Liana Milella, la Repubblica 8/12/2014, 8 dicembre 2014
CANTONE: «IN ITALIA UN CLIMA DA ’93, LA GENTE MI CHIEDE DI MANDARLI TUTTI A CASA»
Cantone? Poltrona scomoda la sua in queste ore... «Non me ne parli... La gente mi ferma per strada e mi dice “arrestateli tutti... “». E lei si meraviglia? «La cosa mi preoccupa molto perché mi ricorda la voglia di forca e le monetine del ‘93». Il presidente dell’Anac Raffaele Cantone rivela le sue preoccupazioni.
Ci racconta della gente che la ferma, dov’è successo?
«Dovunque, a Roma, a Napoli, e in tutti i luoghi in cui mi sono recato in questi giorni».
E lei come si sente da uomo delle istituzioni, che risponde?
«Sono preoccupato della generalizzazione nel considerare tutta la politica corrotta. Ho provato a spiegare che noi dell’Anac non arrestiamo nessuno e che il nostro compito è molto meno evidente nei risultati, ma ha un obiettivo più ambizioso, provare a prevenire la corruzione » .
La gente vuole risultati immediati?
«La gente, in questa fase, fatica a ragionare. In un Paese in crisi, vedere chi ruba indigna ancora di più e quindi è difficile far ragionare la pancia delle persone. Ma il nostro compito è ragionare e non farci prendere dall’emotività ».
Come dar torto a chi è indignato contro chi ruba, quando, come dimostra il caso di Roma, ci sono politici del Pd a libro paga di un fascista?
«Vorrei che l’indignazione di un giorno delle persone e della politica fosse sostituita da un impegno duraturo. La corruzione non è un male che si vince urlando due giorni, c’è bisogno di cambiamenti radicali da parte della politica e dei cittadini».
La politica deve cambiare. Si dice a ogni inchiesta. Anziché fare il commissario anti-corruzione, non sarebbe meglio che lei fosse il commissario che seleziona gli uomini politici?
«Malgrado la difficoltà del periodo, io vedo segnali positivi...».
Eh lo so, mi sta per parlare bene di Renzi...
«Sto per citare fatti, e non persone. Ricordo la nomina all’unanimità del presidente dell’Anac, l’approvazione di una legge che ci ha consentito di commissariare gli appalti dell’Expo e il consorzio Mose. Si può dire che non basta, ma certamente è un segnale positivo. E poi non me la sentirei mai di fare il selezionatore della politica».
Forse perché sa già che sarebbe una
sconfitta?
«Io, al massimo, posso essere bravo ad applicare le norme, ma non certo a selezionare gli uomini politici. E poi la selezione lasciata a una persona rischia di essere un pericolo. Qui c’è bisogno di un gruppo di persone per bene in grado di allontanare le mele marce».
In questo clima non è grottesco che nell’Italicum si parli di capilista bloccati e non scelti dalla gente?
«Ma l’indagine di Roma non ha dimostrato che i soldi servivano per comprare voti in qualche caso destinati perfino alle primarie? Non è la prova che forse le preferenze rischiano di peggiorare la situazione? ».
La tabella dei pagamenti di Carminati ai politici rivela che il problema della corruzione è lì, in chi si fa pagare...
«L’indagine va molto oltre la politica, coinvolge pezzi significativi del ceto amministrativo, dei portaborse dei politici, degli amministratori delle società miste e mette in rilievo negativo perfino uno dei vanti della nostra società, il mondo cooperativo».
Lei è al vertice dell’Anac dal 28 aprile.
Ma Roma è scoppiata lo stesso. Poteva fare di più?
«Ho fatto tutto quello che umanamente era possibile fare. In questi mesi, io e gli altri 4 quattro colleghi al vertice dell’Anac, siamo entrati in santuari intoccabili, di Expo e del Mose già si sa, ma abbiamo imposto regole rigide di trasparenza alle società pubbliche, agli ordini professionali, abbiamo attivato la vigilanza su un enorme numero di appalti, abbiamo stipulato convenzioni con tutti gli organi per la formazione dei pubblici dipendenti, con Confindustria abbiamo lavorato al loro codice etico...».
Ma lei fino a oggi ha fatto arrestare qualcuno?
«Io non sono più un pm... Certamente il nostro lavoro potrà servire per inchieste future. Ma non è solo con gli arresti che si vince la corruzione. La politica deve recuperare fino in fondo il valore etico della sua funzione».