Andrea Buongiovanni, La Gazzetta dello Sport 6/12/2014, 6 dicembre 2014
IL CAMPIONE ORA È DONNA
In pista e in pedana faceva meraviglie. Con quel fisico che pareva scolpito, 88 chili lungo 188 centimetri, eccelleva in tutto. Presto, non a caso, divenne uno specialista del decathlon, il primo statunitense capace di esprimersi ad altissimo livello in ognuna delle dieci prove del programma. Nella gara-simbolo della regina degli sport, arrivò all’oro olimpico. Adesso, sei figli e quasi quarant’anni dopo, a 65 compiuti, è diventato donna. E’ la storia di Bruce Jenner, transgender.
A MONTREAL Nato nell’ottobre 1949 a Mount Kisco, nello Stato di New York, dopo il 10° posto dei Giochi di Monaco 1972, tra il 1974 e il 1976 partecipò a tredici decathlon e ne perse uno soltanto. Perché nell’asta commise tre errori alla misura di ingresso. Poche settimane più tardi, a Eugene, in Oregon, già allora mecca dell’atletica a stelle e strisce, avrebbe realizzato il suo primo record del mondo (8524 punti, 8420 secondo le attuali tabelle di riferimento). E nella stessa località, ai Trials a cinque cerchi, lo incrementò a quota 8538 (8454). Il culmine il mese successivo agli stessi Giochi di Montreal: oro e primato con 8618 punti (8634, secondo i parametri in uso dal 1985). Il tedesco occidentale Guido Kratschmer (8411) e il sovietico Nikolay Avilov (8369), al quale aveva strappato il limite mondiale, argento e bronzo, gli finirono lontani. Tale era arrivato a essere il vantaggio in corso d’opera, che l’emozione – fino alle lacrime – lo colse già dopo l’ottava prova. Complice la presenza in tribuna della moglie Chrystie che col suo stipendio da assistente di volo supportava economicamente entrambi. Per Jenner quella sarebbe stata in ogni caso l’ultima gara della carriera. Carriera amatoriale, come ancora all’epoca. «Congratulazioni – le disse abbracciandola davanti all’intero stadio e a milioni di telespettatori dopo la cavalcata dei 1500 conclusivi – ce l’abbiamo fatta».
Il pettorale n. 935, la maglietta rossa, le braccia al cielo, i capelli al vento, un urlo liberatorio: quella sua immagine vincente sul traguardo della prova finale, sarebbe diventata un’icona. Anche se la bella storia d’amore con Chrystie, che tanto coinvolse l’America, sarebbe presto finita. Bruce, in seconde nozze, avrebbe sposato Linda Thompson, ex fidanzata di Elvis Presley. Ma la sua esposizione non ne risentì. Anzi. Il volto sulle scatole dei cereali (sinonimo di sicuro successo), qualche particina cinematografica, addirittura la chiamata nel draft Nba 1977, scelta n. 140 dei Kansas City Kings. Poi, soprattutto, la televisione. Un paio di film girati per il piccolo schermo (uno autobiografico), sei episodi della serie Chips e uno de Il mio amico Ricky, durante il quale svelò la sua dislessia. Gli venne persino dedicato un videogioco. Poi, con l’avvento dei reality show e di certi quiz-tv, la vera popolarità e l’ingresso in un mondo patinato, glamour, ben lontano da quello dell’atletica. Da The weakest link a The Apprentice, da Pattinando con le stelle a Celebrity Family Feud. E altre serie tv come La signora in giallo e I Griffin. In mezzo, con già quattro figli a carico, il terzo matrimonio, del 1991 e finito di recente, con Kris Kardashian, in passato moglie di Robert, l’avvocato di OJ Simpson. Le altre quattro figlie acquisite e le due avute da Kris, Kim in particolare (attrice, modella, stilista e quant’altro), sono tra i personaggi più noti (e trash) della televisione Usa di oggi. Al passo con i Kardashian è reality show dagli ascolti stellari. Fino alle notizie di ieri, secondo le quali Bruce, dopo le tante voci recenti, facendo riprendere dalle telecamere l’operazione effettuata in Thailandia a favore di una prossima puntata del reality, avrebbe cambiato sesso. Persino Hollywood è in subbuglio. L’ultima foto lo ritrae con una fasciatura intorno al pomo d’Adamo e lunghe unghie smaltate. Di rosso, il colore della maglietta di Montreal.