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 2014  dicembre 04 Giovedì calendario

LE BALLE SUL CALCIO DI BARBARA B.

da Berlino
C’ è un vizio insopportabile dei nostri politici, e non solo loro. Per giustificare misure impopolari si afferma «ce lo impone l’Europa». Oppure, facciamo come «il resto d’Europa», «lo fanno tutti». Affermazioni spesso assolutamente lontane dalla realtà, per vantare successi inesistenti o giustificare reali fallimenti.
Anni fa abbiamo cambiato milioni di targhe automobilistiche, rinunciando alle sigle che identificavano in quale città girava abitualmente la vettura, sostenendo che era una direttiva dell’Unione europea.
Basta compiere un giretto in Francia o in Germania per constatare che non è vero. La mia auto porta una bella «B» prima del numero, per indicare Berlino. Sono sempre curioso di sapere quale inghippo milionario ci sia stato all’origine di questa gigantesca balla.
Oppure, Renzi riforma il Senato sostenendo di copiare il Bundesrat tedesco, ma il pastrocchio che ne è uscito fuori non ha niente a che vedere con la Camera delle regioni in Germania. O asserire che a casa di Frau Merkel si possa licenziare a volontà. L’articolo 18 non esiste ma i dipendenti tedeschi sono tutelati e, nel caso, vengono reintegrati. Pretendiamo di avere il campionato di calcio più bello del mondo, ma i risultati in Europa non lo confermano. E il sistema sanitario più generoso, magari sulla carta, nella pratica la realtà è ben diversa.
Ultima arrivata a citare dati inventati, Barbara Berlusconi per difendere il suo Milan, che non vince più come una volta, perché non ha campioni, e perché gli arbitri non mostrano più deferenza per il club di Silvio. «La Serie A è sempre il campionato più visto dopo la Premier britannica e la Liga spagnola», osa vantare Barbara. Lei può dire quel che le garba, per fare il suo gioco, ma toccherebbe ai colleghi che la intervistano giungere alle conferenze stampa preparati, e smentire le bugie. Oggi, con Google occorrono pochi minuti per ottenere le cifre esatte.
Se le cifre annoiano, basta dare un’occhiata alla tv: gli stadi tedeschi sono stracolmi, quelli italiani semivuoti, a cominciare da San Siro. La Bundesliga, che la signora ha preferito dimenticare, è il campionato con più pubblico prima ancora di Gran Bretagna e Spagna. La Premier League arriva a una media di 35 mila spettatori a incontro, la Bundesliga è prima con distacco a oltre 44 mila, terzi gli spagnoli con 27 mila. I club italiani giungono di un soffio sopra i 23 mila. In Italia, in un intero campionato si arriva a 9 milioni di spettatori divisi tra venti squadre, in Germania con 18 club si sfiorano i 12, più di tutti in Europa.
Il Borussia Dortmund, eterno rivale del Bayern, primo o secondo, quest’anno è precipitato all’ultimo posto, ma il suo stadio da 80 mila posti è sempre esaurito al cento per cento. Dortmund ha appena 350 mila abitanti (e, per la verità, un grande seguito di tifosi nella Ruhr). Il Bayern si è ripagato il suo stadio fantascientifico in appena 16 anni, e arriva al 99% di posti venduti. In coda troviamo Friburgo, 224 mila abitanti, con 24 mila spettatori. La settimana scorsa, per assistere a una sicura sconfitta dell’Herta di Berlino contro il Bayern, in 76 mila hanno riempito l’Olympia Stadion, quello dei giochi di Hitler nel 1936.
Una questione di secondaria importanza? Certamente, paragonata alle menzogne dei politici, ma sullo sport non si può giocare con le parole: gli spalti sono là a dimostrare quale sia la verità. Si potrebbe cominciare dal pallone per evitare le balle. Se chi rilascia interviste e fa dichiarazioni alla tv sapesse di aver di fronte qualcuno pronto a smentirlo all’istante, eviterebbe il rischio di figuracce. La sicurezza dei politici, di imprenditori o di presidenti di squadre di calcio, e l’arrendevolezza di chi dovrebbe controllarli, è preoccupante.
Roberto Giardina, ItaliaOggi 4/12/2014