Massimo Gaggi, Sette 5/12/2014, 5 dicembre 2014
UN CLOCHARD TANTO AMATO LA POLIZIOTTA CHE SPESSO DOVEVA ARRESTARLO PAGA PER LUI IL FUNERALE E UN POSTO AL CIMITERO
New York è tante cose insieme: arte, affari, moda, spettacolo, turismo, shopping. Wall Street e Broadway, le torri dei ricchissimi e i ghetti dei diseredati. Mille aspetti da raccontare, esaltare, criticare. Ma ci sono anche storie – nascoste, ma molto umane – di cui si parla poco. La scintillante Manhattan, per esempio, è anche una “Spoon River” disseminata di luoghi della memoria di “homeless” che si sono fatti amare e che ci hanno lasciato. Uno viveva con un cagnolino e un carrello del supermercato nel quale c’era tutta la sua vita, a pochi isolati da casa mia, sulla Seconda Avenue. Stava da anni in un angolo riparato, ma un giorno l’apertura del cantiere per la nuova linea del metrò lo costrinse a sloggiare. Finì in un luogo più esposto, poco distante, ma non si riprese mai dallo choc. Poco dopo morì e per anni la gente del quartiere che si era affezionata a lui ha trasformato quell’angolo spoglio in un altarino votivo. Forse succederà anche nel West Side dove qualche giorno fa si è spento Eric Glenn Smith, un senzatetto che ha vissuto per 25 anni nelle stazioni del metrò e sui gradini delle chiese. Una presenza familiare soprattutto per i clienti del “gourmet market” Zabar’s: apriva la porta a chi usciva con le mani ingombre di pacchi del cibo. Chiedeva qualche centesimo ed erano tanti ad aiutarlo. Ogni tanto qualcuno, infastidito, protestava. Allora scattava l’arresto (con immediato rilascio). Ma proprio Vanessa Wanderlingh, la poliziotta del quartiere che lo portava in commissariato, era diventata la sua migliore amica, affascinata dai racconti di vita di un professore di matematica con moglie e due figli che si era progressivamente estraniato dal mondo. Quando un ictus se l’è portato via, Vanessa ha deciso che, se non aveva potuto fare nulla per lui quando era in vita (Eric accettava piccole somme di denaro, ma non l’aiuto di chi voleva dargli un tetto), avrebbe cercato di strapparlo al suo destino di “homeless” almeno da morto. Niente fossa comune ad Hart Island per lui: con i soldi raccolti tra la gente che lo ha conosciuto l’agente di polizia ha acquistato una tomba in un cimitero del New Jersey e ha organizzato un vero servizio funebre con la bara di legno pregiato, i fiori, musica sacra e l’orazione davanti a poche persone che hanno rubato un’ora alle loro vite indaffarate per ricordare quell’ombra cortese che era divenuta parte del loro paesaggio umano.