Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/12/2014, 3 dicembre 2014
PERISCOPIO
Di Battista (M5s) insiste: «Il Pontefice mi dà ragione». E in questo modo ci siamo giocati anche il dogma dell’infallibilità del Papa. MF.
Le Pen e Salvini in discoteca: «Matteo mi manda in estasi». Voleva dire in ectasy: Spinoza. Il Fatto.
Per Marine Le Pen, Salvini è travolgente e possiede ottime capacità. Bene, la Francia che ha trovato un leader, l’Italia ne fa volentieri a meno. Roberto Carletti. Il Foglio.
La notizia non è Renzi che riunisce la Direzione del Pd, bensì che non l’abbia ancora abolita. Jena. La Stampa.
Ora l’M5s, dopo le crisi tipiche della crescita, è diventato grande, ma i suoi fondatori sembrano non riconoscerlo più. Come i padri gretti che diventano incapaci di trattare da adulti i figli maggiorenni e, anziché accompagnarli con l’esperienza in un percorso sempre più autonomo, li segregano in casa per non perderne il controllo. O li fanno interdire. O li diseredano. Marco Travaglio. Il Fatto.
«In questo zoo io sarei la iena», teorizza Francesca Pascale, attuale compagna di Silvio Berlusconi, rispondendo a chi la accusa di aver preso il comando di casa Berlusconi, scacciando via per sempre api, regine e farfalline svolazzanti. Aldo Grasso. Sette.
Berlusconi non ha mai controllato Forza Italia. Non controlla coalizioni, né governi, né partito: lui è il partito, è la coalizione, è il governo. Una figura simile a Kim Il-sung, il dittatore coreano. Poi, certo, è anche un grande e famoso megalomane che, per anni e anni, è stato comunque l’unica giustificazione della destra italiana. Senza di lui cosa ci sarebbe stato, cosa c’è? Il Movimento sociale, An, Fratelli d’Italia... Roba da serie B. Bossi capì ed ebbe l’astuzia di essergli amico. Ma ora l’erede di Bossi è Salvini, un brillante attaccamanifesti. No, dai: la verità è che senza Berlusconi non erano niente e non saranno niente. Giuliano Ferrara. Corsera.
(mfimage) Grillo si ritrova a fare i conti con un dubbio: non avrà perso il biglietto della lotteria? Non sarebbe il primo. Smarrì il suo biglietto vincente Guglielmo Giannini, dopo aver portato con l’Uomo Qualunque 30 deputati (tantissimi: il quadruplo degli azionisti) all’Assemblea costituente. Lo smarrì Mario Segni, che dopo il referendum pareva destinato a raccogliere l’eredità della Dc. Lo ha smarrito Antonio Di Pietro, del quale Romano Prodi disse: «Quello si porta dietro i voti come la lumaca il guscio». Gian Antonio La Stella. Corsera.
Sono qui davanti a voi per dire la verità. Dei 300 milioni di arabi nel Medio oriente e nel Nord Africa, meno di mezzo punto percentuale sul totale è davvero libero – e sono tutti cittadini di Israele. Gli arabi israeliani sono tra i più istruiti del mondo. Sono i nostri migliori medici e chirurghi, sono eletti nel nostro Parlamento e sono giudici nella nostra Corte suprema. Milioni di donne e uomini in Medio oriente darebbero il benvenuto a queste opportunità e libertà. Nonostante questo, nazione dopo nazione oggi salirà su questo palco e criticherà Israele – la piccola isola di democrazia in una regione piagata dalla tirannia e dall’oppressione. Ron Prosor, ambasciatore israeliano alle Nazione Unite, discorso all’Onu.
La signorina Monda, mia maestra, era di un’abnegazione eccezionale. Veniva a fare lezione anche con 38 di febbre. Abitava al Vomero in un appartamento molto decoroso, modestissimo, con una nipote che forse era sua figlia. Sapeva tutto: la preparazione di grammatica e sintassi italiana che mi diede fu tale che, dopo, studiare il latino fu per me una facile gioia. Sono sicuro che la formazione generale che io possedevo dopo la quinta elementare era più profonda e solida di quella di un attuale laureato in lettere; oggi tutte queste insegnanti che camminano fumando e tenendo in mano la Repubblica come una bandiera, non hanno nemmeno l’idea di quello che potevamo sapere noi allievi di Anita Monda. Paolo Isotta, La virtù dell’elefante. Marsilio.
Ecco, per esempio, come Mozart descrive l’arciduca Massimiliano, fratello dell’imperatore e arcivescovo di Colonia: «Quando Dio dà all’uomo un sacro ufficio, di solito gli dà anche il dono dell’intelligenza. E non dubito che cosa sia anche nel caso dell’arciduca. Tuttavia, prima di prendere gli ordini, egli era assai più arguto e perspicace e parlava meno, ma con maggior buon senso. Dovreste vederlo ora. La stupidità gli cola dagli occhi. Parla e sproloquia interminabilmente e sempre in falsetto, e comincia pure a mettere il gozzo». In breve, il nostro uomo è affatto mutato. Saul Bellow, I conti Tornano. Mondadori, 1995.
L’autunno è una stagione di grandi bellezze naturali e di piccole soddisfazioni materiali. Le foglie degli alberi assumono tutte le sfumature del giallo e del rosso; le nebbioline autunnali promuovono a opere di un pittore fiammingo quelli che nelle altre stagioni sono solo banali paesaggi lacusti o compagnoli; e poi il piacere di ritrovare cibi robusti e saporiti, che i calori estivi sconsigliavano. Broccoli, verze e rape, non più zucchine e carote; robusti condimenti di maiale, non pallidi brodetti esangui. E nei giorni meno impegnati nel lavoro, lunghe e distese serate dedicate a letture e a conversazioni più o meno buone. Paolo Togni. Tempi.
Come mi piacerebbe poter rinascere e poter rinascere nel 1947 a Bologna. Anch’io come Enrico Brizzi, non frequentissimo esempio di nostalgico me che quarantenne, potrei avere una fanciullezza dialettofona. In L’arte di stare al mondo (Mondadori) il felsineo scrittore ricorda le preghiere della buona notte che cominciavano così: «A lèt, a lèt, a voi andèr / Tot i sant a voj ciamèr». Che meraviglia! Oltre alla dimestichezza coi santi del calendario invidio a Brizzi quella con un santo profano il cui fantastico programma esistenziale fa rima col nome Michelàz: «Magner, bavver e fèr un càz». Camillo Langone. Il Foglio.
Claudio Stellari appartiene alla generazione passata in un attimo dal crollo dell’Urss al crollo delle Torri gemelle, dagli aeroplanini di carta di Facebook, dal Made in Italy al Made in China, dalle domeniche in chiesa alle domeniche all’Ikea. Ma, soprattutto, la generazione che si è vista retrocedere dal posto fisso al lavoro precario. Luciano Tirinnanzi, Crepi quel lupo! Come sopravvivere quando si è giovani e precari. Robin.
Non ho mai fatto sit-in, marce, firmato manifesti per la libertà. Forse per questo sono rimasto sempre un uomo libero. Roberto Gervaso. Il Messaggero.
Paolo Siepi, ItaliaOggi 3/12/2014