Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  dicembre 10 Mercoledì calendario

JEFF BEZOS


Babbo Natale è calvo, imberbe, si veste sempre in giacca grigio fumo e camicia azzurra. Ha un sorriso ebete. Fattura 75 miliardi di dollari, entra nelle vostre case da anni senza che a volte ve ne accorgiate, vi salva compleanni di figli, mogli, mariti, fratelli. Regalerà doni in tutto il mondo (pagati a buon mercato). Il Babbo Natale 2014 è Jeff Bezos, mister Amazon, l’uomo che ha trasformato il suo negozio globale di libri in un negozio globale di tutto. Clic e trovi quello che vuoi. Tuo figlio chiede un gioco che non trovi in alcun negozio? Prova su Amazon e lo troverai. È incredibile, è quasi impossibile.
Amato molto e odiato di più è il protagonista discusso ma invisibile di una parte della nostra vita. È stato tra i primi rivoluzionari stile Silicon Valley senza essere mai stato nella Silicon Valley, perché lui (come Bill Gates) sta più a Nord, a Seattle. Uno che è passato per un visionario e per un peracottaro, tornado visionario negli ultimi tempi. Gliene hanno detto di tutti i colori: che i libri non avevano futuro, soprattutto. Invece per paradosso è stato lui che ha dato futuro ai libri (cartacei e digitali). Ora è considerato il nemico giurato degli editori radicai chic di tutto il mondo, ma è amato dalla gente che su Amazon trova tutto ciò che vuole. Questa doppia lettura di Bezos, 50enne nato in New Mexico, la si percepisce nelle classifiche tipo: chi è il miglior capo del mondo? Ecco, lui o è il migliore, o il peggiore. La Harvard Business Review piazza l’imprenditore proprietario di Amazon e del Washington Post al primo posto nella sua classifica annuale dei 100 manager «più performanti» del pianeta secondo risultati misurati non solo nel breve ma anche nel lungo periodo. Al 2° posto figura John Martin, fondatore e ceo di Gilead Sciences, seguito da John Chambers di Cisco System. Scorrendo l’elenco si scopre che i ceo con una laurea in ingegneria sono ben 22 su 100, anche se molto spesso hanno anche un Mba. Nell’elenco non ci sono i grandi banchieri di Wall Street e forse non è una sorpresa. Gli italiani presenti sono solo due: Paolo Rocca, 62 anni, ceo di Tenaris e fratello di Gianfelice che guida l’Assolombarda (21°), e Fabrizio Freda, 57 anni, al timone di Estée Lauder (81°). E però non è sempre così, anzi. Perché in un sondaggio fatto tra ventimila lavoratori nel mondo. Questo perché da anni viene considerato che le condizioni all’interno del gigante dell’e-commerce. Nel 2000 fece infuriare lavoratori e opinione pubblica degli States con una specie di opuscolo anti-sindacati, pubblicato sul sito aziendale e raccomandato a tutti i manager che «temevano» dissensi interni alla società. Nel 2008 saldò i dipendenti di Regno Unito e Francia nella protesta contro i ritmi imposti nei suoi magazzini, dal lavoro nei giorni festivi a tabelle di marcia sopra la media. Nel 2013 face parlare di sé in Germania con l’accusa di «trattare i suoi dipendenti come robot» e di «operare con disprezzo per la dignità e i diritti dei lavoratori»: tratte a piedi di 24 chilometri al giorno, ambulanze già appostate fuori dai cancelli in previsione di infortuni o mancamenti, agitazioni per salari migliori... Se si aggiunge la tattica di elusione attuata con la sua sede europea in Lussemburgo, non stupisce che Bezos sia stato dipinto dall’Ituc come la «rappresentazione dell’inumanità che stanno promuovendo alcune grosse compagnie americane»; «I lavoratori presso i centri di distribuzione di Amazon sono tenuti ad indossare un braccialetto digitale che monitora ogni loro mossa – evidenzia la presidente Ituc Sharan Burrow. Ad Amazon, secondo Burrow, «non esistono protocolli concordati su pause e la velocità, la cultura del nullismo e molestie sono all’ordine del giorno. I dipendenti sono rimproverati anche solo per parlare tra di loro e riprendere fiato». Controverso è controverso, insomma. Difficile che uno così non lo sia. Tutto questo però con Babbo Natale c’entra molto. Perché all’utente di Amazon e soprattutto all’acquirente che con il suo sito potrà fare tutti i regali desiderati interessa il servizio. E Bezos offre un servizio da favola. Digitale direte voi. Sì, ma non solo. Perché questa è la novità. Il gigante delle vendite online mondiali ha aperto il suo primo store non virtuale, a Manhattan: il colosso di Jeff Bezos ha inaugurato il suo primo negozio fisico sulla 34^ strada all’angolo della Settima Avenue, all’ombra dell’Empire State Building e in una delle zone più frequentate della città, in particolar modo da milioni di turisti. Strategica anche la data di apertura, coincisa con l’inizio della frenesia per lo shopping natalizio.
Lo store «di cemento di mattoni» – come dicono gli americani – è una rivoluzione per la creatura di Bezos, che ha costruito il suo successo sui prezzi competitivi e la spedizione rapida, sfruttando esclusivamente il web. Fino a oggi Amazon non si era mai cimentata con un negozio tradizionale, anzi gli si attribuisce il fallimento di una catena di librerie come Borders e le difficoltà vissute dal colosso Barnes&Noble. Per il gruppo di Seattle è il secondo tuffo nel passato: Bezos aveva stupito il mondo annunciando l’acquisto di uno dei più autorevoli e storici quotidiani americani, il Washington Post.
Lo spazio sulla 34^ è a pochi passi dai grandi magazzini Macy’s, e funziona come una sorta di mini deposito, con una giacenza limitata pronta per la consegna il giorno stesso giorno, nella vasta area cittadina. Il negozio di Amazon consente le rese, lo scambio merce e ovviamente il ritiro della merce acquistata online. Un cliente ad esempio, spiega il Wall Street Journal online, potrà fare un ordine la mattina dal web e poi ritirarlo la sera nel negozio.
Amazon punterebbe inoltre a sfruttare lo store come una sorta di vetrina per i suoi strumenti elettronici, come Kindle (libri digitali), Fire Tv set top box (smart tv), Fire Smartphone (cellulare).
L’operazione potrebbe comportare dei rischi e rivelarsi fallimentare, non esclude il Wsj. Finora Amazon ha evitato i costi associati alla vendita diretta come affitto e venditori in busta paga. Queste spese extra potrebbero ridurne i già limitati profitti.
La notizia dell’apertura dello store segue peraltro di poco la disfatta di Amazon contro l’ente per l’aviazione americana (Faa) che ha posto il suo veto sull’ambizioso progetto di consegnare pacchi a domicilio tramite l’uso di droni, mentre prosegue la battaglia e i braccio di ferro contro i grossi editori americani che vorrebbero margini più’ ampi per i libri elettronici. La Faa ha appena proibito l’utilizzo di velivoli senza pilota per scopi commerciali. Amazon aveva annunciato «Prime Air» alla fine dello scorso anno, ma aveva anche frenato affermando che ci sarebbero voluti degli anni prima di lanciare il servizio, per problemi sia di tipo tecnologico sia di regolamentazione. La Faa ha promesso di rivedere le regole l’anno prossimo. In tempo, probabilmente, per il Natale 2015.