Carmine Saviano, la Repubblica 7/12/2014, 7 dicembre 2014
TERZA DIMENSIONE
Ci arriverà una notifica. Uno dei nostri dispositivi in perenne connessione ci segnalerà che tutto è pronto. E non appena il nostro indice scivolerà sullo schermo, le luci della stanza in cui siamo si abbasseranno e l’ologramma del candidato premier comparirà di fronte a noi. Pronto a convincerci, guardandoci negli occhi, della bontà della sua proposta. Fantapolitica? No, futuro prossimo. Perché gli ologrammi sono già tra noi, crescono velocemente, sono ancora un po’ sfocati ma stanno passando dall’adolescenza alla maturità. Serrano i ranghi per rivoluzionare la nostra quotidianità: dalla medicina all’intrattenimento, dalla fruizione dell’arte e della cultura fino all’informazione e alla comunicazione. Il futuro è olografico. Abbiamo iniziato dalla politica perché è proprio in ciò che attiene alla polis che l’olografia sta dimostrando le proprie possibilità: implementa la costruzione di comunità in una direzione dove reale e virtuale diventano categorie quasi sovrapponibili. Basta guardare verso Oriente, perché è lì che sorge il nuovo sole della comunicazione politica: le ultime elezioni in India non le ha vinte Narendra Modi, ma il suo ologramma. Merito della Hologram Usa che gli ha permesso di raggiungere con la sua immagine in 3d gli angoli più remoti del Paese. Comizi trasmessi in contemporanea, l’avatar del futuro premier che azzera per un attimo la distanza tra cittadini e istituzioni. Nuove frontiere della partecipazione. E quello indiano è solo un laboratorio. Perché la stessa Hologram Usa fornirà i suoi servizi a chi, tra i prossimi candidati alla Casa Bianca, vorrà farne uso. Se l’Oriente è un laboratorio, gli Stati Uniti sono un modello. E se l’ologramma politico arriva lì, da Washington conquisterà il mondo.
Dipartimenti universitari di mezzo mondo ormai ci lavorano a pieno regime. Dal Mit di Boston a Cambridge. In Inghilterra ciò su cui si sta concentrando non è la politica ma la medicina. Un prelievo per le analisi del sangue? Medioevo. Basterà una microtelecamera per proiettare l’immagine tridimensionale e in movimento del plasma o di un qualsiasi organo. Quanto questo possa servire alla diagnostica è assolutamente intuitivo. E anche qui non si tratta di pii desideri: i lavori in corso sono a buon punto. C’è di mezzo un gigante della tecnologia come Philips, che sta mettendo a punto un impianto che consentirà di unire l’ologramma all’ecografia. I genitori potranno “vedere” il loro bambino, ne potranno seguire la crescita. E i medici faranno analisi in diretta, assicurandosi che ogni cosa stia andando per il verso giusto. Osservare la vita che prende forma. Con gli ologrammi non sarà possibile solo contemplare il futuro, ma anche rianimare la storia. Entrare in un libro, per esempio. C’è riuscito un team di ricercatori delle università di Bologna e delle Marche: l ’ Uomo Vitruviano finalmente osservabile da tutte le prospettive, il farsi del tratto di Leonardo di fronte ai nostri occhi. «L’ologramma ci consente di riprodurre un manufatto in uno spazio vuoto come se lo avessimo davanti a noi», ci dice Paolo Clini del Centro studi Vitruviano di Fano. I vantaggi sono tanti: l’arte viene spettacolarizzata, l’ipotesi di un Museo dei Musei prende corpo. «Attraverso questa tecnologia diventa possibile interrogare l’opera, interagire». Certo, c’è il problema del contesto. Sottrarre un’opera al luogo per cui è stata pensata va contro ogni storicismo. «Ma così si fanno passi avanti sul terreno della democratizzazione dell’arte: il codice di Leonardo è visibile ogni cinque anni. Qui è davanti ai nostri occhi in ogni momento», suggerisce Clini.
Come saranno davanti ai nostri occhi in ogni momento tutte le star del rock o del cinema passate a miglior vita. Lo abbiamo già visto: l’ologramma di Tupac e quello di Michael Jackson hanno già fatto la loro comparsa davanti ai fan. E in questo campo l’applicazione degli ologrammi coincide con la fantasia, il limite del possibile non esiste: aspettiamoci super-gruppi più o me- probabili con Elvis che ruba la scena a Kurt Cobain o maxi-produzioni hollywoodiane con Marilyn Monroe che fugge da un cattivissimo Heath Ledger. Perché non avviene già? Qui la questione è solo economica: l’immagine delle star è soggetta alla legge del marketing. Ciò che però si può già fare è affittare l’ologramma di un dj per le feste, merito dell’italiana Overfest.
Infine, l’informazione. Alcune testate come la Cnn hanno già messo in cantiere alcuni esperimenti, come la realizzazione di uno studio televisivo sulla falsariga del Ponte Ologrammi di Star Trek. Entrare nei luoghi delle notizie, osservare i protagonisti della vita politica o economica, seguire gli inviati tra i conflitti che attraversano il pianeta. Tutto in diretta 3d sul proprio telefonino: Amazon, Microsoft e la cinese Takee Technology hanno già in cantiere dispositivi per ricevere ologrammi. E sul versante Apple si parla da un po’ di un team di ricerca al lavoro su ologrammi da toccare. Il futuro olografico è quindi alle porte. E non sarà un tempo privo di polemiche. Perché un mondo in cui “non si va mai a sbattere”, in cui la resurrezione anche se virtuale è a portata di mano, un mondo in cui la patina della storia si assottiglia, sarà un mondo che farà discutere. Il punto è sempre quello: saremo all’altezza della tecnica? Lo sapremo al primo apparire della Compagnia degli Ologrammi.
Carmine Saviano, la Repubblica 7/12/2014