Paolo Mastrolilli, La Stampa 6/12/2014, 6 dicembre 2014
Tags : Anno 1901. Raggruppati per paesi. Germania
EINSTEIN A CASA NOSTRA IL SUO ARCHIVIO È IN RETE
Benvenuti nel cervello di Albert Einstein. Per entrare, da ieri, basta un click sul computer, perché la Princeton University, in collaborazione con la Hebrew University di Gerusalemme e con Caltech, hanno cominciato a mettere in rete tutti i documenti del padre della teoria della Relatività. Al momento sono 5 mila testi, che vanno dal 1879 al 1923, ma sono destinati ad aumentare.
Gli studiosi di Einstein probabilmente li conoscono già tutti, ma per i profani sarà assai affascinante entrare nella vita personale di un genio, con il semplice aiuto di Internet. I documenti, infatti, raccontano tanto la sua attività scientifica quanto quella privata e fanno luce sulle sue passioni civili e politiche.
Il 27 marzo del 1901, ad esempio, Albert aveva scritto una lettera molto interessante alla moglie, Mileva Maric: «Ti bacio e ti abbraccio dal profondo del mio cuore, esattamente come vorresti e come meriti. Con amore». Dopo le affettuosità, però, Einstein aveva rivelato di voler cercare in Italia «una posizione come assistente, perché qui è assente uno dei principali ostacoli, cioè l’antisemitismo».
Era l’inizio del secolo, ma Albert aveva già sviluppato una profonda coscienza della sua identità ebraica, che avrebbe poi visto trasformare in tragedia durante la dittatura nazista. Quindi aveva pensato di trasferirsi in Italia, perché la percepiva come una nazione immune all’antisemitismo. Questa coscienza si solidifica nel corso degli anni e i documenti spiegano come Einstein sia diventato un sionista, anche se nella «confessione» del 5 aprile del 1920 chiarisce tutti i suoi dubbi sull’idea di considerare quello ebraico come il popolo eletto. Un percorso che si completerà con l’asilo negli Stati Uniti, dopo la presa del potere da parte dei nazisti in Germania. Lui aborriva la guerra, come aveva scritto nel manifesto agli europei del 1914: «Davvero dovremo perire in un conflitto fratricida?». Poi, però, aveva sollecitato il presidente americano Roosevelt a sviluppare gli studi sulle armi atomiche, per difendersi da quanto stavano facendo i nemici.
Anche la vita personale di Einstein è descritta nel profondo da questi documenti, dalle lettere d’amore per Mileva a quelle in cui descrive all’amico Michele Besso «il grande bene che mi fa la serenità», dopo la separazione dalla moglie e l’inizio della relazione con la cugina Elsa.
E poi, naturalmente, il lavoro scientifico. Le corrispondenze con giganti come Max Planck, gli scambi di vedute con i colleghi, gli scritti che in quel momento sembravano solo tentativi di immaginare qualcosa di grande e invece stavano già facendo la storia della fisica.
Viene un brivido a leggere l’inizio della relazione tenuta il 16 gennaio del 1911 a Zurigo: «Il pilastro basilare su cui posa la teoria definita “teoria della Relatività” è il cosiddetto principio della Relatività...». Un genio al lavoro, nel soggiorno di casa vostra, alla semplice distanza di uno schermo che lo fa tornare in vita.
Paolo Mastrolilli, La Stampa 6/12/2014