Andrea Montanari, MilanoFinanza 9/12/2014, 9 dicembre 2014
BIGMAC INDIGESTO IN USA E CINA
L’hamburger non piace più come un tempo, almeno in alcune aree del mondo. A partire dagli Stati Uniti, patria del colosso globale McDonald’s, e la Cina, uno dei mercati potenzialmente più importanti soprattutto in prospettiva. La tendenza è confortata dagli ultimi dati di vendite mensili diffuse in queste ore del leader mondiale del settore. Complessivamente le vendite (al netto dei ristoranti aperti recentemente) sono scese del 2,2%, contro le stime di mercato che stimavano un -1,7%, e dopo una flessione assai più contenuta di ottobre (-0,5%), addirittura migliore del consensus. Quel che preoccupa di più i vertici dell’azienda, presente in 100 Paesi con 35 mila punti vendita (14.200 solo negli Usa) che servono su base annua 70 milioni di clienti, sono però i dati su base geografica e regionale. Negli Usa il dato relativo alla vendita di prodotti (panini e altro cibo tipico della catena) è quello più preoccupante: -4,6% a fronte di una stima di mercato del -1,9%. I numeri di novembre rappresentano in questo caso il maggiore calo negli ultimi dieci anni. In più, va aggiunto che la discesa nelle vendite continua da sette mesi consecutivi. Uno smacco e un campanello d’allarme che stanno costando parecchio al titolo McDonald’s, come dimostra lo scivolone di quasi il 4% ieri a Wall Street. Analizzando poi le vendite di hamburger nell’area Asia-Pacifico, Medio Oriente e Africa, il saldo dello scorso mese è negativo per il 4%, di poco inferiore alle stime (-3,8%). Un trend solo in leggero miglioramento di quello registrato a ottobre (-4,2%). A pesare in quest’ultimo caso sull’azienda guidata dal presidente e ceo Don Thompson sono stati gli effetti dello scandalo legato alla commercializzazione di carni scadute da parte di un fornitore asiatico.
Le cose vanno un po’ meglio in Europa, perché la flessione registrata dalle vendite nel solo mese di novembre è stata contenuta complessivamente al 2%. In questo caso pesano i risultati molto deboli registrati in Russia, anche in seguito alle politiche adottate dal governo locale in risposta alla mosse fatte dal presidente degli Usa Barack Obama e della Ue.
A bilanciare le difficoltà registrate a Mosca ci sono i dati positivi e incoraggianti registrati nel Regno Unito. Ovviamente una delle cause che ha portato a questo rilevante calo delle vendite è rappresenta dalla concorrenza delle altre catene, quali Burger King e Kentucky Fried Chicken, oltre a quelle attive nei Paesi nei quali è presente McDonald’s.
Questa flessione avrà un impatto sui conti annuali del gruppo Usa, visto che secondo il consensus Bloomberg il giro d’affari scenderà a 27,7 miliardi dollari (-1%), il risultato operativo a 8,2 miliardi (-6,4%) e l’utile netto a 4,96 miliardi (-11,2%). L’Italia peserà complessivamente per poco più di 1 miliardo, giro d’affari nel 2013 che la società spera di confermare quest’anno.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 9/12/2014