Andrea Montanari, MilanoFinanza 4/12/2014, 4 dicembre 2014
RAI, MENO CANONE E TROPPI DEBITI
Negli ultimi cinque anni l’industria televisiva italiana ha visto calare il giro d’affari del 9% e ha perso quasi mille posti di lavoro. È quanto emerge dalle elaborazioni di Ricerche&Studi Mediobanca sui principali broadcster nazionali (Rai, Mediaset, Sky Italia e La7). Nel dettaglio, i ricavi totali sono scesi a 8,9 miliardi (-8.8%), principalmente a causa del calo del -15,5% degli introiti pubblicitari. La contrazione più rilevante nel periodo è stata quella registrata dalla tv di Stato (-14,8%, nonostante l’incremento delle entrate da canone del +6,6%), seguita da Mediaset (-12%). In controtendenza Sky Italia (+1,6% nel periodo 2009-13), che anche quest’anno guadagnerà quote di mercato grazie a eventi in esclusiva come i Mondiali di calcio della scorsa estate, e La7 (+1,8%), soprattutto dopo il cambio di direzione imposto nel maggio 2013 dal nuovo proprietario Urbano Cairo.
Nello stesso periodo il numero dei dipendenti dei quattro network è sceso da 24.109 a 23.176: una flessione del 3,1%. Dallo studio R&S emerge poi che la Rai è l’emittente pubblica con il canone più basso d’Europa, anche se a favore del gruppo guidato dal direttore generale Luigi Gubitosi gioca la maggior libertà di cui gode sul fronte della raccolta pubblicitaria: un modo appunto per compensare il minor contributo del canone. Il raffronto tra i diversi servizi pubblici radiotelevisivi evidenzia poi che per il 2013 ogni abbonato ha versato una quota di 113,5 euro contro la media di 174 euro per i principali Paesi europei.
Peccato però che l’Italia primeggi in un’altra classifica, quella del mancato pagamento del canone: il tasso di evasione è del 27%contro il 5% del Regno Unito e l’1% di Francia e Germania. In base a una simulazione effettuata da R&S, una riduzione consistente di tale tasso (dal 27 al 7%) permetterebbe alla Rai di azzerare le perdite dell’attività di servizio pubblico (cioè quelle strettamente legate al ruolo di concessionaria), che nel 2012 (ultimo dato disponibile) ammontavano a 346 milioni. Per questo motivo nelle scorse settimane il governo Renzi aveva pensato all’inserimento del canone nella bolletta energetica, ma la novità è stata congelata.
Lo studio di Mediobanca evidenzia poi tre punti deboli della Rai rispetto agli altri broadcaster pubblici: una struttura patrimoniale meno solida, investimenti contenuti rispetto alla media europea e ricavi per addetto modesti. Nello specifico, la struttura patrimoniale è «relativamente debole» e «in progressivo deterioramento» a causa di debiti finanziari che nel 2013 ammontavano al 151% del capitale netto. France Tv ha un rapporto del 15,3% mentre la tedesca Ard del 6,2%. Un altro neo è rappresentato dal fatto che Viale Mazzini, con 2,65 miliardi di ricavi e quasi 13 mila dipendenti, evidenzia un fatturato per addetto pari a 204 mila euro, contro i 293 mila euro della Bbc. Il terzo punto dolente sono gli investimenti: nel 2013, rispetto agli immobilizzi, sono stati quasi la metà rispetto a quelli delle emittenti inglese e francese. La Rai si rifà alla voce ascolti: lo share medio delle prime serate nel 2013 è stato del 40% (il più alto d’Europa), mentre la Bbc si è fermata al 32,7%, France Tv al 31,5% e i due consorzi pubblici tedeschi Ard e Zdf hanno totalizzato il 27,6%.
Andrea Montanari, MilanoFinanza 4/12/2014