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 2014  dicembre 06 Sabato calendario

L’AMERICA ORA TEME IL SUO ESERCITO DI «POLIZIOTTI CATTIVI»

WASHINGTON Cortei in molte città. Duecento fermi solo a New York. L’onda lunga di Ferguson ha ripreso vigore con il verdetto del Gran Giurì di New York che ha «assolto» l’agente da ogni responsabilità per la morte dell’afro-americano Eric Garner. E ha rilanciato lo scontro sulla cultura di impunità che pervade la polizia negli Usa. Nulla di nuovo, ma l’insieme di episodi è troppo ampio per essere ignorato. Anche perché la componente razziale aggiunge rabbia e spirito di rivolta.
Oggi mille occhi sono puntati sulla «sottile linea blu». E’ così che si definiscono gli agenti per rimarcare la disparità di forze tra «buoni» e «cattivi». Nessuno mette in dubbio i pericoli che corrono. Solo quest’anno ne sono morti in servizio oltre 100. Nelle strade c’è un pericolo reale che però, qualche volta, è usato per giustificare risposte eccessive.
I fatti di cronaca dicono che non esiste la via di mezzo. L’agente parla o spara.
Nel periodo 2004-2011 ci sono state 2.178 uccisioni «giustificate» da parte della polizia ma solo 41 funzionari sono stati incriminati. E sono molto basse le percentuali di condanne rispetto ad un normale cittadino. Il magistrato americano, alla fine, difende sempre l’uomo con la stella sul petto. Ha della comprensione, che rischia di trasformarsi in complicità.
Il poliziotto è certo di potere agire con tutta la forza possibile. Una convinzione accompagnata dalla disponibilità di un arsenale poderoso dove il famoso taser, la pistola elettrica, è quello che fa meno male. Nel corso degli anni i Dipartimenti si sono militarizzati grazie all’acquisizione di materiale ceduto gratis o quasi dal Pentagono. I resti delle tante guerre, dai fucili ai blindati. Tutto autorizzato dal Congresso con una legge del 1997.
Anche piccoli comuni si sono dotati di squadre speciali, le Swat. I numeri dicono che negli anni 80 solo il 20% aveva team di teste di cuoio, negli anni 2000 sono passate all’80%. Esplosa anche la frequenza dei raid: da 3 mila interventi all’anno a 45 mila. E gli agenti, bardati come fossero in Iraq, sono usati per liberare ostaggi — appena il 7% dei casi — mentre per il resto eseguono notifiche di arresto o perquisizioni. La metà riguardano persone di colore.
Le regole di ingaggio concedono molta discrezione al poliziotto. Il concetto di minaccia è ampio. La storia di Michael Brown a Ferguson ha dimostrato che anche un possibile atteggiamento aggressivo a mani nude autorizza l’uso delle armi. Senza limiti al volume di fuoco: non due o tre proiettili ma una decina o molti di più, quasi a voler saturare il bersaglio.
Non è per caso che in America ci sia una particolare forma di suicidio: attacchi la polizia per farti ammazzare.
Ogni dipartimento fissa le sue regole, deboli i controlli. Proprio a Cleveland, dove è stato appena ucciso un ragazzino, un’inchiesta del ministero della Giustizia ha scoperto comportamenti inaccettabili da parte della polizia.
A New York adesso vogliono rivedere l’addestramento e si nascondono dietro il protocollo. Che proibisce la «cravatta» con il braccio attorno al collo del sospetto. Però lo hanno fatto comunque, con conseguenze irreparabili.
Le immagini sugli ultimi istanti di Eric Garner non lasciano dubbi, eppure sono molti che giustificano l’intervento muscoloso «contro un gigante d’uomo».
La mancanza di fiducia porta a sospettare anche di quello che avviene nel privato. La blogger «Cloud Writer» indaga sui suicidi delle compagne dei poliziotti. Alcune morti sono sospette, pochi gli elementi che facciano pensare ad un gesto disperato di mogli o fidanzate. Si sono tolte la vita o sono state «suicidate» dal partner? La risposta dovrebbero darla gli investigatori. Ma talvolta prendono per buona la versione del loro collega e, senza indagare, chiudono il caso lasciando la verità resti dietro il «muro blu».
@guidoolimpio