Andrea Giacobino, MilanoFinanza 6/12/2014, 6 dicembre 2014
LA SIGNORA DEL RUBLO
«Whatever it takes». Elvira Nabiullina se la ricorda bene la famosa frase pronunciata da Mario Draghi che ha permesso di scongiurare la crisi dell’euro e l’esplosione dell’Unione Europea. La 51enne governatrice della Banca Centrale russa vorrebbe avere il carisma di SuperMario mentre si trova ad affrontare il momento più difficile della sua lunga carriera a fianco dell’uomo che l’ha proiettata su una poltrona chiave del Paese: il presidente Vladir Vladimirovic Putin. La situazione è critica. Il rublo, colpito da vendite massicce da parte degli investitori internazionali, a seguito di un sell-off iniziato nel momento della crisi dell’Ucraina e accelerato a fronte del crollo del prezzo del petrolio che rappresenta ancora oggi l’unica vera ricchezza della Russia, va giù a rotta di collo. E quest’anno si prepara a essere quello peggiore per la valuta di Mosca, avvitata in una spirale discendente che risulta ancora più devastante della crisi del 1998, quando lo stato dichiarò default. Fra metà ottobre e metà novembre il cambio rublo/dollaro ha visto il primo deprezzarsi del 13% portando il bilancio da inizio anno a -30% su euro e a -38% sulla valuta a stelle e strisce. Inutile dire che tutto ciò ha innescato la corsa dell’inflazione giunta all’8,3%, al picco degli ultimi tre anni.
Putin nell’ultimo suo discorso al Cremlino dove ha parlato alla nazione, è stato categorico: ha chiesto al governo e alla banca centrale azioni dure e coordinate contro quelle che giudica solo speculazioni sul rublo. Dimenticando che il deprezzamento della valuta è il giudizio dei mercati a fronte delle sue ultime scelte politiche e dell’opzione militare prima in Crimea e poi in Ucraina, che hanno provocato le sanzioni da parte dei paesi occidentali. Al diktat di Putin, la Nabiullina ha risposto subito: dopo aver lasciato forse incautamente fluttuare la moneta due mesi fa, ora la banca centrale è pronta a intervenire sui cambi, senza limiti di volume e senza necessità di preavviso perché «il tasso di cambio corrente ha significativamente deviato dai valori fondamentalmente sani, cioè dai livelli che sono determinati dall’influenza dei fattori macroeconomici». A giorni la banca centrale presenterà una previsione degli indicatori economici del Paese, in prospettiva non incoraggianti dopo che il governo ha già preannunciato per il 2015 una fase recessiva con un pil in caduta dello 0,8% e dopo che persino Igor Sechin, potente capo della major energetica Rosneft, ha ipotizzato un petrolio ancora più giù, a 60 dollari. Il «whatever it takes» funzionerà anche per la Nabiullina che per sostenere il rublo già l’1 dicembre ha venduto 700 milioni di dollari sul mercato dei cambi? La governatrice è una donna determinata: nata il 29 ottobre del 1963 a Ufa, la città più popolosa della Repubblica di Baschiria, di etnia tartara e figlia di lavoratori, aveva fin da ragazza una predisposizione per gli studi matematici. Dopo un Phd in economia all’università statale di Mosca, ha lavorato per la Confindustria russa. È entrata nei gangli del governo nel 1990, fino a diventare viceministro per l’economia. Nel 1998, l’anno del default del Paese, è sbarcata al Centro per lo sviluppo strategico, un think-tank costituito dall’economista German Gref che guida Sberbank, la più importante banca russa. Otto anni più tardi Elvira era già a fianco di Putin per preparare la presidenza russa del G8. Sotto la presidenza di Dmitry Medvedev, Nabiullina era già ministro per l’Economia e col ritorno al Cremlino Putin l’ha rivoluta al suo fianco come consigliere economico, fino a nominarla governatore nel giugno del 2013, al posto di Sergei Ignatiev, un falco anti-inflazionista che ha però sempre strenuamente difeso l’indipendenza della Banca centrale. La pressione nei suoi confronti è diventata altissima e sta arrivando ai livelli di guardia. E come spesso accade in Russia anche i giudici si sono messi di mezzo: l’ufficio del procuratore generale della Federazione Russa, infatti, sta indagando sulle attività della banca centrale in relazione al crollo del rublo. Eugeny Fedorov, deputato della maggioranza di Russia Unita e membro della commissione budget e fiscale della Duma (il Parlamento) ha infatti accusato l’istituto di essere «un nemico del Paese» per aver affossato la valuta e di stare cospirando contro il bene nazionale. Difficile dire quanto, dietro questa recente escalation giudiziaria nei confronti della banca centrale, ci sia della guerra di potere che si sta consumando anche al Cremlino. Quelli che conoscono la Nabiullina, la dipingono come attenta alle regole di una politica monetaria trasparente. La decisione di lasciar fluttuare il rublo l’aveva presa dopo aver speso 90 miliardi di dollari, attinti dalle sue riserve in oro e valute, per sostenere la moneta.
Ma il crinale su cui oggi si muove il governatore è sottile, anche se in cassa ci sono ancora 370 miliardi di riserve. L’inflazione che sale potrebbe consigliarle di alzare i tassi: Nabiullina però lo ha già fatto quest’anno portando il costo del denaro al 9,5% e un ulteriore inasprimento alimenterebbe la fase recessiva. Sei anni fa, quando il mercato delle materie prime crollò sotto il peso della bancarotta di Lehman Brothers, la banca centrale russa per sostenere la moneta vendette 200 miliardi di dollari in sette mesi, riducendo le riserve di ben il 40%. Ma la morsa che sta attanagliando il banchiere centrale di un Paese che deve a petrolio e gas il 50% del suo bilancio, è peggiore. Come se non bastasse il rendimento del decennale russo viaggia ad oltre il 10% e il Cds a 5 anni è salito a quota 345. L’inverno di Elvira sarà freddissimo.
Andrea Giacobino, MilanoFinanza 6/12/2014