio.
Nella festa del mio secondo matrimonio la musica, il vino e le danze ci consolarono di quel’attimo di malinconia che accompagna tutte le nozze. Claudio Martelli, Ricordati di vivere. Bompiani.
Noi israeliani siamo a volte molto distanti dal nostro migliore amico, gli Stati Uniti. Di fatto, capiamo gli europei meglio degli americani, perché molto di noi vengono da un lungo e profondo millennio di coesistenza ebraico-europea. Durante un anno sabbatico in Germania ho scritto Israelis in Berlin, cercando di decifrare la profonda attenzione che questa città esercita su molti giovani israeliani di oggi. Fania Oz, figlia dello scrittore Amos. La Stampa.
Accanto a me sulla metropolitana di Milano, noto un signore distinto, un professore forse, un funzionario in pensione. Di lui mi colpisce l’increspamento di piccole aspre rughe fra le sopracciglia, come di chi sia uso a controllare attentamente, e a scovare gli altrui errori. Spesso poi nel trovarmi davanti madre e figlia, cerco di rintracciare nell’una i tratti dell’altra, così come il tempo li ha marcati. Oppure tento il percorso contrario: osservo un diciottenne e provo a immaginarlo da vecchio. Ma questo esercizio è più difficile, anzi, quasi impossibile: indovinare, di un uomo, ciò che non è ancora. E quel bel bambino sui tre anni, così florido, lieto? Guardo la faccia del nonno che se lo tiene stretto. La somiglianza è netta, nella linea forte del mento, nel sorriso. Ma gli occhi del nipote sono quelli di un piccolo re trionfante; gli occhi del vecchio sembrano quelli di un generoso leone domato. È questo dunque il lavoro sulle nostre facce del tempo, come di un fiume che si scavi nella roccia le sue gole? Nel vetro di un finestrino, la sera, incrocio a volte me stessa. Ma subito distolgo gli occhi, e guardo al polso l’ora, e penso ad altro, come fanno tutti. Come diceva quella canzone di Gaber? «La smorfia avanza da sola / la smorfia non è indulgente, affiora pian piano / e non puoi neanche controllarla / racconta spietatamente come siamo». Marina Corradi. Avvenire.it
Il 24 dicembre 1960 partecipai a una cerimonia a Barcellona dove avevamo vinto un premio con la Doctor Dixie Jazz Band. Avevo attirato Lucio Dalla su una delle torri della Sagrada Familia con lo scopo di buttarlo giù. La voglia di eliminarlo era autentica. Perché lui, con il clarinetto, aveva talento e io invece solo passione. Dopo un po’ abbandonai il jazz. Pupi Avati, regista. Corsera.
L’esattezza, me ne frego. Quello che io voglio è la verità. Pierre Lemaitre, Au revoir là-haut. Albin Michel.
Milano è una città strabica in conflitto con se stessa, tra il desiderio di essere «città moderna» e poi, puntualmente, continue frenate di fronte a ogni processo di innovazione urbanistica. Ci sono voluti sessant’anni prima di metter mano all’area bombardata delle Varesine, tra stazione Centrale e stazione Garibaldi: è possibile? Ma è una patologia atavica. Del resto Milano ha iniziato a fare la sua cattedrale, il Duomo, a fine ’300, quando in Europa erano tutte in piedi da un pezzo, e ci abbiamo messo cinque secoli a completarla. Philippe Daverio, storico dell’arte. Corsera.
L’ARIA - L’aria è quella roba leggera / che ti gira intorno alla testa / e diventa più chiara quando ridi. Tonino Guerra in Rita Giannini, Tonino Guerra. Veronelli editore.
Per essere originali basta poco. Basta essere se stessi. Roberto Gervaso. il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 11/12/2014