Ester Corvi, MilanoFinanza 9/12/2014, 9 dicembre 2014
BRENT SOTTO I 67 DOLLARI, MORGAN STANLEY TAGLIA LE STIME
La corsa al ribasso del petrolio continua implacabile, con le quotazioni scese sui minimi degli ultimi cinque anni. Il derivato sul Brent ha toccato ieri in apertura quota 66,77 dollari al barile per risalire poi a 66,90 (-3%), mentre il Wti ha perso il 2,2% (64,38 dollari).
Il mercato è consapevole dell’eccesso di produzione di greggio che caratterizzerà i prossimi mesi a fronte di una domanda inferiore alle attese. Per tener conto di questo scenario gli analisti di Morgan Stanley hanno tagliato le stime sui prezzi dei prossimi cinque anni, portandole da 98 a 70 dollari nel 2015 e da 102 a 88 dollari nell’anno successo, per poi risalire a 100 dollari nel 2017. Su livelli analoghi la proiezione degli esperti di Barclays, che stimano 72 dollari al barile nel 2015.
Senza l’intervento dell’Opec, il mercato globale del greggio rischia di «diventare sbilanciato, con picchi di produzione in eccesso nel secondo trimestre 2015», precisa Adam Longson, strategist di Morgan Stanley.
Abhishek Deshpande, analista di Natixis Bank, mette invece in evidenza che il crollo delle quotazioni potrebbe contribuire a dare una spinta alla domanda nella seconda metà dell’anno prossimo, riducendo potenzialmente il gap tra offerta e domanda, anche se non a sufficienza da risollevare i prezzi sui livelli di giugno. Un ritorno sopra i 110 dollari al barile sarebbe possibile solo con un’interruzione drastica nei principali Paesi produttori.
Il mercato continua inoltre a digerire la decisione dell’Arabia Saudita di tagliare nuovamente i prezzi imposti ai clienti in Asia e Stati Uniti. «Potenzialmente l’offerta supererà la domanda a meno che non succeda qualcosa di grosso a cambiare gli equilibri», spiega un analista. L’attenzione passa ora ai report mensili dell’Opec, dell’Aie e della Energy Information Administration statunitense, che saranno pubblicati in settimana.
In Libia, a causa del calo del prezzo del petrolio del 40% da giugno e delle difficoltà a riscuotere le tasse doganali, le entrate hanno subito un crollo di 30 miliardi, passando dai 45 dello scorso anno a 15 secondo i dati del 30 novembre. Lo ha reso noto la Banca centrale libica, sottolineando che le spese nello stesso periodo sono rimaste a quota 30 miliardi di dollari, comportando un’erosione delle riserve in valuta estera.
Ester Corvi, MilanoFinanza 9/12/2014