Elisabetta Muritti, D, la Repubblica 6/12/2014, 6 dicembre 2014
PORTAMI SU CON TE
C’è poco da scandalizzarsi. Il non nobile sport dell’arrampicata fino alle vette della supremazia sociale oggi avrebbe una sua utilità “politica” e soprattutto andrebbe giudicato senza ipocrisie. Perché è quello che è, né buono, né cattivo, né così così, né dipende-dal-lieto-fine: è “democracy-in-motion”, dice un nuovo manuale (ovviamente Usa) molto ironico e ben promosso, The Social Climber’s Bible. Lo ha scritto uno strano duo parentale, la nipote Jazz Johnson, ereditiera del patrimonio Johnson & Johnson, e lo zio Dirk Wittenbom, scrittore e sceneggiatore di successo. Lei, così gentildonna, e lui, così stazzonato e garbatamente dissoluto, conoscono a menadito i ristretti milieu sognati da ogni opportunista con un po’ di sale in zucca: lei perché ne è accolta per censo, lui perché li ha talmente disgustati da esserne stato sbattuto fuori. Dunque, il libro perfetto per chi ha sempre pensato che Kate e Pippa Middleton, dette le Wisteria Sisters, le Sorelle Glicine, data l’abilità nell’arrampicarsi sempre più in alto, siano un pochino “meglio” di Anna Nicole Smith, la biondona playmate che si innamorò del novantenne James Howard Marshall II. O per chi ha sempre creduto che Ralph Lauren, il quale ha trovato il tassello mancante al suo sogno di eleganza preppy e wasp da quando suo figlio ha impalmato una Bush, abbia un’etica professionale più spiccata della leggendaria giornalista tivù Barbara Walters, così abile a giocare di prestigio coi biglietti da visita dei colleghi ai pranzi ufficiali da esser sempre seduta vicina a Hillary Clinton. O per quelli a cui Barry Lyndon è sempre sembrato più sexy di Olivia Palermo, l’it-girl che non si capisce che cosa faccia ma lo fa bene, tanto da far intervenire lo studio legale di famiglia per chiudere Socialite Rank (sito di classifica salottiera che non la omaggiava). In sintesi, dicono i due, la scalata sociale è un istinto primordiale, i cavernicoli meno prestanti si sono fatti amici i cacciatori feroci, se non altro per non essere divorati in tempi di magra. Ed è uno dei pochi ascensori sociali ancora funzionanti, in quest’epoca di carriere precluse e scarsa distribuzione di patrimoni e opportunità. Inutile distinguere tra comportamenti più o meno etici. O no? «Uno sdoganamento generalizzato del social climbing è il prodotto di un’epoca che invita a sgomitare per non annegare, e a essere prestanti 24 ore su 24. Ma io credo che ci sia ancora un criterio per distinguere l’ambizioso dall’arrembante, ed è l’equilibrio tra vita pubblica e vita privata: l’arrampicatore fa terra bruciata intorno a sé, e non ne ha consapevolezza, vive male le critiche, le ritiene degli attacchi ai suoi obiettivi», sospira Simona Lauri, psicologa e mental trainer. Ma del resto la situazione italiana è così stagnante da non far scaturire nemmeno un ragionamento “frivolo” su qualsivoglia forma di democracy-in-motion, col Censis a dirci che solo il 16,4% dei giovani all’ingresso nel mondo del lavoro è “salito” rispetto allo status di origine, e con l’Istud, Istituto studi direzionali di Baveno, a ricordarci che appena il 3,1 % degli “adultescenti” oggi associa la parola lavoro al concetto di carriera. Già, l’America è sempre l’America, e il social climber ha più stelle e strisce dell’apple pie; nonostante negli States sia stata comunque diagnosticato l’insorgere di una Generazione Limbo che non si fa illusioni (per non avere delusioni). Inaspettatamente batte però bandiera italiana la prima analisi statistica del social climbing, realizzato dalla Sissa, Scuola internazionale di studi avanzati, di Trieste, e ripresa dal Journal of Statistical Physics (si può misurare con un parametro quanto gli individui siano propensi a rinnegare il passato per instaurare nuove connessioni più proficue). Che cosa consigliano Johnson & Wittenborn? L’assoluta spregiudicatezza? Sì e no. Se, in quanto europei abbiamo forse assolto le astute acrobazie erotiche di arrivisti come Bel Ami, Julien Sorel, Jay Gatsby e il Chris Wilton di Match Point di Woody Allen, il manuale Usa è più puritano. Un opportunista efficace dovrebbe lasciar perdere le faccende di letto, perché un’amicizia “disinteressata” ha degli sviluppi più produttivi che una storiella. Ma poiché siamo tutti fatti di carne, che sappia almeno praticare il sesso con razionalità (chi non prova più piacere a far l’amore con qualcuno/a che gli assomiglia, forse è meglio che cominci a usarlo, l’ascensore sociale). E si faccia sempre qualche cinica domanda preliminare. È sicuro che una preda molto più prestigiosa di lui non lo azzoppi invece che farlo correre più in fretta? Ha preventivato quello che potrebbero pensare gli amici ancora più prestigiosi della preda prestigiosa, dopo aver saputo che questa ha fatto sesso con uno così sui sedili della loro limousine o nella loro tenuta di campagna (a meno che non sia stato sesso stellare, e in quel caso che l’indiscrezione viaggi più veloce della luce)? Ha pianificato come uscirne quando finisce l’amore col capo? Lo sa come si comporta chi è annientato dal dolore e non medita vendette o confidenze piccanti coi colleghi, e merita una promozione di consolazione? Va detto che gli americani ci vanno coi piedi di piombo per quanto riguarda l’amore interessato. Il fenomeno della “gold digger”, la cercatrice d’oro, fanciulla spiantata a caccia di ricchi fragili, è cosi smaccato da necessitare regole. A New York è oggi famosa una certa Janis Spindel, consulente matrimoniale specializzata nello stanare (e allontanare dai clienti) le scalatrici indecenti. Quanto a vecchie-nuove professioni cresciute sull’argomento, ecco pure il “social fixer” (come dire?, l’assistente sociale), generalmente un esperto di pierre mondane, che, dietro congruo compenso, riconfeziona chi sente di non avere relazioni all’altezza del denaro che ha accumulato. Agisce “purgando” i rapporti inutili o imbarazzanti (“friend shui”, si dice!) e pianificando comparsate sui magazine, inviti, charity. Già, gli esperti di connessioni d’alto bordo sono fondamentali per il social climber, tanto più oggi, momento storico in cui nelle metropoli del mondo non dettano più legge le vecchie aristocrazie, e in cui è si facile ascendere ma anche capitombolare.
Altro che sex-appeal mascalzone, sta diventando solo questione di strategie. Non per niente Johnson & Wittenborn dicono che un arrampicatore di successo oggi è meglio che sia sul bruttino, data la quantità di bruttini-potenti in circolazione, poco propensi a paragoni umilianti. Bruttine anche le neoclimber? La faccenda qui è più complessa. Un’altra volpe del giornalismo mondano come Christopher Koulouris ha formulato 5 caritatevoli “date di scadenza” per le fanciulle sicure di meritare di più dalla vita: se siete belle e affascinanti ma povere in canna avete tempo fino a 31 anni (39 se avete gambe molto lunghe); se siete ricche e affascinanti fino ai 60; se siete povere ma ambiziose dovete concludere tassativamente entro i 43 anni (a meno che non siate un’ex top o una scrittrice-attrice-fotografa di qualche fama, in quel caso godete di pass-vitalizio). «Agli americani piace pensare che il social climbing sia un’opportunità offerta a chi non ha tutti i talenti in regola per il destino che si è scelto», sorride Simona Lauri. «Ma il climbing, a certi livelli, resta un disturbo della personalità, una forma di egocentrismo, e comunque un invito a non credere alle proprie potenzialità semmai a far perno su quelle altrui». Aggiunge: «Le strategie di social climbing all’americana oggi sono perfette per delineare una figura precisa: quella del politico del futuro, anche italiano». Ride e invoglia a controllare altre regole della Climber’s Bible: non palesate mai la voglia di arrampicarvi; adulate sempre e comunque, ai pezzi grossi piacciono le conversazioni confortevoli; non tiratevi indietro se vi affidano un’incombenza dequalificante, vi porterà a conoscere qualche segreto di chi ve l’ha affidata (dipendenze, vizierà, amanti... ); fate l’upgrade periodico di chi vi protegge e tradite con garbo; raccontate aneddoti di amici importanti defunti (non sarete smentito); lasciate perdere i social network (potreste pentirvi dei “like”); frequentate centri di disintossicazione e funerali lussuosi (si fanno conoscente utili); bevete senza ubriacarvi; vestitevi benissimo ma come se foste sul punto di andare in un posto migliore altrove (o di venire da un posto migliore altrove); frequentate artisti, vernissage e “gallerinas” (le assistenti dei galleristi vip)... Sì, qualcosa di vero c’è…