Paolo Lepri, Corriere della Sera 6/12/2014, 6 dicembre 2014
NEOCOMUNISTI AL GOVERNO IN TURINGIA INCOGNITA TEDESCA
È una rivoluzione di dicembre, quella maturata in Turingia, destinata ad agitare la politica tedesca. Per la prima volta nella storia, un Land verrà guidato da un ministro-presidente della Linke, il partito che ha parzialmente raccolto l’eredità dei comunisti della Ddr. Bodo Ramelow, un ex sindacalista cresciuto ad Ovest, sarà in questa regione dell’Est alla testa di una coalizione «rosso-rosso-verde» della quale fa parte la stessa Spd alleata dei cristiano-democratici nel governo Merkel.
«Il mio partito non è un club di nostalgici», ripete il neogovernatore. Nel discorso di insediamento ha comunque chiesto perdono ad un amico, Andreas Möller, perseguitato dalla Stasi. La sua elezione è stata preceduta da una serie di manifestazioni organizzante da associazioni delle vittime del regime comunista per protestare contro il «ritorno al potere degli oppressori». Anche il presidente tedesco Joachim Gauck, ex militante dei diritti umani nella Germania Est, non ha nascosto il proprio disagio.
Nonostante l’incandescente clima che ha accompagnato la nascita del governo regionale (la moglie di Ramelow, l’italiana Germana Alberti vom Hofe, ha ricevuto telefonate minatorie), il leader della Linke è determinato ad andare avanti. Cercherà di realizzare un programma che punta sul potenziamento dello Stato sociale, senza lasciarsi condizionare dall’esigua maggioranza (un solo voto) di cui dispone.
Intanto, il mondo politico si interroga sulle difficoltà della Cdu, che sembra appiattita sulla popolarità personale della Cancelliera. I cristiano-democratici sono ormai al potere in soli 5 Länder su 16. Ma bisogna capire se la formula della Turingia abbia qualche possibilità di venire proposta nel 2017 a livello nazionale. La Spd prende tempo. Anche perché sa che la Linke deve cambiare pelle. E non è detto che ci riesca.