Giusi Fasano, Corriere della Sera 6/12/2014, 6 dicembre 2014
PERCHÉ È TORNATA A CASA TRE SOLI MINUTI?
TUTTI I BUCHI NELLA MATTINA DI VERONICA –
DALLA NOSTRA INVIATA Santa Croce Camerina (Ragusa) Tre minuti e mezzo che non sono raccontati in nessun verbale e che non compaiono mai nelle ricostruzioni contraddittorie di Veronica. La mattina in cui Loris sparisce sua madre rientra a casa una volta di troppo rispetto a quanto lei stessa dichiara nei verbali. E «quella» volta sale in casa, appunto, soltanto per tre minuti e mezzo prima di infilarsi di nuovo in macchina e raggiungere il castello di Donnafugata, dove deve seguire un corso di cucina.
Perché? Che senso ha quel breve ritorno nell’appartamento di via Garibaldi? E, soprattutto, perché tacerlo agli investigatori?
Loro — gli inquirenti — si dicono praticamente sicuri di quel passaggio perché la telecamera piazzata dall’altra parte della strada inquadra il portone di casa Stival e, per quanto sgranate e poco nitide possano essere, le immagini mostrerebbero comunque la sagoma di una persona che scende dalla macchina e si infila nella porta d’ingresso per uscirne 210 secondi più tardi. L’auto è una Polo nera come quella di Veronica, che nessun altro ha in quella palazzina. La sagoma, deducono quindi gli investigatori, dovrebbe essere la sua.
La domanda è: cosa c’è di tanto urgente da fare a casa per essere costretta a tornarci prima di correre a lezione di cucina? Cos’ha dimenticato? Chi sta visionando i frame di quei secondi è concentrato anche su un altro particolare: capire se la persona che si muove nel filmato ha qualcosa fra le mani quando esce di casa. Per esempio il sacco della spazzatura, quello che lei dice di aver buttato via mentre andava al corso, dove tra l’altro arriva in gran ritardo giustificandosi: «Scusate, ho avuto dei problemi».
Immagini e ancora immagini. La Polo nera inquadrata mentre passa a 50 metri dalla strada che porta al mulino vicino al quale è stato ritrovato Loris, vista mentre si infila nel garage di casa, ripresa mentre fa un percorso diverso rispetto a quello raccontato da lei... E alla fine eccola, ferma sotto casa per quei tre minuti e mezzo. Subito dopo essere transitata a pochi passi dal canneto accanto al mulino vecchio. «Aveva molta fretta perché era in ritardo ma nonostante questo è ripassata dall’appartamento. Come se avesse la necessità assoluta di prendere qualcosa».
Dopo una settimana l’inchiesta ha ricostruito minuto per minuto gli spostamenti di Veronica. Eccoli: esce di casa una prima volta alle 8.32 con i due bambini. Loris non sale in macchina e torna a casa, lei parte per accompagnare l’altro bimbo alla ludoteca e rientra alle 8.49 mettendo la macchina nel garage (non lo fa mai, spiegano i vicini) che ha un accesso interno alla palazzina. La Polo nera esce dal garage dopo 36 minuti. Viene individuata da più telecamere mentre si avvia verso la zona del mulino vecchio e fino a quando passa a 50 metri da lì. Poi la si vede puntare di nuovo verso casa e comparire davanti al portone dove rimarrà parcheggiata per quei tre minuti e mezzo prima di partire in direzione della scuola di cucina.
Il racconto di Veronica è un groviglio di bugie, questo è ormai una certezza. Ma il suo nome non è ancora stato accostato all’espressione «omicidio volontario». A questo punto è più che sospettata anche se non indagata. «Se si ipotizzasse un suo ruolo nell’omicidio di Loris» ragiona uno degli inquirenti che sta lavorando al caso, «si potrebbe anche immaginare il panico del momento e la fretta di disfarsi del corpo e si potrebbe pensare che il passaggio di quei pochi minuti a casa sia servito a recuperare lo zainetto introvabile del bambino, magari per buttarlo via lungo il percorso casa-lezione».
Solo un ragionamento, parole che potrebbero non valere nulla se Veronica chiarisse i tanti punti oscuri di quella mattina. È arrivato il tempo di farlo.