Massimo Gaggi, Corriere della Sera 6/12/2014, 6 dicembre 2014
NEL GRATTACIELO DEI RICCHI
[Dall’attico la vista di Manhattan mette paura L’edificio è stretto e alto come una matita, in modo da eliminare i vicini di pianerottolo] –
DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK Salirci in cima adesso che è ancora uno scheletro di cemento armato vuoto, dà un certo batticuore. L’ascensore del cantiere che si arrampica lungo la parete esterna impiega sei lunghissimi minuti ad arrivare al 96esimo piano. Attesa ripagata dalla vista mozzafiato. A 425 metri di altezza è come essere in aereo: Central Park è un rettangolino verde, l’Empire State Building e tutti gli altri grattacieli di Manhattan li guardi dall’alto in basso. Solo il World Trade Center è ufficialmente più alto (ma c’è il «trucco»: una lunghissima antenna).
Unico dettaglio che non consente di rilassarsi: le finestre, tre metri per tre, che arrivano fino al pavimento, non sono state ancora montate, ci sono solo reti e funi di protezione. E il vento di dicembre è micidiale. Ma presto questa penthouse diventerà un accogliente trionfo di marmi, cristalli e legni pregiati. Un appartamento di un piano, circa 800 metri quadrati, già venduto.
Cim Group e Macklowe Properties, le imprese che stanno completando la più alta torre d’appartamenti dell’emisfero occidentale, non danno informazioni sui clienti e sui prezzi pagati. Ufficialmente gli appartamenti di 432 Park Avenue, appena 104 unità immobiliari — e quindi molte di un intero piano per viste sconfinate senza vicini della porta accanto — in un edificio di 96 piani (ma quelli bassi sono destinati ai servizi comuni: club esclusivo, ristorante, palestra, piscina), sono in vendita a prezzi variabili tra i 17 e gli 83 milioni di dollari. In realtà l’attico che sto attraversando con passo incerto è stato pagato 95 milioni. E non è nemmeno un record. Nel mondo globalizzato della polarizzazione dei redditi e della formazione di grandi fortune, si moltiplicano, dal Medio Oriente alla Russia, i super-ricchi pronti a spendere decine di milioni, magari anche cento, per una residenza davvero esclusiva.
Londra, Singapore, Montecarlo, Dubai, ma soprattutto New York: quello di isolarsi in un «nido delle aquile» sopra Manhattan sembra il sogno di molti miliardari. Ed è proprio questo mercato che alimenta la febbrile attività dei costruttori newyorchesi impegnati a realizzare a Midtown, negli isolati attorno alla 57esima strada, una decina di nuovi grattacieli di appartamenti che stanno cambiando ancora una volta la skyline di New York. Torri che sembrano matite, sottilissime e altissime. Passati di moda i grandi palazzi per uffici dalla facciata piatta che richiedono molti ascensori per il gran traffico di gente, adesso si guadagna con le residenze esclusive: gli ascensori sono diventati velocissimi (quelli di 432 Park impiegheranno appena 55 secondi per arrivare al 96esimo piano), ne bastano due o tre per ogni torre. E poi le nuove tecniche costruttive consentono di realizzare edifici sottilissimi. Come il condominio al 111 West della 57esima. La costruzione è iniziata da poco: sarà alto quando 432 Park, ma ancora più sottile. Una base di appena quindici metri, una vera lama che taglia il cielo.
Chi ci abiterà? Industriali indiani e cinesi, sceicchi ancora pieni di petrodollari, oligarchi russi, ma anche imprenditori e finanzieri americani, a giudicare dalle facce di chi entra ed esce dai condomini di extralusso già costruiti nella zona. Una concentrazione di ricchezza che ha ispirato al sindaco de Blasio l’immagine delle due New York, i ricchi e gli esclusi.
In realtà quella che si sta formando nel centro di Manhattan, tra Central Park e il Rockefeller Center, è una concentrazione impressionante di opulenza in poche mani. Un fenomeno che la rivista Fortune ha cercato di rendere in cifre: il costo dei 104 appartamenti della torre di Park Avenue, 3,12 miliardi di dollari, supera il valore di tutti gli edifici residenziali della città di Trenton, la capitale del New Jersey, ed è il doppio dell’intero patrimonio immobiliare di Juneau, la capitale dell’Alaska.
Tony Malkin, capo dell’azienda familiare che gestisce l’Empire State osserva le nuove torri con sufficienza: «Postmoderne? A me sembrano medievali: i ricchi che si proteggono isolandosi dalla città sottostante come 700 anni fa». Siamo o non siamo nella San Gimignano del Ventunesimo secolo?