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 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

DOVE FINISCONO I SOLDI DELLE BANCHE MULTATE

Tra il 2009 e il 2013, una dozzina tra le maggiori banche del mondo è stata multata dai regolatori di Stati Uniti ed Europa per più di centoventi miliardi di euro. La causa: crimini come la manipolazione dei mercati dei cambi, truffe sulla fissazione del tasso Libor, vendite disoneste di titoli sui mutui. Alcuni economisti americani e britannici hanno cercato di capire dove sono finiti i proventi di queste sanzioni. Si tratta di cifre record, mai registrate in precedenza e, probabilmente, altre multe arriveranno nel prossimo futuro. Gli accademici, però, in genere non hanno avuto successo. Domandarsi quale sia l’uso che i governi fanno dei denari è però una buona idea. Si può immaginare che gran parte delle entrate siano finite nell’indistinto calderone dei bilanci pubblici. Ma è una buona cosa? Probabilmente no.

L’eccezione Londra. Il cancelliere dello Scacchiere (ministro del Tesoro) britannico George Osborne ha infatti deciso che una parte di questi proventi andrà a sostenere l’attività di organizzazioni di beneficenza: per esempio, i programmi di riabilitazione dei militari ne hanno già ricevuti. La logica la spiega Osborne stesso: «Usiamo il denaro raccolto dalle multe su chi ha messo in mostra i valori peggiori della nostra società per sostenere coloro che ne mostrano i migliori». Al di là di una certa dose di demagogia, il filo del ragionamento sembra sensato. Negli scorsi anni, soprattutto durante e dopo la crisi finanziaria, le banche sono diventate le bestie nere – un po’ a torto, un po’ a ragione – dell’opinione pubblica. Chiedere loro di restituire il denaro incassato in modo illegale è una risposta ovvia all’indignazione dei cittadini. Occorrerebbe però fare sapere agli stessi che quanto incassato non si disperde nella confusione delle casse pubbliche, destinato alla cattiva gestione che spesso i governi stessi fanno delle risorse. Purtroppo, però, il caso britannico è parziale e unico. Gli altri Paesi, in Nord America e in Europa, non solo non rendono conto della destinazione che hanno preso i fondi ma fanno di tutto per nasconderla. Anche il denaro raccolto al fine di compensare gli investitori imbrogliati da qualche banca spesso si perde nei canali delle entrate e delle uscite degli Stati. La trasparenza, in questo caso, servirebbe due scopi: rendere chiaro che le banche che hanno sbagliato stanno riparando l’errore; e fare sapere che lo Stato non è un’entità irresponsabile. Difficile. Ma Londra dice che non è impossibile.