Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera 17/12/2014, 17 dicembre 2014
MAFIA A ROMA, ALTRI PRONTI A PARLARE DOSSIER CONTRO I GIUDICI «SCOMODI»
Il vertice della piramide, Massimo Carminati, ha preferito il silenzio. La base potrebbe parlare, beneficiando di qualche sconto. Lo stesso Salvatore Buzzi, a capo della rete di cooperative sociali che in un decennio ha moltiplicato i propri affari in Comune, sembra disponibile a rispondere alle domande dei pm, ha precisato il difensore Alessandro Diddi.
In questo senso potrebbe essere decisivo il pronunciamento del Tribunale del riesame, al quale gli arrestati hanno annunciato ricorso. Se dovesse cadere il reato associativo, molti, secondo la linea difensiva degli avvocati, sarebbero disposti a ricostruire i singoli episodi di corruzione.
Dalle carte dell’inchiesta, coordinata dal procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Roma, Michele Prestipino, affiorano, intanto, altri episodi di interferenza con la pubblica amministrazione.
Ad esempio una sorta di dossier per screditare il giudice del Tar che aveva firmato la sospensiva per la gara sul Centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara) di Castelnuovo di Porto, gestita con profitto da Buzzi. Contro la giudice Linda Sandulli si sarebbe mossa di persona l’ex assessore della giunta Zingaretti, Paola Varvazzo, fornendo documenti utili al braccio destro di Carminati. In un’intercettazione, la Varvazzo fissa un appuntamento con Buzzi per passargli le carte: «Al Viminale mi ci trovi fino alle due e mezza perché poi devo andare di corsa...», dice. Amministratori, colletti bianchi, politici e nomi di prestigio affiorano dalla carte. Il vicedirettore di Bankitalia Renato Panetta, citato in un’intercettazione, ha fatto sapere che con Carminati si erano conosciuti da ragazzi ma non ci sono più stati contatti per trent’anni.
Anche i permessi per costruire, autorizzazioni di leggendaria complessità per la maggior parte delle imprese romane, a Carminati e agli amici, piovevano nel giro di poco. Dalla perquisizione eseguita nei confronti di Cristiano Guarnera, divenuto «intoccabile» dopo il reclutamento nell’organizzazione, è emerso che il permesso per l’edificazione di una palazzina a Monteverde era stato ottenuto dalla sua società nel giro di soli tre giorni.
Poi c’è il controllo del territorio: nella Roma Nord di Carminati e soci la piccola criminalità non era tollerata, con decisioni simili a quelle rese dalle associazioni mafiose tradizionali, Carminati e i suoi cercavano di scoraggiarla. In un caso il Nero e il suo braccio destro Riccardo Brugia si sono lanciati all’inseguimento di quelli che ritenevano una coppia di scippatori in scooter. Per poi scoprire che si trattava di un errore di persona, in realtà. Ma per i Ros «l’episodio dimostra l’esercizio del controllo del territorio».
Il «Nero» vive il presente senza nostalgie. La Banda della Magliana? «Accattoni, straccioni, per carità sanguinari perché si ammazzava la gente così, senza discutere. Ma quelli erano altri tempi. Stiamo parlando di un mondo che è finito, tanto è vero che poi si sono tutti pentiti». Enrico Nicoletti? Suppergiù uno sfigato qualunque: «Una vittima, ha fatto i soldi con le Università quando c’era Sbardella».
I. Sac.