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 2014  dicembre 07 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA CONTESTAZIONE ALLA PRIMA DELLA SCALA


REPUBBLICA.IT
Transenne divelte, cariche, lancio di oggetti e tre feriti (due manifestanti colpiti alla testa e un carabiniere centrato a un occhio da un sasso): è altissima la tensione in piazza Scala, nel cuore di Milano, davanti al teatro progettato dal Piermarini che inaugura la nuova stagione lirica. Gli scontri sono iniziati un paio d’ore prima dell’apertura del sipario, ma sono andati avanti anche dopo che è iniziato il Fidelio di Beethoven rivisto in chiave moderna. In più occasioni gli agenti hanno caricato i manifestanti che cercavano di entrare nella zona rossa, ossia la porzione di piazza Scala che si trova davanti al teatro. Mentre gli ospiti in abito da sera entravano al Piermarini (molti anche dagli ingressi secondari, più riparati) in piazza volava di tutto contro la polizia e i carabinieri, comprese uova e bengala. Lo spettacolo è iniziato regolarmente alle 18 con il maestro Daniel Barenboim che ha guidato l’orchestra nell’esecuzione dell’Inno di Mameli, anche se il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non sia presente.
Spunta una molotov. La polizia ha sequestrato una molotov: la persona che la brandiva è stata bloccata prima che riuscisse a lanciarla, ma è riuscito a fuggire subito dopo. Le fila dei manifestanti - che protestano per il diritto alla casa e il diritto al lavoro - si sono ingrossate col passare delle ore: la ventina iniziale è diventata presto un centinaio, poi 150. I principali fronti caldi della piazza si sono avuti in via Santa Margherita (dove un gruppo di antagonisti del Cantiere è stato respinto con due cariche e diverse manganellate), in via Case Rotte (dove i manifestanti hanno divelto le transenne) e poi in piazza San Fedele (dove manifestanti, poliziotti e carabinieri si sono fronteggiati a lungo). E’ qui che gli agenti hanno sequestrato la molotov.
Milano, scontri e lanci di uova per la prima della Scala
Uova, petardi e feriti. Gli antagonisti dicono che due di loro sono rimasti feriti negli scontri: "Ci hanno manganellato, due di noi sono stati colpiti alla testa". Gli antagonisti - tutti con il volto coperto e con caschi in testa - hanno risposto lanciando uova e petardi. I contestatori hanno usato scudi di polistirolo con scritto "que se vayan todos", "fight the police" e "Renzi 71". Gli antagonisti protestano contro il governo, in rappresentanza del quale, alla prima, sarà presente il presidente del Senato Piero Grasso e il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, contro il Jobs act e contro gli sgomberi delle case popolari occupate abusivamente. "Siete tutti ladri e mafiosi", "Case per tutti e povertà per nessuno", "Casa, diritti e dignità. Fuori la casta dalla città": sono alcuni dei cori gridati al megafono.
I fronti dello scontro. Continui capovolgimenti di fronte in piazza della Scala tra manifestanti e forze dell’ordine si susseguono dal lato di Palazzo Marino tra via Case Rotte e via Marino. Militanti del Cantiere si sono uniti a un folto gruppo di anarchici e antagonisti e hanno dapprima fronteggiato le forze dell’ordine all’angolo di via Case Rotte e ora si stanno allineando sul piazzale antistante l’ingresso di Palazzo Marino, dopo aver lanciato fumogeni e oggetti, al grido di "Fuck Austerity". Le forze dell’ordine sono costrette a continui spostamenti ai vari angoli della piazza ma al momento, a parte molta tensione e un pò di caos, non si sono verificati ’contatti’.
La protesta in cima al Duomo. Due antagonisti sono saliti sulle terrazze del Duomo e hanno esposto lo striscione "Occupiamo tutte le case vuote, basta sgomberi". Nel frattempo, un altro piccolo gruppo di manifestanti ha dato vita a un blitz in Galleria Vittorio Emanuele: sono saliti sulle impalcature e hanno srotolato uno striscione con una scritta identica a quella fatta sventolare dalla sommità della cattedrale.
I Cub con Renzi e Berlusconi pupazzi. In piazza Scala è in atto una protesta pacifica da parte dei Cub con i pupazzi del premier Matteo Renzi e del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, con il microfono a disposizione dei passanti. Sono comparse anche due maschere di Silvio Berlusconi e del premier Matteo Renzi e due casette di legno con insegne con scritto ’Case Aler’ e ’Elettrodux’. Molti anche gli striscioni della Confederazione unitaria di base. "Alla prima del Teatro alla Scala si affollano banchieri, potenti politici, nuovi eroi di Renzi (padroni del vapore, grandi evasori, bancarottieri)", è scritto nel volantino distribuito dai manifestanti in piazza della Scala. "Fuori dal teatro lavoratori, precari, disoccupati, cassaintegrati, immigrati che quotidianamente vengono sfrattati dalle case e dalle fabbriche e giovani in cerca di lavoro cui si promette lavoro solo se si tagliano i diritti ai loro padri".
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Franceschini: "Le proteste danneggiano". "Non capisco, queste proteste sono un danno economico per il Paese nella città che ospiterà Expo 2015"
ha detto il ministro alla Cultura Dario Franceschini entrando alla Scala. Gli ha fatto eco il sovrintendente alla Scala, Alexander Pereira: "La gente dovrebbe pensare che quando si fanno queste serate di gala in cui si guadagnano tanti soldi, questi verranno utilizzati nel sociale. Fanno del bene e non del male". Pereira invita tutti a ricordare che la Scala è il secondo più importante brand dell’Italia nel mondo, dopo la Ferrari e prima di Armani.

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La ricerca della verità nel fondo di una prigione, la vittoria della luce della giustizia sul buio dell’oppressione, ma anche l’amore fedele e costante di una donna (che si finge uomo) decisa a salvare a tutti i costi il marito da una detenzione iniqua: sono i temi del Fidelio, l’unica opera scritta da Beethoven su cui oggi si apre il sipario della Scala per la grande inaugurazione di stagione (assenti il premier Giorgio Napolitano e il premier Matteo Renzi). È l’ultima creatura dell’ex sovrintendente Stéphane Lissner, ormai volato a Parigi per dirigere l’Opéra passando il testimone ad Alexander Pereira, e avrà due protagonisti d’eccezione: sul podio Daniel Barenboim, anch’egli in uscita il prossimo 31 dicembre, e alla regia l’inglese Deborah Warner, già apprezzata a Milano per Death in Venice di Benjamin Britten.
Mette al centro della sua interpretazione musicale il trionfo dell’amore ancor prima del messaggio politico libertario Barenboim, che ha deciso di attaccare l’opera (dopo l’Inno di Mameli, ormai tradizione consolidata alla prima) con la Leonore II e non con l’ultima versione dell’ouverture del 1814. «L’amore coniugale può cambiare il mondo — spiega il direttore — Tristano e Isotta non è un’opera sull’amore, ma sulla morte. E Fidelio non è un dramma politico: Beethoven non fa annunci, racconta una straordinaria vicenda umana». Molte indiscrezioni sono già trapelate sulla regia della Warner: attualizza la storia, ambientandola non in un carcere ma in un ex capannone industriale (le scene imponenti sono di Chloe Obolensky) che il regime in declino utilizza per imprigionare e tenere sotto controllo gli oppositori.
«È un’opera universale, capace di parlare a tutti di amore e giustizia — dice la regista — ancor più attuale ora che la cronaca ci parla dei fatti dell’Ucraina o dell’Isis. Non ci sono riferimenti precisi: l’importante è che susciti negli spettatori qualche eco, qualche ricordo». Moderni i costumi: «comodi, pratici, ci permettono di cantare con agio» dicono gli interpreti, per i quali c’è molta attesa. In primo piano il soprano Anja Kampe, tedesca che ha vissuto molto in Italia (ha frequentato il Conservatorio di Torino e l’Accademia della Scala), alla quale è richiesto un grande impegno nel sostenere un ruolo en travesti. Lo ha già interpretato 75 volte (il suo primo a Glyndenbourne nel 2006 proprio con la Warner), ma «è sempre bellissimo affrontare questo personaggio, soprattutto far trapelare la femminilità sotto i panni maschili». La si vedrà con i capelli a caschetto coperti da un berretto, vestita con una tuta di jeans da minatore, e impugnare nel secondo atto, come da libretto, una pistola per salvare il suo Florestan.
Ottima l’intesa con il tenore Klaus Florian Vogt: «Un uomo debole, nel corpo, fiaccato dagli stenti patiti in prigionia, ma la cui parte vocale esige al contrario una voce assai prestante. E su questo contrasto dovrò puntare». Ma a dare qualche pensiero in più a Leonore-Florestan c’è anche la giovane Marzelline, figlia del carceriere Rocco (Kwangchul Youn) che si è invaghita del finto giovanotto. «Quando scopre la verità è davvero smarrita — spiega il soprano Mojca Erdmann, che la interpreta — La regia insiste molto sulla tristezza e delusione della ragazza, a cui crolla il mondo in testa». Marzelline sceglie Fidelio (c’è anche un bacio tra quelle che in realtà sono due donne) e respinge la corte di Jaquino, aiutante del carcere: «Non capisce perché lei gli preferisca quel nuovo arrivato — racconta il tenore Florian Hoffmann — Ci resta male, anche perché lei è l’unica donna che vede, vivendo in quella prigione cupa e opprimente».
Milano, alla Scala le prove del Fidelio per la prima
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Ma in una storia che celebra il trionfo della luce sull’oscurità non può mancare il cattivo: è Don Pizzarro (il basso-baritono Falk Stuckmann),
intenzionato a uccidere Florestan per occultare la sua sete di vendetta che potrebbe essere scoperta dal ministro Don Fernando (il baritono Peter Mattei). Nel finale è il coro a essere protagonista assoluto: 94 cantanti in scena, sommati ad altri 32 fra mimi-carcerieri (bendati) e comparse, che celebrano la vittoria della libertà contro la tirannia. Orecchie puntate anche sull’orchestra, formata da 65 professori, che Barenboim farà suonare in puro stile beethoveniano.