Marco Liera, il Sole 24 Ore 8/12/2014, 8 dicembre 2014
SE L’ECONOMIA PIANGE QUANDO RIDE IL RISPARMIO
Nell’anno compreso tra il 30 giugno 2013 e il 30 giugno 2014 le attività finanziarie detenute dalle famiglie italiane e dagli enti senza scopo di lucro al servizio delle famiglie sono aumentate del 7,5%, da 3.751 miliardi a 4.034 miliardi. Le passività sono rimaste praticamente invariate (da 922 a 916 miliardi di euro). Il saldo netto dei flussi di nuove attività finanziarie negli ultimi cinque trimestri è stato pari a 40,9 miliardi. Quindi la gran parte dell’incremento delle attività finanziarie è stata dovuta ai rendimenti degli investimenti (in particolare concentrate nell’area del reddito fisso domestico, che ha alle spalle un biennio particolarmente felice).
Come conciliare il saldo positivo dei flussi con la congiuntura economica assai deludente? Difficile supporre che gli afflussi siano attribuibili alla vendita di immobili o altre attività reali, a meno che non siano stati fatti tutti a soggetti non residenti. Nel caso di cessione a un residente, infatti, l’effetto aggregato è neutrale perché all’incasso di una famiglia corrisponde il deflusso (o l’aumento del debito) di un altro. Probabilmente, c’è un effetto della ripresa della propensione al risparmio, magari dovuta proprio a una reazione precauzionale delle famiglie alla crisi: secondo il sondaggio ACRI-Doxa pubblicato in occasione della Giornata del Risparmio, negli ultimi due anni è aumentata dal 29% (minimo storico da quando viene effettuata la rilevazione) al 33% la quota di famiglie che riescono a risparmiare.
Tutti da indagare invece sono i movimenti del considerevole sommerso, che in parte sono registrati nelle cifre citate. Nonostante tutto, esiste ancora una imprecisata osmosi tra “nero” e circuito finanziario ufficiale, stante il fatto che non tutti gli intermediari finanziari e i professionisti segnalano con il dovuto rigore i movimenti anomali di contanti. Da valutare sono anche i casi riportati dalle cronache di scoperta da parte della GdF di rimpatri di contanti alla frontiera con la Svizzera. Probabilmente si tratta di alcuni dei clienti con capitali non dichiarati che vengono “espulsi” dalle banche elvetiche per via della stretta dell’antiriciclaggio internazionale.
@LieraMarco
Marco Liera, il Sole 24 Ore 8/12/2014