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 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

IL 2015 SARÀ L’ANNO DEL VACCINO CONTRO L’EBOLA


Mentre il primo italiano contagiato da Ebola, il medico di Emergency risultato positivo al virus in Sierra Leone, viene curato all’istituto Spallanzani di Roma, c’è attesa per i primi vaccini. Uno, inalabile, sviluppato dall’Università del Texas, ha passato a novembre i test sulle scimmie, rivelandosi efficace, e ha iniziato quelli di fase 1, che valutano la sicurezza per l’uomo. Ancora in fase 1 è anche il vaccino Vsv-Zebov, sviluppato dall’Agenzia per la salute pubblica canadese e concesso in licenza alla società NewLink Genetics: lo ha acquistato giorni fa il gruppo Merck e dovrebbe arrivare alla fase 3, quella conclusiva dei test sull’uomo, a gennaio 2015. Un terzo vaccino, del gruppo GlaxoSmithKline, è stato iniettato a fine ottobre su 120 individui sani all’ospedale di Losanna e potrebbe essere disponibile entro fine anno.
Tutti e tre i vaccini si basano sull’inserimento di una proteina del virus Ebola all’interno di un virus animale, che viene poi inalato o iniettato nell’uomo, per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi. Gli esperti dicono che, a vaccino disponibile, si potrebbe riuscire a risolvere la crisi nelle zone più colpite dal virus entro maggio.
La terapia consiste soprattutto nel reidratare i pazienti – uno dei rischi maggiori è l’abbassamento della pressione per perdita di liquidi – e intervenire sui sintomi, per esempio dializzare chi subisce danni ai reni. Curarsi nei Paesi sviluppati aumenta di molto la possibilità di sopravvivenza. Negli Stati Uniti, su nove contagiati, sette sono guariti, uno è in cura e uno deceduto, dei tre pazienti in Spagna uno è guarito e due deceduti, dei tre in Germania uno è guarito, uno è in cura e un altro è deceduto, mentre in Norvegia, Francia e Inghilterra i guariti sono tre su tre. Nel mondo invece, su 15.351 contagiati dall’inizio della crisi (dicembre 2013), le vittime sono state 5.459. In Africa, la trasmissione del virus rimane intensa in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Ma anche altri Stati restano in allarme: se la Repubblica Democratica del Congo è stata da poco dichiarata Ebola free dall’Oms, l’allarme si è spostato in Mali, dove, da ottobre, ci si sono stati sei casi, tutti mortali.
«La cosa che preoccupa di più noi epidemiologi, oggi, è circoscrivere con precisione la diffusione del virus in Mali per impedire lo scoppio di un’epidemia» ci spiega Simon Hay, presidente della Royal Society of Tropical Medicine. «Lì ci sono già stati una morte a Kayes in ottobre e altre cinque in novembre nella capitale Bamako, legate al ricovero di un malato proveniente dalla Guinea. Si stanno tracciando tutti coloro che sono stati a contatto con i malati, ma non si sa con quanta accuratezza». Non si deve abbassare la guardia. «Ora l’Ebola ha tutti gli occhi puntati addosso, però questa attenzione calerà man mano che riusciremo a controllarne la diffusione. Ma non possiamo fermarci fino all’eradicazione del virus, o l’Ebola ritornerà».