Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, la Repubblica 8/12/2014, 8 dicembre 2014
LORIS, SPUNTA L’OMBRA DI UN SECONDO UOMO
SANTA CROCE CAMERINA.
Tutto adesso sembra ruotare attorno alle fascette. Quella che ha strangolato il piccolo Loris e quelle che gli stringevano i polsi. Troppe, forse, per essere state usate da una persona sola. Ed ecco che sulla scena del delitto entra l’ipotesi, in queste ore al vaglio degli inquirenti, che ad uccidere il bambino possano essere stati anche in due. Un’ipotesi sostenuta anche dagli esiti dell’esame autoptico che in questi giorni ha evidenziato tutta una serie di ferite e lesioni sul corpo di Loris.
L’ombra di un secondo uomo, dunque. Ma chi? E che rapporto potrebbe avere con le tante bugie di Veronica? Interrogativi ai quali gli inquirenti, che stanno passando al vaglio anche i tabulati telefonici della mamma di Loris, stanno cercando di dare una risposta. Quel sabato mattina, Veronica fa e riceve una decina di telefonate, tutte all’interno della cerchia familiare. Alle 9.23, riceve la chiamata del marito, due soli minuti. In quel momento — stando alla ricostruzione effettuata grazie ai video delle telecamere piazzate lungo le strade del paese — Veronica è a casa. E a casa dovrebbe essere anche Loris, rientrato alle 8.30 dopo essersi rifiutato di salire in macchina con la madre e il fratellino per andare a scuola. Da quell’ora fino a quando Veronica esce nuovamente da casa la telecamera piazzata sull’emporio di fronte che inquadra il portoncino di casa e la macchina non vede entrare ed uscire né Loris né altri. Quindi chi ha portato fuori il bambino, vivo o morto, non è passato da lì. E l’unico altro passaggio è la porta interna della palazzina che immette nel garage dove Veronica ha parcheggiato la macchina (cosa assolutamente insolita per lei) dopo aver lasciato il piccolo alla ludoteca. Del possibile coinvolgimento di un altro uomo si sussurra in paese, voci alimentate da alcuni post pubblicati sul profilo Facebook di Antonella Stival, zia del piccolo Loris. Lei, che una settimana fa, proprio al Vecchio Mulino aveva parlato di una famiglia «non proprio da Mulino bianco», ieri ha scritto «InFausto pensiero», e poi «Bastardi, costituitevi», al plurale: cosa che in molti leggono come un chiaro riferimento a qualcun altro.
Ma ci sono altre due tessere importanti nella ricomposizione di questo complesso mosaico al quale gli inquirenti stanno lavorando senza sosta: la ricerca dello zainetto mancante di Loris (al quale viene attribuita grande importanza) e il mistero delle mutandine, quelle che il bambino non indossava sotto i jeans slacciati (indicatori di una possibile violenza sessuale) ma anche quelle fatte ritrovare due giorni dopo il delitto proprio davanti la scuola, un possibile tentativo di depistaggio del quale deve ancora essere data una lettura chiara.
Santa Croce Camerina, piena ieri di posti di blocco e sorvolata continuamente da elicotteri, attende con un misto di angosciata curiosità e di malcelata insofferenza per la pressione mediatica la soluzione del giallo che appare sempre più vicina. Ieri persino in chiesa sono risuonate parole durissime nei confronti dei giornalisti. A pronunciarle, nella sua omelia, il viceparroco don Flavio Maganugo. Nessuna preghiera per il piccolo Loris, ma parole di condanna per i media: «Bambini, è stata una settimana particolare. A scuola sono venute tante persone, troppe. Tante telecamere. Sono venute anche qui in chiesa, oggi. È una vergogna, evidentemente non hanno altro da fare ». Ai giornalisti che sono andati a trovarlo dopo la messa, ha spiegato: «È inopportuno da parte mia dire qualsiasi cosa se prima non viene fuori la verità intera. Qui c’è anche l’occhio di Dio che tutto vede», ha aggiunto, riferendosi agli occhi elettronici delle telecamere che, fino ad ora, hanno segnato la svolta nelle indagini sbugiardando la versione di Veronica. Ma gli inquirenti cercano altri video per incrociare le immagini di cui sono in possesso con altri fotogrammi.
Anche ieri, mentre tanta gente andava a portare fiori e pensieri al Vecchio Mulino, Veronica è rimasta chiusa nella casa di via Garibaldi. Ragazza fragile fin da piccola, Veronica. E nel giorno in cui la procura di Marsala ha riaperto le indagini sulla scomparsa della piccola Denise Pipitone, viene fuori che nel 2004, quando aveva 15 anni, la donna si presentò alla caserma dei carabinieri sostenendo di aver visto la bambina che non è mai stata ritrovata.
Francesco Viviano e Alessandra Ziniti, la Repubblica 8/12/2014