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 2014  dicembre 07 Domenica calendario

Sul Corriere Danilo Taino elencava i dati di una crescente affermazione delle Chiese protestanti nella (finora) cattolicissima America latina, individuandone fra le possibili chiavi interpretative la maggiore capacità di proselitismo delle Chiese in questione (in particolare quella evangelica) rispetto al cattolicesimo tradizionale

Sul Corriere Danilo Taino elencava i dati di una crescente affermazione delle Chiese protestanti nella (finora) cattolicissima America latina, individuandone fra le possibili chiavi interpretative la maggiore capacità di proselitismo delle Chiese in questione (in particolare quella evangelica) rispetto al cattolicesimo tradizionale. Mi ha però meravigliato un aspetto di tale pervasività: la più estesa diffusione di guarigioni miracolose cui i fedeli protestanti dichiarano di aver assistito con percentuali rilevanti attorno al 50% (contro il 15-30% dei cattolici). Sono compatibili tali manifestazioni miracolistiche con la fede protestante e con le posizioni di una fede sobria e razionale, come voluto dai suoi fondatori Lutero e Calvino? E cosa ha a che fare con la dottrina della predestinazione che interpreta la grazia di Dio come inaccessibile e imperscrutabile agli uomini, avulsa da ogni manifestazione esteriore? Marinella Gambino Cara Signora, I nuovi protestanti dell’America Latina non sono luterani, episcopali, anglicani, vale a dire fedeli di quelle Chiese tradizionali che hanno una forte connotazione ufficiale e una più o meno solida struttura gerarchica. Sono battisti, metodisti, pentecostali e appartengono alla grande famiglia degli evangelici, particolarmente diffusa e autorevole negli Stati Uniti. Il caso più interessante è quello del Brasile dove i cattolici, sino agli anni Settanta, rappresentavano il 90% della popolazione e sono scesi da allora al 68%. Alcuni osservatori pensano che questo fenomeno, visibile anche in altri Paesi dell’America Latina, dipenda almeno in parte dal rigore con cui la Chiesa, sin dal papato di Giovanni Paolo II, ha combattuto quella combinazione di cristianesimo e marxismo che va sotto il nome di teologia della liberazione. Altri studiosi e analisti credono che le liturgie assembleari degli evangelici, con grande abbondanza di balli e canti, piaccia alla spiritualità popolare brasiliana molto più dei riti consolidati e formali della Chiesa. Maliziosamente qualche cattolico pensa addirittura che non vi sia una grande differenza, tutto sommato, tra il carnevale di Rio e certe manifestazioni collettive della religiosità evangelica. Vi è anche una terza interpretazione secondo cui la conquista evangelica dell’America Latina risponderebbe a un disegno strategico del cristianesimo nord-americano e avverrebbe con il beneplacito di alcuni circoli ufficiali degli Stati Uniti. Non so quanto vi sia di attendibile in una tale ipotesi, ma è certamente vero che vi sono state circostanze in cui i missionari americani furono percepiti come il braccio spirituale della diplomazia degli Stati Uniti. È accaduto in Cina tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento. È accaduto in Medio Oriente dopo lo stabilimento di relazioni diplomatiche fra gli Stati Uniti e l’Impero Ottomano nel 1862. In una curiosa storia a fumetti delle relazioni fra gli Stati Uniti e il Medio Oriente, disegnata da David B. e scritta da Jean Pierre Filiu ( Il mio miglior nemico , ed. Rizzoli Lizard con una prefazione di Antonio Ferrari), si ricorda che centinaia di missionari americani giunsero nel Levante all’inizio del XIX secolo e che cento anni dopo controllavano 400 scuole, 9 collegi, 9 ospedali e 10 dispensari. Furono missionari americani, per esempio, i fondatori della Università americana di Beirut. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale, gli evangelici americani misero gli occhi anche sull’Italia meridionale. Pensavano che la povertà, la disoccupazione e l’analfabetismo offrissero ai loro missionari un terreno fertile. L’operazione produsse risultati modesti, ma vi furono momenti in cui la Chiesa Romana faceva sapere al governo italiano che la concessione di visti ai pastori protestanti degli Stati Uniti non era gradita oltre Tevere.