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 2014  dicembre 03 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - LA STORIA DEL BAMBINO DI RAGUSA


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Colpi di scena e misteri senza fine nel giallo di Ragusa. Grazie all’appello della Procura sono arrivati agli investigatori nuovi video. Uno, in particolare, smentisce la versione della madre. Loris Stival infatti non sarebbe sceso dall’auto della mamma davanti alla scuola di Santa Croce Camerina, ma sarebbe tornato a casa con lei dopo circa un quarto d’ora da quando la donna e i suoi due figli erano usciti dalla loro abitazione.



CHE COS’E’ SUCCESSO QUEL MATTINO?

Secondo fonti qualificate le immagini racconterebbero quindi un’altra verità rispetto a quella fornita finora da Veronica Panarello. Attorno alle 8 la mamma, Loris e l’altro figlio della donna uscirebbero da casa e salirebbero in auto per andare a scuola. Circa un quarto d’ora dopo, sempre secondo quanto si apprende, l’auto verrebbe inquadrata di nuovo sotto l’abitazione in via Garibaldi e si vedrebbe Loris scendere e dirigersi da solo verso casa. La macchina con a bordo la mamma, a quel punto, ripartirebbe e, ipotizzano gli investigatori agli inquirenti, si sarebbe diretta alla ludoteca per lasciare il figlio piccolo. Dopo un altro quarto d’ora circa l’auto verrebbe nuovamente ripresa dalle telecamere mentre entra nel garage sotto l’abitazione di Loris.



ECCO LE IMMAGINI



PERQUISITA LA CASA DELLA MADRE

Il procuratore capo di Ragusa Carmelo Petralia spiega che la donna non è indagata. ,Ma dopo l’analisi dei filmati polizia e carabinieri sono entrati nell’abitazione dei genitori del bambino ucciso per una perquisizione autorizzata dalla procura di Ragusa. Tra loro il capo della squadra mobile Nino Ciavola e il capitano dei carabinieri Domenico Spadaro. La madre del piccolo era stata ascoltata come persona informata sui fatti una seconda volta ieri sera in Questura ed era uscita dalla porta sul retro dopo quasi tre ore con gli investigatori. Dall’interrogatorio è emerso che la donna non ha riconosciuto gli slip ritrovati nella tarda mattinata a ridosso dell’ingresso della scuola «Falcone Borsellino». Da lei gli investigatori cercavano informazioni per chiarire quanto accaduto quella mattina.



ARRIVANO GLI INVESTIGATORI DEL CASO YARA

Un altro elemento del puzzle è l’ora della morte di Loris: secondo il medico legale potrebbe essere stato ucciso intorno alle 10.30. Intanto sono arrivati a Ragusa ufficiali e marescialli del Ros che fanno parte di un gruppo specializzato in indagini su crimini violenti per dare un contributo alla task force composta da Carabinieri del Nucleo investigativo e personale dello Sco e della Squadra mobile. Sono gli stessi carabinieri che in passato si sono occupati di crimini come il caso di Yara Gambirasio, l’attentato alla scuola di Brindisi, l’omicidio dei coniugi Burgato di Lignano Sabbiadoro e di Roberta Ragusa di Pisa.



CORSA CONTRO IL TEMPO

«Statisticamente parlando - spiegava ieri il procuratore Carmelo Petralia - per questo genere di delitti il tempo d’individuazione dell’autore va dalle 72 alle 96 ore, dopo di che il tempo si dilata in modo consistente. Se si arriva all’individuazione di un elemento indiziario sufficientemente grave in questo termine di 3-4 giorni, c’è la possibilità di dire che il caso è risolto. Altrimenti...». Siccome poi le indagini puntano sempre più sul contesto stretto che circonda gli Stival, su un viso che fosse familiare al piccolo, uno di cui il bimbo si fidava, l’interrogatorio della madre è stata l’occasione di chiederle una volta di più con chi avesse intimità suo figlio.



L’OMBRA DELL’ORCO

Lei all’inizio aveva parlato di «ragazzi più grandi» con cui Loris Andrea giocava spesso. Chi sono? E poi: in paese si comincia a raccontare che non fosse poi questa mamma così attenta e protettiva come s’è detto finora. Affidava forse il figlio a qualcuno? Un qualcuno che può avere tradito la sua fiducia, ma che se esiste è bene che venga fuori. Si va consolidando infatti uno scenario sconvolgente: chi indaga è ormai convinto non soltanto del movente sessuale dietro il sequestro e l’omicidio del bambino (suffragato oltretutto dalla circostanza delle mutandine scomparse), ma che le molestie andassero avanti da tempo.

REPUBBLICA.IT
Io ho lasciato mio figlio vicino alla scuola, è uscito con me da casa e quando sono andato a riprenderlo all’uscita, Loris non c’era. Quante volte ve lo devo ripetere" ha detto l’altra sera agli investigatori che le chiedevano di fare chiarezza su quel punto. Ma la mamma di Loris, Veronica Panarello, continua ad insistere su questa versione. Una versione che non regge e che è smentita da un filmato tratto da una telecamera di videosorveglianza piazzata nei pressi della sua abitazione che poco dopo le otto del mattino di sabato scorso riprende la donna mentre esce da casa in via Garibaldi a Santa Croce Camerina con i due bambini per portarli a scuola. Ma Loris, stando al filmato, non entra in automobile con la madre, con la quale sembra litigare, e il fratello piì piccolo. A quel punto nel filmato si vede il bambino che torna indietro per rientrare a casa. Secondo altre fonti, le immagini mostrano il piccolo che rientra in casa insieme con la madre. Nel pomeriggio polizia e carabinieri sono entrati nell’abitazione dei genitori di Loris Stival. Tra loro il capo della squadra mobile Nino Ciavola e il capitano dei carabinieri Domenico Spadaro. Sarebbe in corso una perquisizione autorizzata dalla procura di Ragusa.
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Perché allora la madre di Loris continua a ripetere che l’ha accompagnato a scuola mentre il filmato la smentisce clamorosamente? Quel che è certo è che Loris, quella stessa mattina, intorno alle 9.30, viene ucciso (lo ha stabilito l’autopsia) e il suo corpo ritrovato nel pomeriggio sul canalone del Vecchio Mulino dal "cacciatore" Orazio Fidone, che era andato quasi a colpo sicuro a cercarlo in quel posto isolato a quattro chilometri dal paese. L’uomo oggi rivela di avere un alibi verificabile: "Sì, ho un alibi, ed è anche facilmente verificabile: sabato mattina non ero a Santa Croce Camerina. Basterebbe verificare ed è facilmente verificabile". Secondo il ’cacciatore’ la mattina della scomparsa di Loris, lui sarebbe andato al mercatino di Vittoria: "Basterebbe - sostiene - controllare i filmati delle telecamere in uscita da Santa Croce Camerina e all’entrata di Vittoria".
La Scientifica al Vecchio Mulino
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Viene ritrovato in fondo al canalone con una ferita alla testa, con i pantaloni abbassati e senza mutandine. Ma la sua morte, come ha stabilito l’autopsia, non è stata provocata dalla ferita alla testa, Loris era stato strangolato e poi il suo corpo è stato abbandonato al Vecchio Mulino. La mamma però continua a ripetere che lei quella mattina lo ha lasciato vicino la scuola ed ha anche fornito una dettagliata mappa su suoi spostamenti fatti quella mattina. I filmati però la smentirebbero clamorosamente ed è per questa ragione che gli investigatori di polizia e carabinieri e gli uomini dei reparti speciali stanno tentando di rintracciare altri filmati delle telecamere di sorveglianza sparse in tutta la città per dare una risposta definitiva a questo giallo.

Intanto la vigilessa che era in servizio davanti alla scuola elementare del paese il giorno in cui è scomparso Loris, è stata nuovamente sentita dagli investigatori che indagano sulla morte del piccolo. La vigilessa avrebbe infatti visto quella mattina la Polo nera con a bordo la madre di Loris, ma non si ricorderebbe del bambino. L’agente avrebbe raccontato che sabato mattina attorno all’orario di ingresso a scuola, avrebbe visto la mamma del piccolo Loris a bordo di una Polo nera arrivare nei pressi dell’istituto, dove la donna dice di aver lasciato il bambino. Ma, avrebbe aggiunto la vigilessa, non ricorderebbe di aver visto il piccolo Loris. Un elemento, questo, sottolineano gli investigatori, che non sta a significare con certezza che il piccolo non era nell’automobile.

A scuola del piccolo l’atmosfera è ancora molto pesante: "C’è tanto silenzio dentro la scuola, perché siamo ancora tutti sconvolti. E’ un episodio talmente luttuoso e drammatico che non sarà facile cancellare. Stiamo parlando di un bambino di 8 anni scomparso in una maniera che è di una tragicità unica che ci lascia senza parole", dice Giovanna Campo, preside della scuola "Falcone e Borsellino" che frequentava il piccolo Loris. Sin dal primo giorno in cui si è tornati in classe, dopo la tragedia, a scuola è arrivata un’equipe di
psicologi che ha assistito i bambini: "ci sono esperti che ci stanno aiutando - ha detto campo -. Lo staff di psicologi è entrato subito in classe e ha lavorato bene coi bambini, che sono diversi. Sono più spontanei e hanno una visione della morte completamente diversa dalla nostra. E lì sono bravi". Per la dirigente scolastica, infine, "tutti quanti noi, il corpo docente, i genitori, ce la stiamo mettendo tutta per tutelare i bambini".

ARTICOLI USCITI STAMATTINA
CORRIERE DELLA SERA
FELICE CAVALLARO
SANTA CROCE CAMERINA I ragazzi che hanno appeso uno striscione al cancello della scuola per il piccolo Loris giurano che su quel marciapiede lunedì sera non c’era niente. E così dicono tanti genitori che hanno accompagnato ieri mattina i bimbi in classe. Come un giovane che ha fatto passeggiare il cane prima di mezzogiorno quando improvvisamente, abbandonati come uno straccetto, sono comparsi fra le auto della polizia e i camper del circo televisivo gli slip blu con un cucciolo di lupo marrone e la scritta «cool skater boy». Proprio come quelli che avrebbe dovuto indossare Loris, il bimbo di otto anni ritrovato strozzato dal suo assassino in fondo a un canalone, con i pantaloni slacciati, senza mutandine.
Un brivido, un altro brivido scuote la comunità di Santa Croce Camerina, anche se potrebbe trattarsi di una raccapricciante beffa di chi ieri mattina ha letto quei dettagli sulle pagine dei giornali, come hanno sospettato gli inquirenti. Ma il brivido corre soprattutto quando la dirigente della Scientifica di Catania Giusi Neri ammette che gli slip sono «simili» a quelli di Loris e quando la stessa madre, Veronica, 25 anni, annuisce, sembra riconoscerli. Come ripete in serata quando viene accompagnata in questura per un lungo faccia a faccia con i funzionari di polizia, sorpresi poco dopo dal ripensamento: «No, quegli slip non sono gli stessi di Loris».
Smentite, incoerenze, qualche contraddizione abbassano la soglia dell’attendibilità di una donna distrutta come tutto il gruppo familiare, a cominciare dal nonno paterno di Loris che si lancia contro i cameraman invocando «la fine dell’assedio di casa». Ma restano i dubbi che dilatano questa sorta di interrogatorio in questura dove mamma Veronica apprende che nemmeno oggi riavrà il corpicino del piccolo. «Passerà ancora del tempo», fa sapere il procuratore della Repubblica Carmelo Petralia, deciso a lasciare lavorare i medici legali per capire se Loris ha davvero subito altre violenze in passato.
Anche per fugare tutti i dubbi che si accavallano, alla squadra del Servizio anticrimine arrivata da Roma con sofisticate attrezzature è stato affidato il compito di controllare i tabulati telefonici di decine di persone che ruotano attorno alla famiglia Stival. «Andremo avanti con un lavoro a ritroso sui contatti di diverse utenze fino a due anni fa. Per capire quali rapporti si intrecciano e quali si sono intrecciate in passato fra le persone che comunque sembrano avere un ruolo nella vicenda», precisa chi lavora fra procura e forze di polizia.
Di qui l’ansia innestata nella famiglia di Veronica da un approfondimento che inquieta, mentre contemporaneamente si eseguono tanti altri controlli. A cominciare da quelli sul pensionato con la passione della caccia che sabato trovò il bimbo nel canalone, Orazio Fidone, da ieri indagato «come atto dovuto» per potere effettuare accertamenti su auto e vestiti. Ma indagato, anzi denunciato anche per detenzione illegale di munizioni trovate a casa sua durante una perquisizione. Tema di un interrogatorio notturno, come quello di un giovane diciottenne, Christian, un vicino di casa alto, smilzo e biondo che spesso faceva fare un giro in moto al piccolo Loris.
Felice Cavallaro

GIUSI FASANO
DALLA NOSTRA INVIATA RAGUSA Ci sono dettagli che non tornano nel racconto di questa madre che sembra l’affresco del dolore. C’è, tanto per citare il più importante, che non si può raccontare di essere andata a scuola ad accompagnare i suoi figli e comparire poi nei video delle telecamere disseminate in ogni angolo con uno solo dei due bambini e con l’altro, quello ucciso, che non si vede mai dove in teoria dovrebbe essere.
Ma c’è anche il racconto dei vigili urbani davanti alla scuola: «Venne da noi a chiedere aiuto per il figlio scomparso», dicono. È una reazione comprensibile, certo. Ma una mamma, qualsiasi mamma, dopo aver aspettato invano l’uscita del proprio figlio, non vedendolo arrivare avrebbe chiesto per prima cosa informazioni alle maestre all’interno della scuola. Non aiuto agli agenti della polizia municipale in piazza.
Basterebbero questi due soli particolari a giustificare la convocazione di ieri sera in questura e verbali chilometrici. Ma Veronica non ci è rimasta a lungo: solo il tempo di chiarire qualche aspetto che agli investigatori è sembrato un’incongruenza (va ricordato, non è né indagata né sospettata). Probabilmente avrà sciolto il nodo misterioso degli slip ritrovati ieri mattina proprio davanti alla scuola Falcone e Borsellino che Loris frequentava. Di colore blu con un disegno inciso sul davanti. La funzionaria della polizia scientifica che glieli ha descritti ha parlato di indumento «simile» con quelli che Loris indossava la mattina della scomparsa e che non aveva addosso quando è stato ritrovato ucciso. Quel «simile» veniva dalle risposte di Veronica, ovvio, che però sembra abbia poi fatto marcia indietro, non è chiaro se dopo averli visti fisicamente oppure semplicemente ripensando alla descrizione della poliziotta.
La parte più strana di questa storia è paradossalmente la più verificabile, anche se per farlo ci vorrà molto tempo. Parliamo delle telecamere e delle registrazioni che i carabinieri stanno passando al setaccio ormai da quattro giorni e che sono tantissime perché Santa Croce Camerina fa parte di un progetto di sicurezza telematica che è finanziato dalla Comunità Europea e che ha trasformato le vie del comune in una specie di luogo da Grande Fratello.
La questione è semplice. In nessuno dei video fin qui visionati si vede il bambino camminare, né solo né in compagnia, vicino al punto in cui sua madre dice di averlo lasciato. Ma il fatto è che non lo si vede nemmeno sull’auto di Veronica che mille «occhi» elettronici osservano da quando esce di casa a quando rientra. Può darsi che sia pura sfortuna: magari le inquadrature riprendono il passaggio della Polo dal lato sbagliato o non sono abbastanza nitide da individuare la sagoma del ragazzino. Eppure il fratellino più piccolo si vede.
Anzi, contrariamente a quanto era stato detto nei giorni scorsi, sarebbe soltanto il bimbetto di quattro anni, e non tutti e due i fratellini, a comparire nel filmato iniziale: cioè quando Veronica esce, carica il piccolo in macchina e parte, verso le 8.15-8.20.
«Il fatto che Loris non si vede non significa che non ci sia» spiega un investigatore. Ed è proprio per cercare conferme definitive su quest’aspetto che ieri pomeriggio il capo della squadra mobile, Nino Ciavola, si è fatto portavoce dell’ennesima richiesta di aiuto della procura: segnalateci eventuali telecamere non visionate o particolari che vi sembrano interessanti per le indagini.
Quelle che oggi sembrano contraddizioni potrebbero essere semplicemente il frutto dell’angoscia, prima, e della disperazione dopo la morte di Loris. Ma l’eventuale conferma della mancanza del bambino in auto aprirebbe certo interrogativi e dubbi sull’intera versione di Veronica. Che senso avrebbe dire che ha portato il bambino a scuola? E a quel punto gli inquirenti sarebbero autorizzati a ipotizzare scenari e luoghi diversi per ricostruire le ultime ore di vita del bambino.
A Santa Croce si racconta della fragilità psicologica di Veronica e delle due volte che avrebbe tentato il suicidio, la prima tanti anni fa e l’altra più di recente.
In questi giorni non la lasciano sola nemmeno un istante, lei sembra il fantasma di se stessa, cammina sempre sorretta da qualcuno e non sa più la differenza fra il giorno e la notte. Il sole e il buio sono diventati la stessa cosa.
@GiusiFasano

PEZZI DI REPUBBLICA

NAZIONALE - 03 dicembre 2014
CERCA
20/21 di 64
CRONACA
Loris, il giallo degli slip a scuola La madre due ore in questura “Sono sicura, non sono suoi”
Trovati davanti all’istituto. Ma per giorni nessuno li ha visti Indagato il cacciatore: “Atto dovuto per fare accertamenti”
FRANCESCO VIVIANO
SANTA CROCE CAMERINA .
Colpi di scena a ripetizione. Cresce di ora in ora la tensione attorno all’omicidio del piccolo Loris Stival, il bambino di 8 anni trovato cadavere sabato scorso in un fosso a quattro chilometri da Santa Croce Camerina. Prima l’incredibile ritrovamento di un paio di slip blu che potrebbero appartenere a Loris, rinvenuti proprio all’ingresso della scuola di Santa Croce Camerina che era frequentata dal bambino e poi, po- co dopo le 19, la convocazione urgente negli uffici della squadra mobile di Ragusa della mamma, Veronica Panarello.
La donna, in veste di testimone, è arrivata in questura poco prima delle 20 e ne è uscita solo due ore dopo, da una porta secondaria. Perché questo interrogatorio a tarda sera? Per verificare se quelle mutandine mutandine erano davvero di Loris? O per qualche altro fatto emerso nelle ultime ore? «Normali verbalizzazioni » dice un inquirente. È evidente che la procura e gli inquirenti che fino ad ieri sembravano fiduciosi di arrivare a una svolta in tempi brevi, hanno deciso di attuare una strategia non più attendista e di puntare di chiarire, subito, alcune possibili incongruenze e contraddizioni riscontrate in precedenti dichiarazioni della mamma di Loris. I dubbi sulla ricostruzione fornita dalla donna ci sono. A cominciare dall’assenza del bambino nelle immagini riprese dalle telecamere sabato mattina (ne parliamo nel pezzo a fianco).
Prima ancora dell’interrogatorio della signora Veronica, però, a segnare la giornata di ieri è stato il giallo degli slip. Un paio di mutandine blu (con sopra la scritta “Cool skater boy”) ritrovate proprio davanti alla scuola. Immediato, dopo la segnalazione, l’arrivo degli esperti della scientifica. Anche perché, quando è stato trovato morto, il bambino aveva i pantaloni, slacciati, ma non le mutandine. Un indumento compatibile «per caratteristiche e natura» con la taglia del bambino, ha subito detto Giuseppina Neri, dirigente della polizia scientifica. E anche la mamma, interpellata a caldo, si sarebbe detta possibilista: gli slip di Loris erano simili a quelli ritrovati davanti alla scuola.
Restano alcune domande. Possibile che nessuno li abbia visti per quattro giorni, in una strada battuta palmo a palmo dagli inquirenti, affollata di giornalisti e sorvegliata costantemente da sabato? E se, viceversa, quegli slip sono stati portati lì da qualcuno, chi è stato? E perché? È stato un mitomane? Oppure un testimone che voleva dare una mano agli investigatori per metterli sulla pista giusta. A meno di non pensare, come ha fatto qualcuno, che a far ritrovare le mutandine sia stato addirittura colui che ha ucciso Loris per sfidare gli inquirenti. Ipotesi. Illazioni. Tutte momentaneamente smentite dalla versione fornita in serata dalla madre che, davanti ai poliziotti, ha sostenuto che no, quegli slip non erano di Loris. L’ultima parola ai periti, che avranno però bisogno di qualche giorno per completare le analisi su questo nuovo reperto.
Ma la giornata di ieri ha registrato altri fatti. Prima di tutto l’iscrizione nel registro degli indagati del cacciatore Orazio Fidone che sabato scorso aveva ritrovato il cadavere di Loris al “Vecchio Mulino”, con l’ipotesi di reato di detenzione illegale di munizioni e per omicidio volontario, anche se quest’ultima contestazione, hanno precisato gli inquirenti, «è un atto dovuto per compiere accertamenti sulla sua automobile ». Poi la segnalazione da parte di tre giovani, che hanno riferito ai carabinieri di aver visto sabato tra le 14.30 e le 15 un’auto vicino al luogo dove è stato poi ritrovato Loris, diversa però da quella di Fidone. Dalla procura, infine, è arrivata una nuova richiesta di aiuto ai cittadini, con tanto di lamentela circa la «scarsa collaborazione» mostrata finora. Una sottolineatura che ha provocato la reazione del sindaco di Santa Croce Camerina, Franca Iurato: «La nostra non è una comunità omertosa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA


ALESSANDRA ZINITI

NAZIONALE - 03 dicembre 2014
CERCA
20/21 di 64
CRONACA
Mai ripreso dalle telecamere le ultime ore del bimbo fantasma
ALESSANDRA ZINITI
Neanche un’immagine utile, a partire da quelle dell’auto della mamma Si vede il piccolo della famiglia, Diego, ma del fratello più grande niente
DAL NOSTRO INVIATO
SANTA CROCE CAMERINA .
Non si vede quando esce da casa, non si vede in macchina, non si vede quando lo mamma lo lascia all’angolo della scuola vicino alla guardia medica. E, naturalmente, non si vede dopo. Loris, nelle decine e decine di fotogrammi registrati dalle tante telecamere piazzate nelle strade e nelle piazze del paese, lungo il percorso da via Garibaldi, dove abita la famiglia Stival, a via Di Vittorio dove ha sede la scuola elementare, non si vede mai.
A tre giorni dall’orribile delitto, dopo aver visionato ore e ore di immagini, a volte molto nitide e a colori, a volte sgranate e lontane e in bianco e nero, gli inquirenti non hanno ancora trovato l’immagine che cercano: quella di Loris Stival nel suo ultimo giorno di vita. Una “stranezza” che rischia di far perdere la barra di un’indagine che già da un paio di giorni sembra puntare sempre più decisamente sull’ambito familiare (non foss’altro che per quella terribile indicazione che viene dall’autopsia di abusi sessuali ripetuti sul bambino) ma che non ha abbandonato nessuna delle altre piste individuate dagli inquirenti: quella del cacciatore Orazio Fidone, l’uomo che sabato ha ritrovato il corpo di Loris nel canalone, e quella del «ragazzo più grande» notato più volte dai compagnetti di scuola mentre portava in giro Loris sul suo motorino.
Perché le immagini delle telecamere piazzate lungo il percorso non riprendono mai Loris in macchina mentre si vede chiaramente il fratellino più piccolo Diego? Un interrogativo che gli investigatori si sono posti nel delicato compito di riscontro del racconto fatto da Veronica Panarello e che rischia pericolosamente di inficiare l’attendibilità delle parole della giovane mamma. Perché, fino ad ora, le indagini sono partite proprio dal racconto di Veronica, dalla tempistica da lei dettata, dal luogo da lei indicato da cui Loris si sarebbe volatilizzato tanto che i cani molecolari a cui è stato fatto annusare il pigiamino del bambino, poi portati a scuola, non sono riusciti ad imboccare nessuna direzione. E però Loris non si vede. La telecamera posta in fondo a via Garibaldi mostra Veronica che sale in macchina e apre lo sportello posteriore al piccolo Diego ma non riesce a cogliere la presenza di Loris dall’altra parte dell’auto. E nessuna immagine della Polo nera di Veronica mostra il bambino seduto sul sedile anteriore dove lei dice che era seduto.
Dubbi che si propongono proprio mentre “voci” di paese, riportate da una donna che si è presentata due giorni fa in caserma, raccontano di una mamma, psicologicamente molto fragile sin da ragazzina tanto da aver tentato il suicidio tempo fa, poi in preda ad una depressione post-partum dopo la nascita del bimbo più piccolo, che — diversamente da quanto detto finora — più d’una volta avrebbe affidato i bambini a conoscenti pur di liberarsi qualche ora. Lei che, fidanzata con Davide da quando aveva 15 anni e rimasta incinta un anno dopo, si è ritrovata a vivere praticamente da sola con due figli mentre il marito andava su e giù per l’Italia con il suo camion.
Che le immagini di Loris dal momento in cui sarebbe uscito da casa (intorno alle 8.25) a quello in cui sarebbe arrivato a scuola (dieci minuti dopo) siano di grande importanza per gli inquirenti lo testimonia anche il nuovo appello del capo della squadra mobile Nino Ciavola: «Chiediamo aiuto alla popolazione: per noi è fondamentale in questo momento avere a disposizione tutte le immagini acquisite dai sistemi di videosorveglianza, che siano di abitazioni o di aziende pubbliche o private. È fondamentale cristallizzare ogni istante prima dell’omicidio ». Omicidio che ora l’autopsia fissa tra le 9.30 e le 10 del mattino, più o meno un’ora dopo la colazione, restringendo così di fatto il lasso di tempo in cui Loris è stato portato via e ucciso.
Dall’analisi di tabulati telefonici e soprattutto dall’incrocio dei numeri rilevati dalle celle della zona della scuola nell’orario in cui Loris avrebbe dovuto trovarsi lì e da quelle dalla zona del Mulino Vecchio nell’ora presumibile in cui il bambino è stato ucciso e gettato in fondo al canalone, dovrebbero arrivare nelle prossime ore indicazioni importantissime. Mentre con grande attenzione gli psicologi della polizia studiano i disegni e gli scritti di Loris consegnati dalle maestre nel tentativo di individuare eventuali “segni” di quegli abusi che restano sempre il movente più attendibile del delitto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA


LA STAMPA
FRANCESCO GRIGNETTI


Colpi di teatro a ripetizione, in questa brutta storia di Loris Andrea Stival. La giornata si apre con il ritrovamento in strada, davanti alla scuola del bimbo, e sotto l’occhio di una telecamera, di un paio di mutandine blu che potrebbero essere quelle sue o forse no. Era già un capitolo da chiarire: Loris portava un tipo preciso di mutandine quando è uscito al mattino, ma quando l’hanno trovato non le aveva più e per di più aveva i pantaloni slacciati. Segno che qualcuno l’aveva spogliato e poi rivestito malamente. Ora che spuntano nel centro del paese, ed è successo nella notte perché lunedì le mutandine lì non c’erano di sicuro, sembra la trama di un telefilm, con l’assassino che sfida gli investigatori.
La mamma interrogata
Ma la giornata si chiude a sorpresa con la convocazione della mamma di Loris in questura, a Ragusa, per «accertamenti urgenti».
La fanno sfilare davanti alle telecamere ormai appostate in permanenza in strada, lei, la giovane fragile minuscola Veronica e davvero non sembra la stessa donna che un’ora prima era andata al canalone dove è stato trovato il cadavere del figlio per portare un fiore. Gli inquirenti hanno deciso che Veronica Stival andava interrogata con urgenza perché alcune incongruenze andavano chiarite presto. Subito, anzi. Le mutandine sono quelle del figlio o no? Riconosce o no quella scritta, «Cool skater boy» e il disegnino di un cucciolo di lupo? Già, perché un conto è la folle mossa di un mitomane che cerca d’inserirsi in un’inchiesta, altro se il pedofilo omicida ha deciso di disfarsi del suo macabro «souvenir» e l’ha fatto nel modo più eclatante possibile. Ci vorranno due ore, ma sembra che la mamma non abbia riconosciuto l’indumento.
La corsa contro il tempo
Non hanno più tempo da perdere, il procuratore Carmelo Petralia e il sostituto Marco Rota. «Statisticamente parlando - spiegava ieri il procuratore - per questo genere di delitti il tempo d’individuazione dell’autore va dalle 72 alle 96 ore, dopo di che il tempo si dilata in modo consistente. Se si arriva all’individuazione di un elemento indiziario sufficientemente grave in questo termine di 3-4 giorni, c’è la possibilità di dire che il caso è risolto. Altrimenti...».
Siccome poi le indagini puntano sempre più sul contesto stretto che circonda gli Stival, su un viso che fosse familiare al piccolo, uno di cui il bimbo si fidava, è l’occasione di chiedere a Veronica una volta di più con chi avesse intimità suo figlio.
Conosceva il pedofilo
Lei all’inizio aveva parlato di «ragazzi più grandi» con cui Loris Andrea giocava spesso. Chi sono? E poi: in paese si comincia a raccontare che non fosse poi questa mamma così attenta e protettiva come s’è detto finora. Affidava forse il figlio a qualcuno? Un qualcuno che può avere tradito la sua fiducia, ma che se esiste è bene che venga fuori.
Si va consolidando infatti uno scenario sconvolgente: chi indaga è ormai convinto non soltanto del movente sessuale dietro il sequestro e l’omicidio del bambino (suffragato oltretutto dalla circostanza delle mutandine scomparse), ma che le molestie andassero avanti da tempo. E purtroppo è più di un sospetto atroce: il pedofilo che ha avvicinato il piccolo, e che sabato mattina l’ha ucciso, da tempo lo aveva circuito. Ci sono indizi inequivocabili.
Indizi e non prove certe, però.
I filmati da visionare
Le telecamere, per dire, finora sono state una delusione: il piccolo Loris continua ad essere un fantasma. Non lo ha visto nessuno la mattina che scomparve, continuano a non vederlo nemmeno ora che un squadra di investigatori passa in rassegna i video. Gli inquirenti hanno una montagna di materiale da visionare, calcolati in 4 Terabyte, pari a 1000 ore. E oltretutto sono filmati molto diversi per qualità. In paese ci sono almeno 40 telecamere, alcune modernissime, di buona definizione, e a colori, altre antiquate, in bianco e nero, con immagini sgranate, poco utili. Ci vorrà molta pazienza e molta fatica per visionare tutto questo materiale video, che potrebbe essere ancor più incrementato dopo che la procura ha fatto lanciare un appello a tutti, privati cittadini e società, affinchè le immagini di questi giorni siano conservate e messe a disposizione degli investigatori.
Da quei video gli investigatori speravano di tirare fuori la prova regina che sgombrasse il campo di tante false piste. Se non c’è ancora una pista privilegiata, c’è però da ieri un indagato. Il cacciatore Orazio Fidone, l’uomo che aveva trovato il corpo del bambino, dopo ben due interrogatori-fiume, una perquisizione in casa con sequestro di indumenti, e il sequestro di due auto, è finito sul registro degli indagati. Non tanto per il ritrovamento in casa sua di munizioni non dichiarate e di un residuato bellico, ma perché era indispensabile indagarlo nel momento in cui iniziavano gli accertamenti tecnici sui capelli rinvenuti nella sua macchina. «Un atto dovuto», è stato spiegato. Che però mette il cacciatore in cattiva luce in paese. E come lui, tutti quelli che finiscono convocati in questura. Si rischia di passare per presunti colpevoli.


«È stato strangolato
fra le 10 e le 10,30
di sabato mattina»
Sarebbe morto tra le 10 e le 10,30 di sabato Loris Stival. Il bambino di 8 anni sarebbe stato strangolato con le mani attorno al collo e subito dopo gettato nel canalone di contrada Mulino Vecchio dove il corpo è stato recuperato alle 17 dello stesso giorno. È quanto accertato dal lavoro del medico legale Giuseppe Iuvara incaricato dalla Procura di Ragusa di eseguire l’autopsia, dopo sopralluoghi sul posto e esami in studio.



Gli inquirenti e l’ostacolo dell’omertà
“Chi sa qualcosa ora deve parlare”
“Arrivano poche segnalazioni”. Tensione fra la famiglia e i giornalisti

Fabio Albanese

Per la terza volta in tre giorni, gli investigatori sono dovuti andare in tv ad esortare la popolazione di Santa Croce Camerina a collaborare. Una richiesta pressante perché fino a ieri le segnalazioni ricevute sul piccolo Loris, sui suoi spostamenti nelle ultime ore di vita, su situazioni sospette, erano state poche. Lo stesso capo della procura di Ragusa, Carmelo Petralia, lo aveva sottolineato lunedì, «stupito» della mancata reazione; ieri lo ha ripetuto il capo della Mobile, Nino Ciavola: «Chiediamo aiuto alla popolazione - ha detto - perché acquisisca e ci faccia avere ogni immagine ripresa da telecamere di cittadini, enti pubblici, privati, per noi fondamentali per cristallizzare quei momenti, prima che vengano sovrascritte».
Già da sabato polizia e carabinieri hanno cominciato a setacciare le immagini delle 21 telecamere della rete cittadina, a partire da quelle davanti alla scuola di Loris, ma evidentemente non bastano; la Polizia scientifica ha fatto sapere che qualcosa li dentro c’è, si vedrebbe la madre e il figlio di 4 anni ma non Loris. Quasi a voler smentire la velata accusa di omertà che sta cadendo su Santa Croce Camerina, un paese piccolo dove dunque tutti si conoscono, poco dopo l’appello televisivo del capo della Mobile, nella stazione dei carabinieri si sono presentati tre ragazzi che dicono di aver visto un’auto bianca nel luogo del ritrovamento del corpo del bambino.
In paese la massiccia presenza delle forze dell’ordine, e soprattutto dei media, ha creato più di un problema a una popolazione non abituata a questa enorme sovraesposizione, con gesti di intemperanza e palese fastidio per le domande dei giornalisti ma anche per la sorte toccata a Fidone, l’uomo che ha trovato il corpo di Loris e che adesso si trova indagato. «Ma io non credo che il mio sia un paese omertoso - dice il sindaco, Franca Iurato - se in pochi parlano è perché non hanno visto nulla e non sanno cosa dire. Faccio mio l’invito delle forze dell’ordine, chi ha visto parli, se ritiene lo dica a me è sarò io a riferirlo».
In questo clima teso, è in via Garibaldi, sotto casa della famiglia del bambino, che la situazione si è fatta pesante. Le tv stazionano davanti all’ingresso di casa, suscitando l’ira degli Stival. Ne hanno fatto le spese, solo ieri, due troupe Mediaset. In mattinata hanno dovuto schivare un vaso di fiori lanciato dal terzo piano e al pomeriggio la scena si è ripetuta con un barattolo in vetro di conserva di pomodoro. Il nonno del bambino, Andrea Stival, ha cacciato in malo modo un’altra troupe dall’emporio di fronte a casa e poi a una agenzia ha dettato una dichiarazione «anche a nome di mio figlio e di mia nuora» con cui chiede alla stampa di allentare la pressione: «Vi chiediamo di rispettare il nostro profondo ed enorme dolore...». Nel pomeriggio i genitori di Loris hanno ricevuto l’ennesima visita degli investigatori e poi hanno lasciato casa, anche se in serata la mamma è stata riconvocata in questura a Ragusa.
Anche a scuola di Loris, l’elementare “Falcone e Borsellino”, il clima non è sereno. Ieri mattina, sulla cancellata esterna sono comparsi un enorme lenzuolo bianco con la scritta «Sia fatta giustizia per il piccolo Loris» e, accanto, una maglia da basket con disegnato un cuore e la scritta «Per Andrea». Un modo per esibire senza equivoci la posizione di genitori e operatori della scuola senza doverlo ripetere a microfoni e taccuini. La preside, Giovanna Campo, nel pomeriggio ha incontrato prima gli insegnanti e poi le famiglie per cercare di trovare, con gli assistenti sociali, la strada per un rapido ritorno alla normalità: «Da soli non ce la possiamo fare - ammette - siamo impreparati a gestire eventi così». La preside ha anche detto di aver consegnato alla polizia, e alla mamma, i disegni e i pensierini che i compagni di classe di Loris hanno scritto lunedì, al loro rientro a scuola. Consegnato pure il registro di classe che prova come Loris si sia assentato solo due giorni.

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Un video risolutivo, pescato in un oceano di filmati. Sono le 8 e un quarto. Veronica Panarello, 25 anni, la madre del piccolo Loris Andrea Stival, esce di casa con i due figli. Ma solo il più piccolo, quattro anni, entra in auto. Il maggiore, il bimbo che di anni ne aveva otto e che di lì a poco verrà trovato morto, torna indietro verso casa. La telecamera lo inquadra mentre si allontana dall’auto ed esce di scena. La madre mette in moto e parte soltanto col più piccolo. «Lui e la mamma hanno discusso», rivelano fonti investigative, probabilmente deducendo il dato proprio dal filmato. Le immagini, dunque, striderebbero con la ricostruzione finora fornita dalla donna che ha sempre detto di aver lasciato il figlio maggiore vicino alla scuola. La madre di Loris è stata interrogata per tre ore in questura nella serata di martedì - come persona informata dei fatti - e mercoledì pomeriggio la sua casa è stata perquisita dalla sezione scientifica della polizia e dai carabinieri. Tra gli uomini entrati nell’appartamento c’erano anche il capo della squadra mobile Nino Ciavola e il capitano dei carabinieri Domenico Spadaro. La perquisizione è stata disposta dalla procura di Ragusa - che indaga per sequestro di persona e omicidio volontario - a causa di alcune incongruenze che sarebbero emerse nelle dichiarazioni della madre del piccolo che al momento non è iscritta nel registro degli indagati.
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Ragusa, la morte di Loris, le indagini e il ritrovamento del corpo
Quattro terabyte di dati video
I frame del video in cui Loris va via, individuati dai carabinieri, potrebbero essere cruciali per chiarire il giallo del «bambino invisibile», del fatto cioè che Loris Andrea non appare mai nei video che riprendono l’auto della madre con il figlio piccolo a bordo per la strade di Santa Croce Camerina. Gli uomini dell’Arma affiancati dagli specialisti del Ros con gli investigatori della Squadra Mobile di Ragusa e dello Sco inviati qui da Roma, negli ultimi giorni hanno analizzato al microscopio l’enorme quantità di dati video, si parla di immagini per 4 terabyte. E alla fine hanno trovato una ulteriore conferma ai dubbi espressi finora da più di una fonte investigativa sulla versione della donna. Veronica ha sempre detto di aver accompagnato il figlio Loris Andrea fino ad un incrocio vicino alla scuola. Ha spiegato di essersi fermata nei pressi della guardia medica, e di aver atteso qualche istante che il bambino si avviasse verso la vicina scuola elementare prima di accompagnare l’altro bambino in una ludoteca.
La contraddizione
L’incongruenza diventa una contraddizione. La madre di Loris è stata sentita in questura ancora una volta nella tarda serata di martedì, solo come persona informata dei fatti. Avrebbe fatto chiarezza su un altro dei tanti misteri di questa vicenda: le mutandine da maschietto, blu e con un disegno bianco e rosso, trovate a due passi dalla scuola, non appartenevano a suo figlio.
Riascoltata una vigilessa
C’è anche un altra voce che può aiutare a fare chiarezza sul mistero del «bimbo invisibile»: si tratta di una vigilessa del comune di Santa Croce Camerina, che era in servizio davanti la scuola elementare del paese il giorno in cui è scomparso Loris. Mercoledì la donna è stata nuovamente sentita dagli inquirenti e dagli investigatori che indagano sulla morte del piccolo. Avrebbe infatti visto quella mattina la Polo nera con a bordo la madre di Loris, ma non si ricorderebbe del bambino. Un elemento questo, sottolineano gli investigatori, che non sta a significare con certezza che il piccolo non fosse nell’automobile. Ma che si aggiunge ai tanti dubbi sulla vicenda. Come quello legato al perché, accortasi che il figlio non era fuori da scuola, quel sabato la mamma di Loris si sia rivolta prima ai vigili e non alle maestre, come sarebbe stato forse più naturale.
Piano per la sicurezza
Mercoledì mattina in prefettura a Ragusa si sono incontrati il questore, i comandanti provinciali di Guardia di Finanza e Carabinieri, con il sindaco di Santa Croce Franca Iurato e con la dirigente scolastica Giovanna Campo. Coordinava il prefetto Vardè: «Si tratta di un incontro simile a molti altri di questo tipo – ha spiegato – in questo caso parliamo del patto per la sicurezza di Santa Croce, un progetto che va avanti dall’inizio dell’anno». Un piano speciale finanziato dai fondi Por, avviato nel gennaio di quest’anno ed entrato nel vivo solo alcuni mesi fa, quando in paese sono state attivate ben 41 telecamere. Una delle quali sabato mattina avrebbe ripreso la mamma e i suoi due bambini. Poi, mentre lei si allontanava, Loris è tornato solo verso casa. Scomparendo per alcune ore prima di riapparire privo di vita in un canale di scolo a due passi da un vecchio mulino.