4 dicembre 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - ANCORA SULLO SCANDALO TERRA DI MEZZO
ROMA - Il terremoto che ha travolto la politica romana dopo gli arresti dovuti all’indagine "Mondo di mezzo" continua a produrre scosse all’interno del Pd della capitale (e non solo) e il timore di infiltrazioni anche in Regione Lazio si fa più concreto, tanto da spingere il presidente Nicola Zingaretti ad avviare un’indagine conoscitiva presso tutte le principali centrali appaltanti della Regione come Asl, Ater, Centrale Unica e Dipartimenti per sapere se società legate all’inchiesta abbiano partecipato a gare e a bandi pubblici ed il loro esito. E in attesa delle verifiche, il governatore del Lazio ha sospeso l’assegnazione delle gare in corso.
L’inchiesta è comunque destinata ad allargarsi, perché tra gli oltre cento indagati risultano coinvolti altri politici locali, amministratori di aziende municipalizzate e imprenditori di cui non è ancora stato reso noto il nome. Mentre oggi è stato arrestato Giovanni De Carlo, finora irreperibile, indagato per trasferimento fraudolento di valori e favoreggiamento con l’aggravante di aver agito allo scopo di agevolare il sodalizio di Mafia Capitale.
Intanto il direttore dell’Aisi, l’Agenzia per l’informazione e la sicurezza interna, Arturo Esposito, ha chiarito davanti al Copasir che non c’è alcun coinvolgimento dei servizi segreti nelle vicende al centro dell’inchiesta su Mafia Capitale. La Procura di Roma però sta indagando sul ruolo svolto da alcuni rappresentanti delle forze dell’ordine: il sospetto è che l’ex membro della Banda della Magliana, Massimo Carminati, possa essere stato informato dell’arresto.
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Marino incontra Orfini, Cantone e Pecoraro. Oggi girandola di incontri per il sindaco di Roma Ignazio Marino, che ha avuto un colloquio con il presidente del Pd e neo commissario del partito a Roma Matteo Orfini. Poi è andato, insieme all’assessore al Bilancio Silvia Scozzese, negli uffici del presidente dell’Autorità Nazionale Anticorruzione Raffaele Cantone, mentre nel pomeriggio ha ricevuto in Campidoglio il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro.
Marino ha chiesto a Raffaele Cantone di verificare "uno per uno" tutti gli appalti dubbi o opachi e la creazione di un pool di esperti che passi in rassegna gli appalti più opachi, una richiesta accolta dal magistrato anticorruzione. "Questa lista ha spiegato Marino - insieme a quesiti specifici sugli aspetti giuridici di altre attività in corso di Roma Capitale che sono già oggetto di indagine, costituiranno una relazione che consegneremo al presidente Cantone nelle prossime ore". Raffaele Cantone ha accolto le preoccupazioni di Marino: "Abbiamo parlato anche di una serie di appalti finiti nel mirino della magistratura romana e quindi della possibilità di intervenire con un commissariamento su quegli appalti" ha chiarito il magistrato che ha sottolineato la novità dell’indagine, cioè "l’esistenza di organizzazione mafiose autoctone, autonome rispetto ai gruppi mafiosi tradizionali". Per il presidente dell’Autorità anticorruzione, ’’gli anticorpi contro la corruzione sono stati inseriti da troppo poco tempo, prima si è fatto finta di non vedere e non c’era alcuna difesa’’.
L’incolumità di Marino. Ma sul Comune pende anche la possibilità dello scioglimento per infiltrazione mafiosa, sollecitato ieri dal M5S. Oggi il prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro non lo ha escluso: "Stiamo leggendo le 1.200 pagine dell’ordinanza - ha affermato Pecoraro - in modo da valutare la possibilità di sciogliere il Comune di Roma e poi riferiremo al ministro". Per il prefetto "Roma non ha mai vissuto una situazione del genere". Poi l’incontro con il sindaco Marino al termine del quale il prefetto ha lanciato l’allarme sulla sicurezza del sindaco: "In un momento così complesso e difficile bisogna garantire la sua sicurezza. Ci sono intercettazioni con insulti che confermano che un’esposizione del sindaco c’è e va valutata con le altre forze dell’ordine. Il sindaco è un’istituzione e va protetto" ha aggiunto Pecoraro, che ha rivelato che il sindaco sta riflettendo sull’opportunità della scorta. "Valuterò con ogni attenzione quel che il prefetto di Roma mi farà avere dopo avere studiato le 1200 pagine dell’ordinanza", ha detto in serata Angelino Alfano. "È troppo presto - sostiene Alfano - per dire quali saranno gli sviluppi e non possiamo fare dal Viminale una valutazione politica, ma tecnica relativamente alle conseguenze che può avere dal punto di vista del possibile rischio di infiltrazioni". Il ministro dell’Interno, però, non ci sta a dare una valutazione completamente negativa alla Capitale: "Roma non è una città marcia, Roma non è una città sporca, è una città sana. Se c’è qualcuno che ha rubato - ha aggiunto - va punito quel qualcuno, senza criminalizzare un’intera comunità e una intera città, che è sana e che è forte".
Alla possibilità dello scioglimento non crede Matteo Orfini: "Non credo ci sia il rischio di commissariamento del Comune di Roma", ma ammette che anche il Pd "è stato permeabile alle infiltrazioni". Il presidente dem ha replicato così alla richiesta avanzata ieri dai Cinque Stelle: "A loro dico che la linea dello scioglimento di questa amministrazione è la linea della mafia, di quei poteri criminali che hanno provato a infiltrare questa amministrazione e hanno poi provato ad aggredirla perchè non facevano quello che dicevano". Poi arriva la difesa dell’operato della Giunta Marino: "Questa amministrazione è stata un argine ai poteri criminali: ciò che emerge dimostra come ci sia stata un’aggressione a questa amministrazione". Orfini ha inoltre annunciato una grande assemblea pubblica per il 10 dicembre al Laurentino 38, quartiere della perideria sud di Roma, un modo per riportare il Pd "dove deve essere, non nel mondo di mezzo ma nel mondo reale delle periferie".
Nel suo blog, intanto, il leader del Movimento, Beppe Grillo, dedica un post all’inchiesta romana dal titolo "La grande abbuffata": "Quando il M5S parla di cosche, parla di collusione, parla di mafia a tutti i livelli e in tutti i partiti viene deriso. Chissà perché. Alla stampa, ai partiti, rispondiamo: ride bene chi ride ultimo. Salutatece Regina Coeli".
Bersani basito. "Vediamo, adesso c’è il commissariamento. Certo che sono notizie che lasciano abbastanza basiti", è il commento di Pierluigi Bersani (Pd) parlando con i giornalisti che gli chiedevano dell’inchiesta e della nomina di Matteo Orfini come commissario del Pd romano. Per Andrea Orlando, il Pd ha "reagito prontamente" alla bufera sollevata dallo scandalo: "Come dirigente politico non posso che notare che questo infligge un ulteriore colpo alla credibilità della politica". E ha aggiunto: "Penso ci sia bisogno di disciplinare l’attività dei partiti di renderli più impermeabili agli interessi particolari e di costruire una trasparenza delle classi dirigenti. Penso sia il terreno su cui occorre reagire".
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Gramazio e Quarzo si dimettono. La bufera dell’indagine "Mondo di mezzo" ha portato conseguenze importanti anche nel centrodestra. Ieri l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, indagato per associazione mafiosa, ha deciso di sospendersi da ogni incarico all’interno di Fratelli d’Italia - Alleanza Nazionale. Le indagini hanno evidenziato stretti legami tra diversi uomini della sua amministrazione e gli esponenti del gruppo criminale guidato dall’ex Nar Massimo Carminati. Ha rassegnato le dimissioni il presidente della Commissione Trasparenza dell’Assemblea Capitolina Giovanni Quarzo, che si è anche sospeso da capogruppo di Forza Italia in Comune.
Intanto emergono nuovi particolari nelle carte consegnate dalla Procura, dalle quali emerge anche il tentativo della banda criminale di "mettere le mani" sugli appalti milionari della Regione Lazio, dove i contatti erano i consiglieri (indagati) Eugenio Patanè del Pd e il capogruppo di Forza Italia Luca Gramazio che proprio oggi ha deciso di rassegnare le dimissioni dalla guida del gruppo in Consiglio regionale.
Ed è polemica per una foto che ritrae l’attuale ministro del Lavoro Giuliano Poletti con alcuni degli arrestati e degli indagati di questi giorni, tra cui Salvatore Buzzi, presidente di un grande consorzio di cooperative legate alla Legacoop (allora presieduta da Poletti) e braccio destro del boss Massimo Carminati. Oggi Roberto Saviano chiede al ministro di spiegare la sua presenza a quella cena. Il ministro è sotto attacco anche per aver partecipato l’anno scorso all’assemblea di bilancio della cooperativa "29 maggio" di Buzzi. Un accostamento che il ministro respinge con forza: "Quelle cose non c’entrano niente con il sottoscritto".