Tino Oldani, ItaliaOggi 10/12/2014, 10 dicembre 2014
DOPO AVERLO FATTO NEGLI USA, I BANKSTERS (BANCHIERI-GANGSTER) SONO ALL’OPERA PER IMPEDIRE LA SEPARAZIONE DELLE BANCHE CASINÒ NELLA UE
I banksters stanno tornando. Lo hanno già fatto negli Stati Uniti. Ora rialzano la testa anche in Europa. I banksters, per capirci, sono i banchieri-gangsters che con le loro folli speculazioni sui mutui subprime e sui derivati hanno provocato la crisi finanziaria mondiale, con ricadute disastrose sull’economia reale e milioni di disoccupati. Sono quei banchieri-gangsters che, quando perdono miliardi alla roulette speculativa, caricano l’esborso sui conti della banca, a scapito degli azionisti, mentre quando guadagnano, dirottano il ricavato nei fondi speciali dai quali attingono i loro stipendi e i loro bonus da capogiro.
Di più. Negli Usa i banksters sono quei banchieri-gangsters che hanno fatto di tutto per rendere innocua la «Volcker rule», la legge del 2010 che doveva separare le banche casinò da quelle commerciali, e impedire così che le prime continuassero a speculare sui derivati con i soldi dei clienti. Alla fine, come ha spiegato l’economista Luigi Zingales, docente a Chicago, ci sono riusciti molto bene, con l’aiuto delle lobby loro alleate, che battono i corridoi del Congresso Usa e suggeriscono ai deputati gli emendamenti trappola, quelli che servono a rendere inutile la stessa legge che li contiene. È successo così che la «Volcker rule» risulti di una «lunghezza sterminata», ben 2.319 pagine, per di più scritte in modo talmente confuso da avere prodotto 67 studi interpretativi, con un unico risultato: la separazione delle banche casinò da quelle commerciali è tuttora sulla carta.
In Europa, complice la proverbiale inefficienza della Commissione europea sulle questioni bancarie, non si è mai riusciti ad andare al di là di una semplice proposta per introdurre qualcosa di simile alla «Volcker rule». L’unico ad averci provato, sia pure tardi, è stato il francese Michel Barnier, che nella precedente Commissione Ue, guidata da Manuel Barroso, era il commissario al Mercato interno. A suo dire, era necessario fare in modo che «le conseguenze degli errori commessi dalle banche non si scaricassero più sui contribuenti»: per questo, nel gennaio scorso, propose una normativa europea che separasse, nelle grandi banche, le attività rischiose e speculative da quelle di raccolta e impiego dei depositi. Ma in maggio le elezioni europee hanno posto fine ai lavori della Commissione Barroso, e la proposta di Barnier non ha avuto alcun seguito, se non la pura e semplice trasmissione alla nuova Commissione, guidata da Jean Claude Juncker, perché la faccia propria.
Farla propria? Tutt’altro. Un paio di lettere, pubblicate dal sito eunews.it, dimostrano che sta avvenendo il contrario. Il nuovo commissario Ue ai Servizi finanziari, il britannico Jonathan Hill, ha infatti scritto una lettera a Frans Timmermans, che è il vice di Juncker con i maggiori poteri, per suggerirgli di ritirare la proposta dell’ex commissario Barnier, che ad avviso di Hill, non sarebbe condivisa da tutti gli Stati dell’Ue. Datata 18 novembre, la lettera di Hill non ha affatto stupito quanti, e non sono pochi, avevano criticato la sua nomina a responsabile dei Servizi finanziari della Commissione Ue, a causa del suo passato di lobbista finanziario, con l’inevitabile corollario di un possibile conflitto di interessi.
Dire che queste perplessità hanno avuto una rapida conferma, è solo un eufemismo. In buona sostanza, gli argomenti usati da Hill nella sua missiva sono gli stessi che pochi giorni prima, il 13 novembre, erano stati sottoposti alla Commissione Ue da una lettera congiunta, firmata dalla British Banker Association e dalla Fédération banquaire francaise, in cui si chiedeva di fermare la proposta Barnier, poiché «avrebbe un impatto fortemente negativo sull’economia europea e metterebbe in pericolo l’Unione dei mercati dei capitali».
Una richiesta così sfrontata non ha tuttavia suscitato un’unanime riprovazione. Anzi. Per Philippe Lamberts, vicepresidente dei Verdi al Parlamento europeo, la lettera di Hill «conferma che egli opera per conto degli interessi delle grandi banche europee, e non in favore dei cittadini». Ma la sua voce è rimasta per ora isolata: a seguito del costante lavoro di lobby a Bruxelles da parte delle grandi banche, il commissario Hill e le due potenti associazioni bancarie di Londra e di Parigi sono ormai certi di poter contare sul sostegno non solo della Gran Bretagna e della Francia, ma anche della Germania. Uno scenario del tutto plausibile, ove si consideri che la maggiore banca tedesca, la Deutsche Bank, ha un’esposizione ai derivati stimata in 75 trilioni, pari a 5 volte il pil europeo, e avrebbe tutto da perdere se l’Ue decidesse davvero di separare le banche casinò da quelle commerciali. E l’Italia? Finora, non pervenuta.
La realtà dei fatti, purtroppo, è sconfortante: dopo avere incassato un’insperata promozione dagli stress test taroccati della Bce, le grandi banche inglesi, francesi e tedesche puntano a fare bingo anche con la Commissione Juncker, spuntandone l’arma della possibile (e doverosa) separazione delle attività bancarie. L’ennesima vittoria delle élites sulla politica: sì, i banksters sono tornati.
Tino Oldani, ItaliaOggi 10/12/2014