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 2014  dicembre 05 Venerdì calendario

CHI SBAGLIA, PAGA? MA VA’, VIENE PREMIATO

«Tesoro: premi anche a dirigenti condannati ma bonus ridotto». Pensavamo davvero che non avremmo mai più letto notizie come quella lanciata il 24 aprile 2007 dall’Ansa e purtroppo sfuggita, così dicono gli archivi, praticamente a tutti. Macché: di tanto in tanto spuntano notizie simili da altre parti d’Italia. È successo col medico Giacomo Toccafondi, che un paio d’anni fa si è visto riconoscere dall’Asl una «retribuzione di risultato» nonostante fosse stato ritenuto dai giudici moralmente corresponsabile degli abusi contro i no-global nella caserma di Bolzaneto durante il G8: «Anziché lenire la sofferenza delle vittime di altri reati, l’aggravò, agendo con particolare crudeltà su chi inerme e ferito, non era in grado di opporre alcuna difesa, subendo in profondità sia il danno fisico, che determina il dolore, sia quello psicologico dell’umiliazione causata dal riso dei suoi aguzzini». È successo dopo l’alluvione di Genova, col premio dato a dirigenti delegati agli interventi per la messa in sicurezza del Bisagno. È successo a novembre a Lecce dove, ha scritto l’edizione locale di Repubblica, tra i dirigenti premiati c’è perfino Giuseppe Naccarelli, «che secondo il Tribunale di Lecce di premi se ne sarebbe assegnati a volontà grazie all’emissione dei Boc e per quel motivo è stato condannato a 5 anni e 6 mesi per peculato. Anche in presenza della sospensione gli è rimasto un residuale stipendio pari a 34.000 euro con tanto di premio da 9.000». E potremmo andare avanti… Sono passati 15 anni da quando l’allora ministro della Funzione pubblica Angelo Piazza introdusse il principio che i dirigenti più bravi dovevano essere pagati di più. Quindici anni! E siamo ancora fermi lì. A criteri di assegnazione evidentemente elaborati a capocchia, al punto di premiare anche chi non se lo merita e, al contrario, di ignorare troppo spesso chi invece avrebbe davvero diritto ad avere dallo Stato, dalle Regioni, dai Comuni un riconoscimento del loro lavoro.

In difesa dell’accordo. A distanza di sette anni da quell’accordo indecente al ministero del Tesoro vorremmo capire: qualcuno ha mai pagato per quella schifezza? Per non dimenticare, andiamo a rileggere quella notizia d’agenzia: «Anche i dirigenti del Tesoro condannati definitivamente per delitti penali dolosi o per danno erariale saranno premiati per i risultati conseguiti dall’amministrazione nella lotta all’evasione e la riduzione del debito. Lo prevede l’accordo sottoscritto in questi giorni tra il ministero dell’Economia e i sindacati sull’assegnazione del bonus: complessivamente circa 100 milioni di euro per 18 mila dipendenti, tra dirigenti e il restante personale, in media circa 1.500 euro a testa per il biennio 2005-2006». Rileggiamo: «Condannati definitivamente per delitti penali dolosi». L’intesa, proseguiva l’Ansa, «stabilisce che il 70% delle risorse disponibili per ogni anno sia erogato al personale in servizio in base alle presenze e la produttività collettiva. Per la prima volta, invece, l’assegnazione del restante 30% – è scritto nelle prime pagine dell’intesa – sarà legato alla valutazione dei risultati degli uffici di appartenenza nonché alle presenze effettive al lavoro, considerando a tal fine anche l’attività sindacale retribuita». Rileggiamo: un premio «per le presenze effettive al lavoro». Ma non è già obbligatorio andare a lavorare per guadagnarsi lo stipendio che arriva a fine mese? Resta indimenticabile la difesa dell’accordo da parte dell’allora sottosegretario all’economia, il verde Paolo Cento: «È un passo avanti rispetto al passato quando i premi venivano dati a tutti indipendentemente dalle sanzioni ricevute». E ci stupiamo se poi, con precedenti del genere, anche i peggiori dipendenti pubblici se ne infischiano delle minacce di licenziamento?