Giulio Gambino, L’Espresso 5/12/2014, 5 dicembre 2014
NEL 2013, 18.000 MORTI
Nel 2013 ci sono stati diecimila attentati terroristici che hanno causato 18mila vittime. È quanto emerge dal Global Terrorism Index 2014, il rapporto pubblicato dall’Institute for Economics and Peace (Iep). Secondo la ricerca, il 66 per cento degli attentati è stato condotto dai gruppi jihadisti dell’Isis, di Al Qaeda, Boko Haram e da guerriglieri talebani. Tutte formazioni terroristiche che, stando a quanto si legge nel rapporto, «ricorrono a ideologie fondate su interpretazioni estreme dell’islam wahabita». L’Iraq è il Paese più colpito: complessivamente sono morte 6300 persone, pari cioè a un terzo di tutte le vittime. Se si aggiungono poi anche quelle cadute in Siria, Afghanistan, Pakistan e Nigeria, i morti legati ad attentati islamisti salgono a 15mila: oltre l’80 per cento del totale delle vittime. Commenta Steve Killea, presidente dello Iep: «Con la destabilizzazione della Siria, e di conseguenza del vicino Iraq, abbiamo notato il rapido aumento delle vittime legate al terrorismo».
Se nel 2000 - subito prima dell’11 settembre e dell’inizio della guerra al terrorismo intrapresa dagli Stati Uniti - le vittime di attacchi terroristici furono poco più di 3mila, nel 2012 se ne contavano oltre 11mila, fino ai 18mila del 2013. E il 2014 promette di andare ancora peggio. Secondo il capo delle operazioni umanitarie dell’Onu, Valerie Amos, «nell’anno in corso si ritiene che in Iraq siano stati uccisi o mutilati 700 bambini, mentre 5,2 milioni di persone hanno bisogno di aiuto, e gli sfollati sono oltre 2 milioni, di cui la metà bambini». Da quando sono iniziati i raid aerei da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti, in Siria sono morte oltre 900 persone, tra cui una cinquantina di civili, compresi 8 bambini e 5 donne.