Micaela De Medici, Sette 5/12/2014, 5 dicembre 2014
GIUSTIZIA E AMORE, PAROLE D’ORDINE A SAN VITTORE
Carcere di San Vittore, spazio del panottico. Là dove si incontrano i sei bracci a tre piani del penitenziario, costruito tra il 1872 e il 1879. Fin là Leonore farà arrivare la sua voce. Si travestirà da uomo, sotto il falso nome di Fidelio, e si infiltrerà in prigione pur di liberare Florestan, il marito ingiustamente incarcerato da Don Pizzarro. E saprà emozionare – con la sua storia d’amore e la sua caparbia ricerca di giustizia – i detenuti di San Vittore, forse ancor più che il pubblico elegante della Scala presente in sala. Sì, perché Fidelio, il Singspiel di Ludwig van Beethoven che inaugurerà il 7 dicembre la stagione scaligera, diretto da Daniel Barenboim, sarà trasmesso in diretta anche nel penitenziario milanese.
Non si tratta, però, di una semplice proiezione. Il giorno di Sant’Ambrogio il carcere vivrà l’atmosfera di una vera Prima teatrale, con tanto di ospiti e rinfresco, cucinato dagli stessi detenuti. La chiamano L’altra Prima, una bella iniziativa che si ripete dopo il successo dell’anno scorso (la prima volta con inviti fatti all’esterno del carcere), resa possibile grazie al lavoro in sinergia di molti attori. Innanzitutto l’idea, nata dall’incontro tra Renata Discacciati, editore di libri di viaggio e volontaria in carcere, e Lina Sotis, presidente di Quartieri Tranquilli, associazione che mira a ridare l’identità ai quartieri vecchi e nuovi della città. Poi, la realizzazione, che passa attraverso il Comune di Milano – l’anno scorso con Antonio Calbi e Lucia Castellano, quest’anno grazie all’assessore alla Cultura Filippo Del Corno –, che si occupa dell’allestimento del maxischermo nell’ottagono del carcere e assicura il collegamento in diretta con il teatro. E, naturalmente, il via libera di Gloria Manzelli, direttrice dell’istituto penitenziario di San Vittore. «L’anno scorso La traviata è stata seguita con estremo interesse dai detenuti, prevalentemente stranieri», racconta Manzelli. «Ma la verità è che il significato dell’evento artistico va ben al di là dell’opera rappresentata e allevia il carico emozionale della detenzione». Continua. «I detenuti si sentono coinvolti nel progetto: sono loro a cucinare e a servire il risotto e il dolce; sempre loro, l’anno scorso, avevano preparato bigliettini di spiegazione e bustine in sartoria per contenere i quadretti che avevano dipinto. Il valore dell’iniziativa sta nel fare percepire loro che il carcere è un tassello della società». Da qui, gli inviti esterni. In platea, nel 2013, fianco a fianco con chi scontava la pena, c’erano esponenti delle istituzioni e della società civile: l’ex ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri, il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Milano Edmondo Bruti Liberati, il prefetto Francesco Paolo Tronca, il professor Umberto Veronesi e Philippe Daverio. Quest’anno ancora non si sa in via ufficiale chi sarà presente. Ma di certo, grazie alla musica di Beethoven, i detenuti si sentiranno un passo più vicini al mondo oltre le sbarre.