varie, 5 dicembre 2014
APERTURA MAFIA CAPITALE PER IL FOGLIO DELL’8 DICEMBRE 2014
(da aggiornare sabato mattina) –
Martedì 2 dicembre la Procura di Roma ha disposto 37 arresti nell’ambito dell’inchiesta chiamata “Mondo di mezzo”, riguardante una presunta associazione a delinquere composta da esponenti politici sia di destra che di sinistra e dalla criminalità organizzata romana che controllava con metodi mafiosi appalti e finanziamenti pubblici nella Capitale. Oltre ai 37 arrestati ci sono 76 indagati, ma è probabile che il numero aumenti nei prossimi giorni. Giovedì 4 è finito in manette anche Giovanni De Carlo, tornato da Doha. La Guardia di Finanza ha sequestrato beni riconducibili agli indagati per un valore di 205 milioni di euro. Diverse le perquisizioni: nella sede della regione Lazio, al Campidoglio, in 24 aziende e varie abitazioni, in sedi di associazioni e di municipalizzate. L’ordinanza firmata dal gip è lunga 1.121 pagine. Sono state verificate 350 posizioni tra persone fisiche e società. L’inchiesta è durata due anni [tutti i giornali 3/12].
Tra gli arrestati (30 in carcere e 8 ai domiciliari): Massimo Carminati, ex terrorista di destra e esponente della Banda della Magliana, indicato dalla Procura come capo dell’organizzazione; Salvatore Buzzi, presidente di una cooperativa che si occupa, tra l’altro, della manutenzione delle aree verdi del comune di Roma; Luca Odevaine, ex capo della segreteria di Walter Veltroni quando era sindaco di Roma, oggi responsabile dell’accoglienza per i richiedenti asilo; Franco Panzironi, ex amministratore delegato dell’Ama, l’azienda comunale dei rifiuti; Riccardo Mancini, ex amministratore delegato della municipalizzata Eur spa; Riccardo Brugia, storico esponente dell’estrema destra romana [tutti i giornali 3/12].
Tra gli indagati: Gianni Alemanno, sindaco di Roma dal 2008 al 2013; il suo capo della segreteria Antonio Lucarelli; Mirko Coratti (Pd), attuale presidente dell’Assemblea Capitolina, che si è subito dimesso; i due consiglieri regionali Eugenio Patanè (Pd) e Luca Gramazio (Forza Italia); l’assessore alla casa Daniele Ozzimo (Pd), anche lui dimessosi martedì [tutti i giornali 3/12].
I reati di cui sono accusati gli indagati: estorsione, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio. A tutti però è contestata l’associazione di stampo mafioso regolata dall’articolo ex 416bis. È la prima volta che ciò avviene per persone che non fanno parte di organizzazioni che fanno riferimento direttamente a mafia, camorra e ‘ndrangheta. Per i procuratori di Roma, il sistema scoperto utilizzava un metodo mafioso che consisteva nell’uso «della forza d’intimidazione del vincolo associativo» e nelle «condizioni di assoggettamento e di omertà di cui gli associati si avvalgono».
Andrea Colombo: «Ci sono crimini tipicamente di strada, come l’usura e il recupero crediti con le cattive. Ci sono faccende di sapore squisitamente tangentaro, come l’indirizzo degli appalti in cambio di tangenti ma anche verso aziende direttamente controllate dall’organizzazione, anche attraverso i classici prestanome. E le due fasi sembrano cronologicamente distinte. Partito dall’usura e dai pestaggi per recuperare i crediti, spesso in conto terzi e solo per confermare la propria autorità, il gruppo sembra aver poi aver immensamente ampliato il suo spettro d’azione entrando alla grande nel giro degli appalti di ogni tipo proprio in virtù degli antichi vincoli politici con molte figure chiave dell’amministrazione Alemanno, per poi stringere nuovi e reciprocamente proficui rapporti con i loro successori ai vertici del potere capitolino» [Andrea Colombo, il manifesto 3/12].
«I magistrati la chiamano “mafia capitale”. Ci voleva un nome nuovo per un’organizzazione davvero nuova che non ha nulla a che vedere con la Banda della Magliana né con Cosa nostra né con la “fasciomafia” di cui si era letto recentemente» (Lillo e Pacelli) [Marco Lillo e Valeria Pacelli, il Fatto Quotidiano 3/12].
Una mafia «originaria e originale» l’hanno definita il procuratore capo Giuseppe Pignatone e l’aggiunto della Dda di Roma Giuseppe Prestipino. Tra gli appalti presi in esame dalla Procura, oltre a quello per l’ampliamento del campo nomade di Castel Romano, anche l’altro per la raccolta differenziata, più quello stagionale per la rimozione delle foglie e l’ultima emergenza neve del 2012. Appalti vinti dalla Imeg e altre controllate dal clan. «Inchiesta solida» dice il ministro dell’Interno Angelino Alfano [Rinaldo Frignani e Ilaria Sacchettoni, Corriere della Sera 3/12].
L’operazione è denominata “Mondo di mezzo”, come la regione dell’Ardia dell’Hobbit di Tolkien. Il 13 dicembre 2013 parlando con il suo braccio destro Riccardo Brugia, arrestato anche lui, Carminati spiega: «È la teoria del mondo di mezzo… Ci stanno i vivi sopra e i morti sotto, e noi stiamo nel mezzo… un mondo in mezzo in cui tutti si incontrano e dici: cazzo, com’è possibile che quello… che un domani io posso stare a cena con Berlusconi… Capito, come idea? Il mondo di mezzo è quello dove tutto si incontra… si incontrano tutti là… Allora nel mezzo, anche la persona che sta nel sovramondo ha interesse che qualcuno del sottomondo gli faccia delle cose che non le può fare nessuno… E tutto si mischia» [tutti i giornali 3/12].
Lo scioglimento del Comune di Roma per infiltrazione mafiosa, invocato dal M5S, non ha molte possibilità di approdo e lo ha fatto intendere giovedì lo stesso ministro dell’Interno Alfano: «Roma non è marcia». Marco Ludovico: «Per dirla tutta: se si fosse trattato di un capoluogo di minore impatto, lo scioglimento per mafia sarebbe già avvenuto o quasi. Nel caso della capitale, invece, una decisione del genere – è stato il ragionamento in più sedi decisionali – avrebbe fatto il giro del mondo: una condanna a morte per l’immagine, già compromessa, dell’Italia» [Marco Ludovico, Il Sole 24 Ore 5/12].
Il sindaco Marino giovedì mattina è corso dall’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone per chiedere aiuto. Ha spiegato che ci sono diversi appalti sospetti, il cui elenco presto consegnerà a Cantone, e che vorrebbe che fossero esaminati dall’Anticorruzione. Intanto il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti ha bloccato le gare in corso, aprendo un’indagine interna sull’operato di Asl, Ater e dipartimenti [Guido Ruotolo, La Stampa 5/12].
A capo della cupola malavitosa, come detto, ci sarebbe Massimo Carminati, ex estremista di destra che, stando alle imputazioni della Procura, sarebbe riuscito a stringere «rapporti» nel «mondo politico, finanziario», con «appartenenti alle forze dell’ordine» e con i «servizi segreti». Noto anche come “er Cecato” o “er Pirata” o “er Guercio” per l’occhio sinistro perso in una sparatoria nel 1981, e come “Il Nero”.
Massimo Gramellini: «Scorriamo insieme la fitta biografia del cinquantaseienne Carminati. Picchiatore neofascista ai tempi della scuola. Terrorista nei Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar). Esperto nello spaccio e nell’uso di esplosivi. Accusato dell’omicidio di due giovani militanti della sinistra milanese, Fausto e Iaio. Protagonista di una famosa rapina alla Chase Manhattan Bank dell’Eur. Killer affiliato alla banda della Magliana, tanto che il suo nome ricorre in decine di stragi, assassini e rapine, nonché in due omicidi avvenuti nel mondo delle scommesse dei cavalli (una delle vittime cementificata, l’altra stesa direttamente in sala corse). Accusato per il delitto Pecorelli e per un tentativo di depistaggio relativo alla strage di Bologna. Ferito gravemente alla testa durante uno scontro con la polizia, mentre tentava di espatriare illegalmente in Svizzera. Custode di un deposito di armi nascosto dentro il ministero della Sanità. Dedito nel tempo libero a traffico di stupefacenti, estorsioni e riciclaggio. Imputato, e condannato, per associazione a delinquere di stampo mafioso. Indagato per un furto nel caveau del Palazzo di Giustizia di Roma. Coinvolto nello scandalo del calcio scommesse. Il 2 dicembre 2014 viene arrestato... Ma perché, fino a ieri dov’era?» [Massimo Gramellini, La Stampa 3/12].
Carminati è stato arrestato con quarantott’ore d’anticipo rispetto agli altri indagati perché gli inquirenti erano convinti che stesse per scappare.
Il 4 ottobre dello scorso anno, gli investigatori che tenevano sotto osservazione la stazione di servizio di corso Francia — zona nord di Roma, considerata da Carminati una sorta di ufficio — hanno visto arrivare un’Alfa Romeo 156 con una targa risultata intestata alla questura di Roma. Ne sono scesi due uomini, non ancora ufficialmente identificati; presumibilmente due poliziotti che sono stati intercettati mentre parlavano con l’ex estremista nero riciclatosi nelle file della criminalità comune, e oggi accusato di essere a capo di un’associazione mafiosa. Nel corso della conversazione uno dei due dice a Carminati: «Perché adesso, te stai sotto indagine...». E l’altro: «Oppure, per dire, che devi... devi evita’... devi evitare». Commento dell’interessato: «È un casino...» [Giovanni Bianconi, Corriere della Sera 4/12].
A Carminati sono stati sequestrati tra l’altro 25 quadri di Warhol e Pollock e una villa a Sacrofano.
Massimo Carminati, aveva un braccio destro proveniente dall’estrema sinistra: Salvatore Buzzi, 59 anni. Condannato agli inizi degli anni Ottanta per omicidio, scarcerato nel 1991. Quando è a Rebibbia si inventa una cooperativa sociale per l’inserimento dei detenuti nel mondo del lavoro. La “29 giugno onlus” di cui è titolare nel 2000 entra in contatto con la Lega Coop dell’Emilia Romagna, con la quale collabora per le pulizie industriali. Oggi siede su un «gruppo di indiscutibile potenza», scrive il gip, con un fatturato consolidato di 60 milioni. Figura nei cda di 12 società, tra consorzi e coop, ed è amministratore unico della sua “Eriches 29” [tutti i giornali del 3/12].
Nel 2013 il gruppo “29 Giugno” ha conseguito un fatturato di 58,8 milioni di euro, con un incremento annuo del 26,5%. I principali campi di attività sono tre: raccolta dei rifiuti (39% dei ricavi), gestione centri di accoglienza con la consociata Eriches 29 (26%), cura del verde (13%). La formula cooperativa ha consentito di ottenere un buon margine, circa 6 milioni di euro e un utile netto di 3 milioni. Cifre che hanno portato il patrimonio a 15,3 milioni [Gian Maria De Francesco, Grn 5/12].
C’era anche Buzzi alla cena di fundraising del Pd a Roma, il 7 novembre scorso, al Salone delle Tre Fontane di Roma [Wamda Marra, il Fatto Quotidiano 5/12].
Salvatore Buzzi, in una delle sue tante confidenze catturate dalle cimici del Ros nel marzo dello scorso anno: «Il rapporto che c’ho con Massimo? Io c’ho i soldi suoi. E lui sai cosa m’ha detto quando c’aveva paura che l’arrestavano? Viene da me e dice “Guarda, qualunque cosa succede, i soldi ce l’hai te, li tieni te e li gestisci te. Non li devi da’ a nessuno, a chiunque venisse qui da te. Nemmeno mia moglie”. Non so’ soddisfazioni?» [Carlo Bonini, la Repubblica 5/12].
Carlo Bonini: «Buzzi aveva messo insieme un castello di 68 società controllate, con complessi incroci azionari, da due holding: la “Cooperativa 29 giugno” e la “Sarim Immobiliare srl”. Con punte di “eccellenza” come la “Eriches” che, tra il 2011 e il 2013, moltiplica del mille e cinquecento per cento le entrate: da 1 a 15 milioni di euro [Carlo Bonini, la Repubblica 5/12].
Gianni Alemanno è indagato per associazione a delinquere. Nelle carte dei magistrati si parla di finanziamenti al gruppo Alemanno e di soldi che passavano attraverso la sua Fondazione Nuova Italia. I magistrati evidenziano come «le erogazioni di utilità verso Alemanno» siano sempre successive a una decisione favorevole all’organizzazione. Oltre a un «pagamento di 75.000 euro per cene elettorali» si ricostruisce che cosa avviene durante la sua permanenza in Campidoglio. «Il 22 novembre 2012 Buzzi inviava un sms ad Antonio Lucarelli (capo della segreteria del sindaco, ndr), Luca Gramazio e Gianni Alemanno: “Problema risolto per il nuovo campo grazie”, ricevendo in risposta da Alemanno il seguente messaggio: “Ok”». Il 27 novembre Buzzi prenota due tavoli da 5 mila euro l’uno «per una cena elettorale in favore di Alemanno, per il giorno 6 dicembre». Quello stesso 6 dicembre «a pochi giorni dall’approvazione dell’assestamento di bilancio 2012-2014, dai conti correnti delle società riconducibili a Buzzi, venivano effettuati ulteriori bonifici per complessivi 30.000 euro in favore della “Fondazione Nuova Italia”» [Fiorenza Sarzanini, Corriere della Sera 4/12].
Replica di Alemanno: «Apprendo queste notizie con grande stupore. Io Carminati non l’ho mai incontrato. Mai». Buzzi però lo conosceva: «È il responsabile di un consorzio di cooperative, il suo ruolo è cresciuto prima di me durante le giunte di centrosinistra. Noi lo abbiamo anche limitato, nei nostri anni. Buzzi ha lavorato con chiunque. Anzi, più prima, con Veltroni, che con me. Quando l’ho incontrato, nella sua sede, c’era l’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti, allora presidente di Legacoop. In quell’incontro c’era lui, c’ero io, c’era mezzo centrosinistra» [Ernesto Menicucci, Corriere della Sera 3/12].
La foto, risalente al 2010, è diventata famosa durante la campagna elettorale 2013: al tavolo, Alemanno, Poletti, Buzzi, poi Umberto Marroni (deputato Pd), il papà Angiolo (garante dei detenuti del Lazio), l’ex assessore di Marino Daniele Ozzimo. Sullo sfondo, a un altro tavolo, un componente del clan dei Casamonica. L’occasione è una serata organizzata proprio dall’associazione “29 giugno”. Poletti, all’epoca, era presidente della Legacoop» [Ernesto Menicucci, Corriere della Sera 3/12].
Il ministro Poletti ha replicato con una lettera a Repubblica in risposta alle critiche che gli aveva mosso Roberto Saviano. «Il solo fatto di vedere il mio nome associato a queste indecenze mi fa star male. Tante persone che mi conoscono possono confermare la correttezza del mio comportamento» [la Repubblica 5/12].
Durante la perquisizione a casa di Nadia Cerrito, la segretaria personale di Salvatore Buzzi, anche lei finita in carcere, i carabinieri del Ros hanno trovato un «libro mastro» delle tangenti con l’elenco delle somme pagate e l’iniziale di chi le ha percepite. Dalle prime stime, ogni mese se ne andavano in tangenti fisse 27.500 euro [tutti i giornali 4/12].
Fiorenza Sarzanini: «Tutti avevano un prezzo e la regola era chiara: bisognava pagare per avviare la pratica e versare altri soldi quando l’affare era chiuso. Poi c’erano gli “stipendiati” fissi e quelli che pretendevano un compenso extra per l’interessamento. Ma anche quelli che avevano richieste extra e chiedevano un appartamento oppure altri benefit. Buzzi li soddisfaceva e poi si sfogava: “I nostri sono molto meno ladri di quelli della Pdl. Te lo posso assicura’ io che pago tutti”. Uno è Luca Odevaine “che gli do 5 mila euro al mese e io ne piglio 4 mila”» [Fiorenza Sarzanini, Cds 4/12].
Per Franco Panzironi, ex ad di Ama: 15.000 mensili, più altri 120.000 come compenso per aver “turbato” una gara da 5 milioni a favore di Buzzi (la stecca è fissa per tutti: 2,5 per cento del valore dell’appalto), più un servizio accessorio: la rasatura gratuita del prato di casa. «Panzironi m’ha prosciugato tutti i soldi oh...», si lamentava Buzzi. Ci sono poi i 5.000 euro per Luca Odevaine, ex segretario di Veltroni e funzionario della provincia (ha il “merito” di aver orientato le decisioni del Tavolo di coordinamento nazionale sull’accoglienza degli immigrati a favore del clan), e i 1.500 per Mario Schinà, ex dirigente del Comune che faceva da tramite tra lui e Buzzi. Pure i 1.000 mensili che Enrico Figurelli si era guadagnato mettendo in contatto Buzzi con Mirko Coratti, presidente dell’assemblea capitolina ora dimissionario [Fabio Tonacci, la Repubblica 4/12].
Tra i capitoli fondamentali dell’inchiesta ci sono le commesse nella gestione dei business di rifugiati e nomadi. Lo dice chiaramente Buzzi alla sua collaboratrice, Piera Chiaravalle: «Tu c’hai idea di quanto ce guadagnano sugli immigrati? Il traffico di droga rende meno». In testa, le cooperative riconducibili a Buzzi per la gestione del campo nomadi di Castel Romano. Un affare da 17 milioni di euro spalmati in tre anni, che vengono recuperati con assestamenti di bilancio e dopo lunghe trattative. Carminati prova a interferire nelle decisioni dell’Assemblea Capitolina in occasione della programmazione del bilancio pluriennale 2012/2014 e relativo bilancio di assestamento di Roma Capitale per rifinanziare “i campi nomadi”, la pulizia delle “aree verdi” e dei “Minori per l’emergenza Nord Africa”, tutti settori in cui operano le società cooperative di Salvatore Buzzi [Silvia Barocci e Sara Menafra, Il Messaggero 4/12].
Ma anche l’emergenza immigrazione, per il gruppo criminale, diventa business. A maggio 2013 l’uomo di Carminati, Salvatore Buzzi, organizza le strutture per accogliere i rifugiati. E la “Eriches 29” ottiene la commessa per il Cara di Castelnuovo di Porto [Valentina Errante e Cristiana Mangani, Il Messaggero 3/12].
Claudio Gatti: «Per tutti noi quella di Mare Nostrum è stata una tragedia. Per Massimo Carminati un’opportunità. Attenzione, non si sta parlando di attività criminali – di droga, di pizzo o di economia sommersa. No, a predisporre e raccordare l’emergenza migranti è stato il “Tavolo di coordinamento nazionale” presieduto dal più istituzionale dei ministeri, quello dell’Interno, del quale era membro un uomo prezzolato dal duo Carminati-Buzzi (…) Il grande salto avviene nel periodo di Alemanno, quando le cooperative controllate dal sistema “Carminati/Buzzi” moltiplicano di oltre 15 volte il proprio fatturato. Ma la vittoria elettorale di Ignazio Marino non cambia nulla. Anche perché, come spiega lo stesso Buzzi in una conversazione captata dal Ros alla vigilia delle elezioni comunali del 2013, l’associazione si era coperta su ogni fronte: “C’ho quattro cavalli che corrono col Pd, con la Pdl ce ne ho tre e con Marchini c’è... c’ho rapporti con Luca (Odevaine) quindi va bene lo stesso. Lo sai a Luca quanto gli do? Cinquemila euro al mese. Ogni mese (…) un altro che mi tiene i rapporti con Zingaretti 2.500 al mese. Un altro che mi tiene i rapporti al comune 1.500, un altro a... sette e cinquanta... un assessore diecimila euro al mese… ogni mese, eh!» [Claudio Gatti, Il Sole 24 Ore 3/12].
«Er ciccione, Mancini... è lui che ce sta a passa’ i lavori buoni e je damo le steccate». Le «steccate» sono le tangenti pagate da Buzzi & Co a Riccardo Mancini (in manette per corruzione oltre che come tutti per associazione mafiosa), da sempre vicino all’estrema destra romana e in particolare a quella dell’Eur. Ex ad dell’Ente Eur in passato venne indagato per la tangente pagata da una società legata al Gruppo Finmeccanica per i filobus della Laurentina. Punto di riferimento, tra il 2008 e il 2013, del sindaco Alemanno per tutte le questioni della Mobilità del Comune di Roma, agevolava gli appalti per la sistemazione di parchi e giardini dell’Eur [Grazia Longo, La Stampa 4/12].
Alle vigilia delle comunali della primavera 2013, Salvatore Buzzi sovvenziona anche la campagna elettorale di Ignazio Marino. Due i versamenti intestati al candidato sindaco del centrosinistra a ridosso delle elezioni: uno da 10mila euro effettuato dalla “29 giugno”, un altro da 20mila bonificato dal “Consorzio Eriches 29”. Tutti soldi provenienti dalle tasche di Buzzi, dunque [Giovanna Vitale, la Repubblica 4/12].
Quando Marino s’è appena insediato, prima della nomina degli assessori, Buzzi chiama Carminati e gli rivela di essere «in giro per i Dipartimenti a saluta’ le persone». E Carminati risponde: «Bisogna vendersi come le puttane, adesso... E allora mettiti la minigonna e vai a batte co’ questi, amico mio» [tutti i giornali 3/12].
Mercoledì Matteo Renzi ha commissariato il Pd romano: il presidente nazionale del partito Matteo Orfini ha preso il posto di Lionello Cosentino. Alessandro Capponi: «Decapitata l’assemblea capitolina (il presidente dell’aula Giulio Cesare, Mirko Coratti, Pd, area Popolari, dimesso), mutilata la giunta (l’assessore alla Casa, Daniele Ozzimo, Pd, area Marroni, dimesso), indagato anche il capo anticorruzione del Campidoglio (Italo Politano, teneva i corsi sulla trasparenza per i dirigenti, nominato a novembre, rimosso). E però il sindaco Marino adesso può sentirsi più forte nel rapporto col Pd: non è mai stato semplice, non c’è mai stato feeling, ma ora la parte più solida pare essere quella del chirurgo dem. Il quale, per mesi, è stato esposto alle critiche feroci della sua stessa maggioranza» [Alessandro Capponi Capponi, Corriere della Sera 3/12].
«Un dubbio nasce ora che i magistrati hanno scoperchiato scientificamente il termitaio: non sarà che la campagna della Panda Rossa contro il sindaco Ignazio Marino, fomentata a destra e a sinistra, nasce nelle spire del Mondo di mezzo che non ha gradito qualche altolà? Perché Marino non sarà il miglior sindaco possibile per la capitale d’Italia, è alquanto gaffeur e certe volte sembra il cugino di Forrest Gump. Ma non è uomo di malaffare» (Alberto Statera) [Alberto Statera, la Repubblica 4/12].