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 2014  dicembre 08 Lunedì calendario

LE INDAGINI SUGLI IMMOBILI IOR TUTTI SVENDUTI TRANNE UNO: È LA SEDE DIPLOMATICA RUSSA

È stata la presenza dell’ambasciata della Federazione russa presso la Santa Sede a «salvare» l’ultimo immobile attualmente di proprietà dell’Ior. Solo grazie a Putin, potremmo dire, la Banca vaticana ha ancora qualche bene al sole.
Dopo la grande svendita decisa dall’ex presidente Angelo Caloia e dall’ex direttore generale Lelio Scaletti, nei cui confronti il Promotore di giustizia vaticano ha iniziato un’azione penale per peculato sequestrando sui loro conti e su quello dell’avvocato Gabriele Liuzzo ben 16,8 milioni di euro. Secondo l’accusa i tre avrebbero in tutto lucrato circa 60 milioni di euro dalle vendite di 29 stabili, alienati con operazioni concentrate tra il 2005 e il 2006, a cavallo della fine del Papato di Wojtyla.
Caloia e Scaletti non misero invece sul mercato il grande edificio all’inizio di via della Conciliazione (comprende i numeri civici dal 6 al 14 e ha ospitato anche una filiale dell’Unicredit presso cui lo Ior aveva a suo tempo un proprio conto), proprio per la presenza della rappresentanza diplomatica russa. Tutto l’altro patrimonio immobiliare è stato trasferito a prezzi stracciati a società offshore domiciliate alle Bahamas e gestite, secondo il Report della società Promontory, dagli stessi indagati.
Gli edifici sono per la maggior parte a Roma, ma anche a Milano, in zone di grande pregio. Come i due grandi palazzi alle spalle del lussuoso quartiere Coppedè nella Capitale, per un totale di 80 appartamenti, più negozi, box e seminterrati. Per ciascun edificio lo Ior ha incassato circa 50 milioni. La società acquirente ha messo in vendita i singoli appartamenti, con diritto di prelazione per gli inquilini, per una cifra tra gli 1,2 e gli 1,5 milioni ciascuno, e un ricavo di oltre 100 milioni, cioè più del doppio del prezzo di acquisto.
L’operazione fu valutata come gravemente anomala già nel 2009 dal Consiglio dei 15 cardinali incaricati dei problemi economici, presieduto dall’allora segretario di Stato Tarcisio Bertone. E portò all’uscita anzitempo dallo Ior di Caloia. L’età pensionabile dei dirigenti fu abbassata a 70 anni, per mandare a casa Scaletti. Oggi, però, i tempi sono cambiati ed è scattata l’azione giudiziaria.