Notizie tratte da: Daniel Defoe # Diario dell’anno della peste # Elliot Roma 2014 # pp. 240, 17,50 euro., 7 dicembre 2014
LIBRO IN GOCCE NUMERO 16
(Diario dell’anno della peste)
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1665: LA PESTE A LONDRA–
Anime. "Una peste spaventosa a Londra ci fu / Nell’anno 1665 . / Spazzò via centomila anime, / Eppure io sono ancora qui" (Daniel Defoe).
Seta. La peste giunse a Londra attraverso della seta proveniente dall’Olanda e, prima ancora, dall’Oriente. La prima vittima in una casa di Long Acre, dove la mercanzia fu condotta e aperta per la prima volta. In quell’abitazione morirono quattro persone.
Ciarlatani. Successo dei ciarlatani che vendevano "pillole garantite contro il contagio", "ricostituenti eccezionali contro l’inquinamento dell’aria", "antidoti preventivi infallibili contro il contagio", "pasticche anti-pestilenza", "acqua anti-peste". Tutti a base di sostanze nocive, quasi sempre mercurio.
Custodi. Tra i provvedimenti, quello di chiudere dentro casa, con tutta la famiglia, il malato di peste. Per ognuna di queste case erano due custodi, uno diurno e l’altro notturno, col compito di non far passare nessuno. Svolgevano anche le commissioni per chi era dentro: se si dovevano allontanare, chiudevano l’abitazione a chiave. Di solito tutta la famiglia moriva.
Appestati. Spesso quelli chiusi dentro si facevano fare più copie delle chiavi di casa, per fuggire mentre il custode era a far commissioni. Così a un certo punto le case infette furono sprangate da fuori. Comunque fu grande il numero dei segregati che riuscì a evadere, con la forza (anche uccidendo i custodi) o con l’astuzia.
Morti. Sepoltura dei morti: prima dell’alba o al tramonto, nessun corteo funebre, fosse profonde almeno sei piedi. Cadaveri a non meno di due metri sotto la superficie del terreno.
Bubboni. I bubboni, che si formavano al collo e all’inguine, provocavano un dolore talmente forte che alcuni, incapaci di sopportarlo, si gettavano dalle finestre.
Acqua. Quell’appestato che, in preda a furore, fuggì di casa, si denudò, si gettò nel Tamigi, nuotò fino all’altra riva, corse per un po’, si rituffò di nuovo, tornò a casa, si rimise a letto. Guarì perché il movimento degli arti aveva fatto maturare e rompere i bubboni, e l’acqua fredda abbassato la febbre.
Fuoco. Al termine dell’epidemia i più poveri disinfettarono le case tenendo aperte le finestre giorno e notte, bruciando zolfo, pece, polvere da sparo. Altri accesero grandi fuochi, altri bruciarono definitivamente le abitazioni.
Incendio. nove mesi dopo la fine della peste avvenne il grande incendio che distrusse Londra.
Giorgio Dell’Arti, Domenicale – Il Sole 24 Ore 7/12/2014