Francesco Rigatelli, La Stampa 6/12/2014, 6 dicembre 2014
«SCOPRIREMO COM’È NATA DAVVERO LA RELATIVITÀ»
[Intervistaa a Claudio Bartocci] –
«Per la pratica dei matematici e dei fisici la digitalizzazione dell’archivio di Einstein non cambierà niente, ma per gli storici della scienza sì», spiega Claudio Bartocci, professore di fisica matematica all’Università di Genova.
La teoria della Relatività, dunque, non cambierà? Non scopriremo nulla di nuovo?
«Resterà così com’è. Non mi aspetto scoperte sorprendenti, ma non bisogna dimenticare che la teoria della Relatività generale fa parte della cultura del Novecento. L’anno prossimo ne ricorrerà il centenario e io credo ci siano dei tasselli da mettere a posto per quello che ne riguarda la genesi».
Che cosa intende in particolare?
«Dalle prime intuizioni del 1912 alla formulazione del 1915 c’è un periodo di intenso lavoro culturale da parte di Einstein con l’aiuto di Marcel Grossmann. Andrei a vedere le lettere tra i due, già pubblicate, ma online sono molto più fruibili. Così come riguarderei la corrispondenza con il matematico italiano Tullio Levi-Civita, all’epoca di fama internazionale, con il quale Einstein discuteva di uno strumento matematico indispensabile per la teoria della Relatività generale».
Che cos’altro cercherà?
«Delle tracce di influenze di Poincaré su Einstein, perché questo è un nodo fondamentale, cioè se la Relatività sia stata scoperta da entrambi e quale sia esattamente il debito del secondo verso il primo».
E le lettere private, invece, che cosa possono far emergere?
«Il ruolo della prima moglie, che pare abbia avuto una parte attiva nella formulazione della Relatività speciale. E se quello che si dice sui rapporti padre-figlio sia vero, cioè se Einstein abbia trascurato o meno il papà».
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Francesco Rigatelli, La Stampa 6/12/2014