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 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

LA CINA DIRÀ ADDIO AL MONOPOLIO SUL SALE


L’unico monopolio giusto è quello dello Stato, è ciò che molti pensano. Prendiamole sigarette: fanno male alla salute ma non c’è verso di farlo capire agli accaniti fumatori, a questo punto tanto vale che sia lo Stato a controllarne il prezzo e ad imporre le tasse sul consumo. Discorso analogo vale per i super alcolici, anche quelli certo bene non fanno.
Rientra nei prodotti soggetti al monopolio di Stato anche il sale, una merce oggi non preziosa e che non fa tanto male alla salute quanto il tabacco e l’alcol, ma che tutti consumano. Chi non usa il sale in cucina?
Il monopolio del sale è il più vecchio al mondo: in Cina fu introdotto nel Settimo secolo a.C. e venne usato per finanziare le politiche espansioniste delle dinastie: dal 1200 al 1400 in alcune regioni la vendita del sale generava tra l’80 ed il 90 per cento delle entrate dello Stato. Anche in tempi più recenti il sale ha giocato un ruolo politico importante. Tra i sostenitori della lunga marcia di Mao c’erano i produttori di sale del nord che volevano rompere il monopolio imposto dal Kuomintang. Nel 1949, una volta completata la rivoluzione, il partito comunista cinese si guardò bene dall’abolirlo.
Il momento di liberalizzare il mercato del sale cinese pare sia arrivato oggi, dopo 27 secoli. Il motivo: le entrate sono inferiori al costo di produzione e distribuzione. Dal 2016 chiunque potrà venderne e stabilirne i prezzi. E già all’orizzonte si intravede la sagoma del gigante americano Morton Salt che ha in programma la costruzione di una fabbrica per confezionare il sale a Shanghai nella speranza di conquistare grosse fette di un monopolio che non funziona più.