Filippo Facci, Libero 10/12/2014, 10 dicembre 2014
CORSIVI
Le carte dell’inchiesta romana raccontano che uno dei capi, Salvatore Buzzi, a un certo punto vuole promuovere una campagna mediatica contro una giudice del Tar del Lazio: il tribunale amministrativo, infatti, deve decidere su un ricorso contro un appalto vinto da una cooperativa di Buzzi in un Centro per rifugiati, ma Buzzi ha scoperto che la giudice che dovrà occuparsene ha un conflitto d’interessi perché è socia in un’azienda che aveva avuto un appalto nello stesso Centro. Questa cosa si legge nelle carte dell’inchiesta, appunto: e tutti si sono concentrati sul ruolo del quotidiano Il Tempo in questa campagna promossa da Buzzi e poi su un’interrogazione di sostegno che la parlamentare Micaela Campana avrebbe voluto presentare: ma a nessuno è parso interessare se la campagna mediatica dicesse il vero. Lo diceva? Dalle carte dei Ros parrebbe di sì: al Tar c’era una giudice che prendeva decisioni su una materia sulla quale, al minimo, doveva astenersi. In pratica c’era una banda di delinquenti che ha fatto un piccolo scoop (vero) e l’ha passato a un giornale che ha approfondito e scritto il vero. Anche l’interrogazione parlamentare, quindi, diceva il vero. Due giorni fa la giudice si è detta disgustata e ha detto che su di lei furono pubblicati dati riservati: ma non li ha smentiti. Bene, com’è finita? La storia è vera o falsa? Ha importanza? Per ora sappiamo solo che Buzzi ha perso l’appalto e che la giudice è ancora lì con la sua impresa.