Francesco Ninfole, MilanoFinanza 10/12/2014, 10 dicembre 2014
MAZZATA UE SUL SEGRETO BANCARIO
a Bruxelles
«Questa è la fine del segreto bancario nell’Unione Europea». Così il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha accolto l’adozione ieri da parte dell’Ecofin della direttiva che estende lo scambio automatico di informazioni a interessi, dividendi, entrate dalla vendita di asset e altri redditi come i conti bancari. L’obiettivo dei governi è dare un colpo decisivo a chi evade le tasse nascondendo capitali all’estero. Gli Stati europei avvieranno lo scambio automatico di informazioni secondo le nuove regole entro il settembre del 2017, assieme agli altri Paesi dell’Ocse. Anche l’Austria rinuncerà alla deroga concessa a ottobre, quando si era raggiunto il primo accordo politico tra gli Stati Ue. I lavori a Bruxelles sono andati in parallelo alla definizione di un nuovo standard globale da parte dell’Ocse, pubblicato a luglio e adottato dal G20 a settembre. «I Paesi Ue stanno dando l’esempio a livello internazionale», ha detto Padoan.
Ieri, sempre in materia di fisco, l’Ecofin ha approvato un emendamento della direttiva Ue «parent-subsidiary» («madre-figlia»), quella che ha consentito alle multinazionali di pagare tasse per limitatissimi importi grazie alle triangolazioni tra diversi Paesi e a politiche di gestione fiscale molto aggressive da parte delle aziende. In futuro ci sarà una clausola anti-abuso che fisserà criteri minimi per tutti i Paesi. Così ci sarà un freno a vantaggi fiscali eccessivi. La direttiva «parent-subsidiary» del 2011 era stata ideata per evitare una doppia tassazione, sia della capogruppo che delle filiali nazionali, per le aziende attive in più Paesi. Alcune aziende ne hanno però approfittato per abbassare le aliquote fiscali in modo eccessivo. A questo punto gli Stati hanno tempo sino a fine 2015 per introdurre la clausola anti-abuso nella legislazione nazionale. Infine, l’Ecofin ha raggiunto un accordo politico sulle regole che determinano i contributi al fondo di risoluzione delle crisi bancarie. Le norme erano in gran parte note. Le banche dovranno creare nel giro di otto anni un fondo pari all’1% dei depositi garantiti nell’Eurozona. I contributi annuali sono in parte fissi, calcolati in proporzione alle passività della banca, e in parte legati ai rischi. I versamenti cambieranno rispetto a quanto previsto dalla precedente Direttiva in materia (Brrd) e saranno calcolati in base a criteri non più nazionali, ma europei. Per evitare un aumento improvviso degli importi dovuti da alcune banche, i contributi saranno all’inizio basati sui dati nazionali, nella misura del 60%, per poi essere completamente basati sui criteri europei nel corso di otto anni. «L’atto legislativo che definisce i contributi al Fondo di risoluzione unico è un passo cruciale per la realizzazione del Meccanismo unico di soluzione delle crisi. È il secondo pilastro dell’Unione bancaria», ha commentato Padoan.
Francesco Ninfole, MilanoFinanza 10/12/2014