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 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

NICOLA REGINA DI SCOZIA IL MITO DI BRAVEHEART ORA PORTA LA GONNA


LONDRA. Il mito di Braveheart, l’indomito ribelle che condusse la Scozia verso l’indipendenza settecento anni fa, sembrava già incarnato in una versione piuttosto post-moderna quando a indossarne i panni, come leader dello Scottish National Party (Snp) e primo ministro del governo indipendentista scozzese, era Alex Salmond: paffuto, sorridente, apparentemente mansueto, l’aspetto dell’anti-eroe per eccellenza. Ma Salmond si è dimesso dopo la sconfitta nel referendum sull’indipendenza del settembre scorso, quando il fronte del «no» al divorzio della piccola nazione al di sopra del Vallo di Adriano dalla Gran Bretagna ha prevalso 55-45 per cento sai sogni di sovranità. Al suo posto, nei giorni scorsi, è stata eletta come nuovo leader del partito indipendentista e nuovo premier una versione teoricamente ancora più diversa da quella del leggendario eroe morto nel 1305: una donna, Nicola (nome femminile in inglese) Sturgeon, 44 anni, ex-vice premier ed ex-numero due dello Snp. Dunque Braveheart, ha ironizzato qualcuno in Inghilterra, adesso porta la gonna?
I fans del personaggio medievale potrebbero rispondere con una battuta che la indossava anche il Braveheart originale: per la precisione il kilt, come ricorda chi ha visto il film omonimo interpretato da Mel Gibson. In realtà gli storici puntualizzano che quella è stata una delle libertà che il cinema si prende nei confronti della realtà: il gonnellino maschile, in Scozia, è diventato di uso comune soltanto un secolo o due dopo che William Wallace, vero nome di Braveheart, fu squartato su una pubblica piazza a Londra (vicino al mercato di Smithfield; una targa celebra tuttora il brutale evento), dopo essere stato catturato con l’inganno. Ma l’abito non fa il monaco: a parte ironie e disquisizioni in materia di abbigliamento, la neo premier di Scozia somiglia al Braveheart della leggenda assai più del suo predecessore Alex Salmond.
Al ruolo da star appariva predestinata fin dall’inizio: iscritta al partito nazionalista scozzese ad appena 16 anni, eletta al parlamento di Edimburgo a 29, era candidata alla leadership dello Snp già a 35 anni: ma quando alle primarie si candidò anche Salmond, più anziano ed esperto, per non dividere il partito accettò di allearsi con lui, diventandone da allora il fedele braccio destro. È stata ministro della Sanità dei governo autonomo scozzese, quindi vice-premier, infine portavoce dello «Yes», il fronte indipendentista, nel referendum di settembre. Che i nazionalisti scozzesi hanno perso, ma solo dopo avere spaventato Londra al punto da indurre Downing Street a nuove concessioni che danno alla Scozia una quasi sovranità. Ora che è premier, la prima mossa di Nicola Sturgeon è stata formare un governo composto al 50 per cento da donne (a proposito: sono donne anche i leader degli altri partiti rappresentati al parlamento scozzese, un caso unico al mondo). La seconda mossa sarà mettere le basi per un secondo referendum, visto che i sondaggi, se si rivotasse ora, indicano una netta vittoria dei sì. A realizzare fino in fondo il sogno di Braveheart, prevedono in molti, sarà una donna.